Capitolo 1 - La Sorella Che Non Ho Mai Conosciuto

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Mohari POV

- Perché non me l'hai mai detto? - chiedo.
- Non ne ero a conoscenza.
- Avresti potuto dirmelo prima. Avrei provato a sistemare la mia stanza.
- Lo saputo solo ieri.
- Ma perché c'è ne dobbiamo prendere cura noi?
- Sono pur sempre suo padre.
- Certo che era stupida.
- È pur sempre tua madre. Non l'ha offendere così.
- Dopo averci abbandonato così? - dico alzando il tono.
- Speriamo ne sia uscito qualcosa di buono. Non so cosa penserà tua sorella di noi. Per lei sarà un cambiamento così grande.
- Sai come è fatta?
- Mi ha mandato una foto. Sfortunatamente però sono in ritardo per il lavoro.
- Ancora? Anche in un giorno così?
- Non sono io che decido - risponde.
- Sono comunque 7 mesi. Come ha fatto a nascordertela? - chiedo.
- Tua madre era una di loro. Non è difficile pensare che abbia avuto un parto accelerato come è stato il tuo in 7 mesi. Io sono stato anche per un periodo del genere al lavoro.
- Vuoi che vada da solo?
- Sei sicuro?
- Si non sono mica un bambino.
- Va bene. Allora vai al Kamiya Bar. Penso la riconoscerai subito. Una ragazza con dei capelli biondi e occhi azzurri - dice aprendo la porta di casa.
- Oi... - dico vedendolo fermarsi.
- Mi devi chiedere qualcosa?
- Non sapevo che Elena fosse occidentale.
- Tua madre era una donna speciale, ma alla fine avrà pensato più a sua figlia e quindi la portata dai suoi genitori. Con te è stato diverso, sapeva che se sarebbe scappata con te l'avrei trovata. Avete la differenza di 1 anno. Vedi di trattare bene tua sorella.
- Certo, certo - rispondo.
- Ancora in nero? - mi dice - Sei incoreggibile. Allora vado, forse riesco a raggiungervi.
- Vado anche io, è sempre meglio arrivare in anticipo - dico chiudendo la porta.

Al bar.

Una sorella. Penso sia una delle tante esperienze che mi mancava. Spero non ha preso le abitudini della madre.
Entrando nel bar la prima cosa che si può vedere è lei. Si chiama Masuri Osaka a quanto pare. È alta più o meno 1 metro e 58. Porta lo stesso nome della nostra famiglia. Il motivo per cui deve venire ad abitare con me e mio padre, Matsuko Osaka è per la morte di Elena, nostra madre. Il corpo non è stato trovato, ma il sangue nella sua casa si a quanto pare. A decidere se continuare a cercarla o confermare la sua morte è stata lei.

Mi siedo davanti a lei

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Mi siedo davanti a lei. Non dico una parola per circa 5 minuti, fin quando non decido di rompere il silenzio.

- Ti piace l'inverno? - le chiedo.

Questa domanda mi sorge spontanea dato che guarda da quando sono entrato se non prima la neve che cade nella notte.

- Si - risponde - È la mia stagione preferita. Come mai lo chiedi?
- Sei te Masuri Osaka, corretto?
- Si. Tu sei mio padre biologico? - chiede - Mi sembri un po troppo giovane però.
- No. La persona di cui stai parlando è Matsuko Osaka. Io sono suo figlio, Mohari Osaka, nonché tuo fratello.
- Quindi ho un fratello...
- Quindi Elena stava nascondendo anche a te certe cose - dico ormai senza stupirmi.
- Volete ordinare qualcosa? - chiede una cameriera - Fattevelo dire, siete proprio carini insieme.
- Io e lei?
- Ha frainteso tutto! - dice lei arrossendo - Sono sua sorella magio...
- Minore - dico interrompendola.
- Anno di nascita - mi chiede.
- 2005
- 2004
- Psh... - dico come risposta.
- 1 a 0 - dice.
- Allora? - chiede la cameriera.
- Per ora io prendo un caffè - rispondo.
- Va bene.
- Sei molto simpatico - mi dice.
- Non credo. La gente mi definisce in tanti modi, ma simpatico e vari sinonimi mi mancavano.
- Come mai?
- Vedi... In quella scuola nessuno mi sopporta. E non posso biasimarli. Per loro uno con una madre mutante equivale a un parassita. Ma per me la maggiorita la sono i veri parassiti. Snob a cui se non assomigli sei come un animale.
- Capisco... Da me non ci sono mai stati questi problemi. Non sono una asociale. In questo senso penso siamo come le 2 facce di una moneta. Hai qualche potere insomma?
- Neanche uno. Ma, sai, mi va bene così. Non provo invidia per chi ha i poteri. Mi basta rispettare il mio codice morale.
- Potrei saperlo - mi chiede diventando sempre più curiosa.
- Un avversario ormai sconfitto non deve essere ucciso. Me la insegnato mio padre. Se lo lasci in vita è un umiliazione per un combattente, è lo aspetto un destino peggiore della morte. Tu hai qualche potere?
- Neanche io.

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