CAPITOLO III

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— Siamo davvero spiacenti ma sua moglie ha un tumore gastrico.
È un tumore allo stomaco, dovuto ad un batterio. Le aspettative di vita sono.. — 
Tutto intorno al padre di Sean iniziò a fischiare. Non sentiva più le parole del dottore davanti a lui, ma solamente dei rimbombi distanti e sfocati. 
Si guardava intorno con fare confuso, aveva la fronte sudata e le sopracciglia aggrottate. La vista gli si offuscò, e per questo motivo provò a concentrarsi su un particolare: le sue mani. 
La prima cosa che vide, però, era la fede. Quel semplice anello dorato che lo legava all'amore della sua vita. Quella donna stupenda, quella donna che conosceva dal liceo, con la quale aveva passato più della metà della sua vita. Quella stessa donna, che a detta del dottore poteva ancora vivere solo pochi anni. 
Non capiva come potesse essere successo. Aveva sentito dire dai medici che il tumore allo stomaco era raro nelle donne, e soprattutto era raro a quarant'anni. 
Si sentì colpire da tutta la disgrazia che era riuscito ad evitare durante il resto della sua vita. Sulle spalle si sentì un  forte peso che lo soffocava, che lo faceva cadere. E cadde. 
Quando sì risvegliò era su un lettino dell'ospedale, l'ospedale dove sua moglie aveva appena effettuato un controllo, che poi aveva rivelato un tumore. 
Si alzò immediatamente e corse fuori dalla stanza, ignorando i vari dottori e le varie infermiere che gli chiedevano di riposare. 
Corse nella sala d'aspetto, dove si trovava Sean. Preoccupato, esaminò la stanza, fino a quando non riuscì a trovare il suo bambino in un angolo che leggeva un fumetto.
Rilassò il volto e respirò per tranquillizzarsi. Andò da suo figlio e gli prese la mano. 
— Dov'è la mamma? — Sean mise a posto il fumetto e guardò il padre negli occhi.
— Che ne dici di aspettare qua, okay? Vado a vedere come sta la mamma e torno, ci stai? — gli sorrise, sperando di mostrargli tutto l'amore che provava per lui. 
Sean fece "sì" con la testa, e così tornò a leggere il fumetto.

La madre di Sean si rifiutava di prendere i farmaci e di andare in ospedale a curarsi. Dopo aver scoperto la gravità del tumore, si era arresa. I dottori dicevano che le aspettative vita erano molto basse, solo il 10% delle possibilità dicevano che avrebbe superato altri 5 anni di vita. 
Lei avrebbe voluto vedere crescere il suo bambino, che amava più di ogni cosa al mondo. Il solo pensiero di lasciarlo le provocava un dolore al cuore ancor più forte di quello allo stomaco. 
Non ascoltava suo marito, che la pregava di farsi curare, perché non voleva essere ricordata da lui e da suo figlio come una donna divorata dai farmaci e dalla chemio-terapia. Preferiva vivere quegli anni che le rimanevano a casa sua, con i due uomini della sua vita. 

Qualche tempo dopo, il padre di Sean era riuscito a convincere la moglie a prendere i farmaci, per alleviare il dolore. 
Però, nei mesi successivi, la situazione era peggiorata. A causa delle troppe pillole e dello stress, la madre di Sean era entrata in depressione. 
La vita in casa era diventata difficile. Sean cresceva e capiva sempre di più la situazione, faceva del suo meglio per supportare sia il padre che la madre.
Suo papà si era preso una pausa dal lavoro, per dedicarsi completamente alla moglie. 
E così, per un anno vissero nella malinconia e nella speranza che un miracolo facesse scomparire quel tumore. 

Poco tempo dopo i sette anni di Sean, il padre ricominciò a lavorare. 
La moglie stava ancora male, ma diceva di potersela cavare da sola, così lui non si oppose. 
Un giorno fu chiamato per un'emergenza per cui uscì di casa in tutta fretta. 
Tornato qualche ora dopo, aveva notato il silenzio tombale e quindi aveva iniziato a preoccuparsi. Sean era a casa da scuola, di questo ne era certo, ma non lo trovava da nessuna parte. Salì al piano di sopra ed entrò nella camera da letto, dove la moglie e il figlio dormivano insieme accoccolati sotto le coperte. 
Si rilassò e sorrise, vedendo quella scena così tranquilla e dolce. 
Si avvicinò al letto e si sedette sul bordo. Accarezzò il volto della moglie e poi notò che Sean era sveglio. 
— Hey, come va? — gli sorrise e lo baciò sulla fronte. 
— La mamma dorme, ha preso le pastiglie e si è addormentata profondamente. 
Il padre allora guardò sul comodino e notò che i flaconi arancioni delle pillole erano vuoti. 
Il suo sguardo in un lampo tramutò in un'espressione di completo terrore, il battito gli era aumentato notevolmente. 
Rovesciò i barattoli e disordinò l'intero comodino, facendo cadere qua e là collanine e monetine. 
Allora prese tra le braccia la moglie e cercò il battito. Niente. 
Avvicinò l'orecchio alle labbra ancora rosse e carnose della sua amata. Niente. 

Tutto scorreva velocemente intorno a quella scena straziante. 
Sean guardava il padre. Lui stava tenendo tra le mani la sua mamma, piangendo. 
Piangeva ed urlava, e di tanto in tanto baciava la donna ormai senza vita. 
Quella fu la prima e l'ultima volta che Sean vide il padre piangere.
La prima e l'ultima.

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