Sean quella mattina si svegliò di soprassalto, come se avesse avvertito la presenza di qualcuno nella sua camera da letto. Si guardò intorno ma non vide nessuno, quindi alzò gli occhi al cielo e si rimise sotto le calde coperte.
Si rigirò nel letto, sbuffando, e quando trovò la posizione più comoda e confortevole sospirò, sollevato. Questo sollievo, però, svanì quasi subito perché, come un gallo all'alba canta sempre puntuale, la sua sveglia squillò appena le otto in punto scattarono.
Sceso dal letto, imprecò qua e là e, una volta uscito dalla sua stanza, percorse le scale per andare in cucina e fare una buona colazione. Mangiò, si vestì e uscì di casa, tutto pronto per saltare di nuovo la scuola.Era ormai una settimana che Sean non si presentava a scuola. Andava, invece, a trovare il suo migliore amico, Brad, che lavorava in un bar poco lontano da casa sua. Lì, pensava Sean, si sentiva molto meglio, era più rilassato e non doveva sopportare tutto lo stress che la scuola e i professori gli caricavano ogni giorno sulle spalle.
Sean si sentiva tranquillo, non faceva niente di male, prendeva una birra qualche volta e si faceva due risate.Quella mattina però, fu meno fortunato del solito: la scuola, a causa delle tante assenze, aveva chiamato suo papà, un poliziotto. Appena entrato nel bar, Sean salutò tutti con un cenno del mento, sorrise qua e là alle giovani donne presenti, e poi si sedette al suo solito sgabello. Ordinò una soda, che arrivò subito, ma appena iniziò a gustarne il sapore dolce, una mano gli si posò sulla spalla destra. Appoggiò la soda, e con ancora un sorriso ebete stampato sul volto si girò verso il proprietario di quella mano.
Era suo padre.
Il suo sorriso lentamente calò e fu sostituito da un'espressione sorpresa e rassegnata, quindi si guardò intorno e poi, con tono falsamente contento, disse: — Ciao papà! Come va? Tutto bene? Una soda?
Gli offrì la lattina con falso altruismo, ma, non stando al gioco, suo padre disse: — Muoviti, dobbiamo parlare.
Suo padre era un uomo buono, era sempre gentile con tutti, ma aveva quel giusto di severità che dedicava sempre al figlio.
L'uomo pagò la soda, e poi uscì insieme a Sean dal bar.
Trovato un muro su cui appoggiarsi, Sean incrociò le braccia e si preparò mentalmente alla ramanzina.
— Quindi? — suo padre lo guardava con le sopracciglia alzate, con tono interrogativo.
— Quindi cosa? Non ho intenzione di perdere tempo papà, Brad mi aspetta. Sai, in questi giorni abbiamo trovato un nuovo gioco per la xbox e.. — suo padre non gli fece finire la frase, sapeva che Sean era solito ad usare l'ironia e la sfacciataggine per nascondere le cose. Non sopportava questo suo comportamento, venuto a galla dopo la morte della madre.
— Smettila Sean, davvero. Se mi spieghi perché non sei andato a scuola in questi giorni, ti lascio andare. Però la spiegazione deve soddisfarmi, okay?
— Non c'è nessuna spiegazione, papà.
Detto questo si era già stufato della appena nata conversazione, per cui ignorò le parole del padre e si allontanò, non curandosi delle urla che gli dicevano di tornare indietro.Qualche ora dopo, il padre di Sean aveva iniziato il suo turno, e lui ne aveva approfittato per invitare Brad a casa sua. Stavano giocando ai video games, ingnari del tempo che passava e allegri come dei bambini.
Sean conobbe Brad solo pochi anni prima, due, per la precisione.
Quel giorno Sean aveva deciso di saltare la scuola - era un hobby - e girovagando qua e là si era ritrovato nel bar del padre di Brad.
Non avendo ancora l'età per entrare da solo in un bar, il padre di Brad gli aveva domandato dove fossero i suoi genitori e perché non fosse a scuola. Allora Brad, che era rimasto in disparte, aveva deciso di coprire Sean e aveva detto a suo padre di essere un sio amico, e che quel giorno le lezioni erano state sospese a causa della mancanza di un professore. Da quel momento, Sean fu grato al suo nuovo amico e quindi, contento di avere qualcuno con cui chiaccherare, aveva cominciato ad andare al bar ogni giorno.
Brad aveva smesso di andare a scuola dopo il primo anno di liceo. I suoi genitori iniziarono ad istruirlo a casa, in modo tale che potesse aiutare al bar.
Lui e Sean si vedevano più o meno tutti i giorni, e tra loro si era stretto un forte legame.— Ah! Battuto! E ancora! Sei proprio scarso lo sai, dovresti ritirarti. — Sean guardò con fare superiore Brad e poi iniziò ad imitare una persona d'alta borghesia, lo faceva spesso.
— Ma smettila! Lo sanno tutti che ti faccio vincere di proposito perché altrimenti ti metteresti a piangere!
Brad imitò un bambino che piange e poi scoppiò a ridere, così come Sean.
Si buttarono sul letto ed iniziarono a tirarsi pugni e a spingersi, il tutto continuando a ridere e ad insultarsi.
Quando furono sfiniti, si accasciarono sul letto uno di fianco all'altro, sorridendo.
— Fai schifo a tirare i pugni.
— Tu fai schifo! — Sean si mise su di un fianco, rivolto verso Brad, anche lui sul fianco.
Per qualche secondo si guardarono negli occhi, silenziosi.
— Sembra quasi che ci stiamo per baciare.
Sean rise leggermente, sempre guardando Brad negli occhi.
Quest'ultimo rise a sua volta, e poi si avvicinò all'amico.
In quell'istante, Sean capì che avrebbe saltato mesi interi di scuola per stare con il suo unico amico Brad.
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Houston
Fiction générale"Tutto scorreva velocemente intorno a quella scena straziante. [...] Quella fu la prima e l'ultima volta che Sean vide il padre piangere. La prima e l'ultima."