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Cammino trascinando un piede dietro l'altro, stanca, con lo zaino sulle spalle e dei progetti ingombranti sotto il braccio. Sì, ho perso il bus. Sono sempre stata piuttosto sbadata per quanto riguarda queste cose: perdo bus, vado nella direzione opposta, salgo su quello sbagliato. Non sono abituata a muovermi in una città così grande, ho passato tutta la mia infanzia e adolescenza in un piccolo paesino di montagna, per il quale si girava in motorino o bicicletta. Ora mi toccano venticinque minuti di strada sotto questo sole cocente e non potrei essere più nervosa.

Vedo con la coda dell'occhio una macchina che accosta sulla mia sinistra, ma continuo a camminare, facendo finta di non accorgermene. Il finestrino si abbassa, e sento una voce familiare chiamarmi. Mi volto, per riconoscerne il proprietario, trovandomi faccia a faccia con Cesare e il suo bellissimo sorriso; le mie ginocchia sembrano non sostenere più il peso del mio corpo improvvisamente.

Bellissimo sorriso? Cosa?

Scuoto rapidamente la testa come per scacciare quell'aggettivo di testa e lo guardo interrogativa.
"Ciao Cesare! Che ci fai qui?" Indico con il dito indice la mia università poco distante.

"Stavamo andando in studio io, Tonno e Nelson, ti abbiamo avvistata mentre emanavi energia negativa a chilometri di distanza. Hai perso il bus?" Annuisco, allo stesso tempo imbarazzata e divertita; ride, e io con lui. "Vuoi un passaggio?"

"Beh, se andate in studio, mi aggiungo, mi fareste davvero un piacere!"

Salgo in macchina, salutando gli altri ragazzi.

"Che progetti avete per oggi, piccole teste matte?" Chiedo, curiosa, facendo saltellare nervosamente la gamba destra.

Tonno, che guida, mi guarda dallo specchietto retrovisore, mentre mi spiega il video che stanno andando a registrare.

"E' il primo video della nuova stagione, quindi siamo particolarmente freschi e carichi. Sarà un Tonno Karaoke, ma non ti svelo altro, non voglio rovinarti la sorpresa."

Cesare, seduto nel posto davanti a me, ride ogni tanto ai commenti di Nelson, buttando la testa all'indietro e strizzando gli occhi. Ha una risata davvero sguaiata, un po' acuta ma nonostante ciò estremamente contagiosa. Mi trovo a sorridere solo nell'ascoltarla.

Li osservo ridere e scherzare, si vede che sono amici da anni, hanno una connessione profonda ed evidente a tutti. Ho notato, da quel poco che li conosco, che hanno questo rapporto molto stretto e protettivo anche nei confronti di Nicolas, mentre Dario e Frank sono più indipendenti gli uni dagli altri.

Pochi minuti dopo, Tonno parcheggia davanti alla palazzina che ospita il loro studio e il mio appartamento. Scendo dalla macchina, portando con me i progetti e lo zaino, mentre racconto della mia giornata in università. Racconto dell'oca che mi ha fatto andare su tutte le furie, per aver fatto commenti poco carini su alcuni compagni di corso, del professore più annoiato di tutti gli studenti messi insieme e dell'unica ragazza, Gloria, che ad ora posso considerare mia amica.

"Cosa fai ora?" Mi chiede Nelson, aggiustandosi gli occhiali sul naso. E' un gesto che ripete molto frequentemente.

"Penso di finire un progetto che ho iniziato sul pc.. però mi serve internet, e non ho ancora chiamato per fare l'abbonamento." Sbuffo. "Lo farò domani in facoltà, poco cambia." Alzo le spalle, sistemandomi lo zaino e aprendo il portoncino che dà sulle scale interne.

"Vieni giù da noi, abbiamo la connessione piuttosto veloce!" Mi propone Cesare, guardandomi incerto.

"Se non vi da fastidio, mi metto in un angolino e sto in silenzio." Prometto, guadagnando una risata dai tre. Li seguo, saluto Frank, Dario e Nic, già pronti a registrare e mi sistemo su una sedia, estraendo il pc dallo zaino e cominciando a lavorare sul progetto salvato.

Mentre registrano, ridono, si prendono a sberle, cantano, urlano, fanno commenti volgari, e io non posso che essere contagiata dalla loro allegria. Di tanto in tanto alzo lo sguardo dalla mia postazione improvvisata ed osservo Cesare parlare, dire cose senza senso e scoppiare a ridere; mi sento attratta da lui in un modo mai sperimentato prima.

Ma è possibile? Lo conosco da pochi giorni. Eppure è davvero affascinante: i suoi occhi verdi, i capelli un po' spettinati, la barba di qualche giorno, i baffi più folti, un sorriso raggiante e uno sguardo furbo.

Cerco di reprimere i miei pensieri e istinti re-immergendomi nel lavoro, confrontando i modelli cartacei con la versione 3D che ho davanti. Sono talmente concentrata che non mi accorgo della fine della registrazione del video.

"Stai a cena Bea?" Mi chiede Dario, ma io scuoto la testa, rifiutando con un sorriso gentile.

"No, grazie, vado su a casa e poi vado a letto presto, che domani vado a lavorare qualche ora prima di andare in università! Mangerò solo un po' di frutta."

"Dove lavori?" Mi chiede interessato Frank, il più grande e saggio dei sei. "In un negozio di strumenti musicali e dischi, qualche ora alla settimana per pagarmi l'affitto." Affermo, soddisfatta.

Vedo Cesare guardarmi con le sopracciglia corrugate, ma decido di non indagare ulteriormente. Saluto il gruppo, che ricambia in coro e salgo in casa, andando subito a letto dopo aver cenato rapidamente.

-

"Buongiorno Carla!" Saluto sorridente l'anziana signora seduta dietro alla cassa, che ricambia entusiasta. "Vieni, cara, ti faccio conoscere mio nipote. E' dietro, in magazzino, a sistemare i nuovi arrivi."

La seguo curiosa, entrando in un grande ripostiglio, zeppo di vinili, cd, e strumenti di ogni genere.

"Ciao, Beatrice, giusto?" Mi volto di scatto, trovandomi di fronte ad un bellissimo ragazzo, con i capelli scuri e gli occhi azzurri.

"Si, sono io, piacere!" Sorrido, salutandolo con una stretta di mano piuttosto impacciata e imbarazzata. "Mi chiamo Federico, piacere di conoscerti."

Dopo una breve conversazione di circostanza, mi sento più a mio agio. Ha la mia età, è molto simpatico, sveglio e, non posso tralasciare questo dettaglio, molto carino.

Passiamo la mattinata a spostare scatoloni, esporre i CD e vinili appena arrivati; mi spiega le caratteristiche base delle chitarre esposte, in modo da sapere fornire delle informazioni ai possibili acquirenti. Lo ascolto distrattamente, annuendo di tanto e perdendomi a volte a guardarlo, per osservare come gesticola con le mani mentre parla e sentire il suo accento divertente. "Tutto chiaro?"

"Si certo, grazie mille! Penso di essere pronta." Cerco di dire nel modo più convincente possibile, mascherando eccellentemente il fatto di essermi persa a guardarlo negli ultimi cinque minuti. Sento il campanile, non molto lontano, suonare, ad indicare mezzogiorno. Mi guardo intorno, prendendo il mio zaino e caricandomelo sulle spalle, prima di incamminarmi verso l'uscita.

"Fede, io vado perché ho lezione tra mezz'ora, hai ancora bisogno?" Lui scuote la testa, raggiungendomi e guardandomi dall'alto a causa della differenza d'altezza. "Vuoi un passaggio?"

"No, tranquillo, ho comprato una bicicletta per fare un po' di sano movimento! Buona giornata, salutami Carla!"

"Buona giornata a te, vedi di non uccidere nessuno mentre sfrecci!" Mi prende in giro, e sento il mio cuore fare una piroetta. Gli faccio la linguaccia ed esco di fretta dal negozio, montando sul mio mezzo parcheggiato davanti ai portici. La domanda che mi ronza nella mente è solo una, ma le facce che ho impresse sono due.

In cosa mi sto cacciando?

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Ciao a tutti! Grazie per aver letto questo capitolo!

Volevo specificare che mi sono, e mi permetterò di modificare leggermente alcuni fatti rispetto alla realtà, quindi relazioni/persone/passato potrebbero non coincidere con la vita reale dei ragazzi di Space Valley.
A presto!

Bugia bianca - Cesare CantelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora