CAPITOLO IV

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Il sole era ormai alto nel cielo quando Sean e Brad smisero di giocare ad un survival-game nella soffitta del locale del padre di Brad.
Essendo stati chiusi dentro quasi tutta la giornata, non si erani resti conto che ormai era tardo pomeriggio.
Si accasciarono uno di fronte all'altro sopra ad alcune poltrone colorate, sfiniti e soddisfatti. 
— Il settimo livello era tosto, vero? 
Sean sorrise e bevve un pò d'acqua. 
— Se quello per te era tosto, aspetta quando arriveremo più avanti. 
Bevve anche lui dal suo bicchiere e rise.
Per loro era ormai un rito trovarsi la domenica mattina al locale e stare tutta la giornata - a volte anche fino a tarda notte - a superare livelli su livelli di un qualche nuovo gioco. 
A Sean facevano male gli occhi, era stato tutto il tempo attaccato allo schermo ed ora provava un certo fastidio. Si guardò intorno per abituarsi alla realtà e si fermò con lo sguardo quando incontrò quello di Brad. 
Da qualche tempo ormai, i momenti di silenzio imbarazzante erano all'ordine del giorno e nessuno dei due ragazzi sapeva come evitarli. Semplicemente ci scherzavano sopra, anche se Sean si sentiva a disagio. 
Provava un certo formicolio alla pancia, e temeva che fossero le cosiddette "farfalle allo stomaco". Non voleva che Brad gli piacesse "in quel modo".
Si sentiva strano e aveva paura di rovinare l'amicizia tra loro, per questo motivo evitava di pensarci e sparava qualche battutaccia per rompere il silenzio. In quel momento si chiese se anche il suo amico provasse quelle strane emozioni, così gli fece una domanda ironicamente seria: 
- Ti viene mai voglia di baciarmi? 
Lo guardò con un sorriso sbilenco in faccia. 
- Che cosa dici, idiota? - Brad scoppiò a ridere ma, vedendo che Sean non stava ridendo, si fermò. 
Fece per parlare ma non disse nulla, allora chiuse gli occhi e lentamente si avvicinò all'amico che spalancò gli occhi dallo stupore.
In quel momento, quando i loro volti erano a pochi centimetri di distanza, qualcuno bussò alla porta della mansarda. 
Con estrema rapidità si allontanarono l'uno dall'altro, e Brad andò a vedere chi potesse essere. Nel frattempo, Sean bevve dell'acqua per poi schiarirsi la gola. 
— Che c'è Trevor? 
Sean non sentì molto bene cosa il fratello di Brad gli avesse risposto ma riuscì a scorgere solamente "di sotto".
L'amico chiuse la porta e lentamente disse: 
— Devo andare un attimo di sotto, torno subito. 
Gli accennò un sorriso e poi uscì dalla stanza, lasciando la porta aperta. 
Sean non riuscì a contenere la curiosità, quindi molto silenziosamente scese le scalette che collegavano la piccola soffitta al piano abitato del locale. Scese ancora e sbucò nell'area principale, quella del bar. 
Restò nascosto nel buio mentre osservava le spalle larghe di Brad, il quale stava chiaramente discutendo con qualcuno. 
Sean non riusciva a capire con chi stesse avendo quella discussione, perché  copriva l'altra persona. 
Allora si sporse, e dal braccio dell'amico scorse dei capelli arruffati, rossi. 
Ne rimase sopreso, ma allo stesso tempo estremamente intrigato. 
Ancora quella ragazza, pensò.
Volle sapere all'istante chi fosse quella ragazza dagli occhi particolari. 
Stava ancora osservando la scena, quando il fratello di Brad, Trevor, lo vide. 
Con fare divertito gli si avvicinò e gli disse sotto voce: 
— Spione. 
Preso dalla sopresa non seppe cosa inventarsi, per cui arrossì e si mise a guardare a terra. 
Allora Trevor rise molto forte: 
— Tranquillo! Scherzavo! Che fai, comunque? 
Gli sorrise per tranquillizzarlo. 
— Chi è quella ragazza? — decise di andare dritto al sodo.
— Ah, lei. È la nostra sorellastra. Nostra madre dopo aver lasciato nostro padre ebbe una figlia con un'altro uomo, non so chi lui sia, ma lei ci è sempre venuta a trovare. Si chiama Faith.
— Faith, bel nome. 
Trevor sorrise nuovamente. 
— Già. Come mai ti interessa?
Sean non seppe immaginare quale potesse essere la vera risposta. In realtà, non aveva pensato al perché gli interessasse quella ragazza. 
— L'ho vista qualche giorno fa, ed ha attirato la mia attenzione.
— Capito. Comunque, penso che tra poco se ne andrà, non so bene cosa voglia da Brad. Loro due sono molto legati, visto che ha solo due anni in meno di voi, si è sempre trovata più vicina a lui piuttosto che a me o agli altri. 
Sean accennò di aver capito, e riprese ad osservare la scena. 
Ora Brad e Faith erano più tranquilli, e stavano bisbigliando. Poi, contro ogni aspettativa di Sean, si girarono verso di lui. Brad sorrise.
Gli si avvicinarono, mentre Trevor tornava al bancone. 
— Lei è Faith, mia sorella. 
Brad mentre diceva "sorella" sembrava particolarmente fiero. L'affetto che provava per quella ragazza bassina era palese. 
— Hey, io sono Sean. Un amico di Brad. - sorrise e le porse la mano. 
Lei gliela strinse con poca sicurezza ed accennò un sorriso. 
— Beh.. Faith avrebbe bisogno di stare qua per qualche ora, quindi ti spiace se sta con noi di sopra? 
— No! Affatto! 
— Bene, allora andiamo. 

Nella mansarda, i tre ragazzi stavano in silenzio, ognuno impegnato ad osservare un diverso angolo della stanza. 
Per rompere il ghiaccio, Sean chiese a Faith da dove venisse.
La ragazza era rimasta sorpresa dalla domanda improvvisa, ma rispose ugualmente:
— Indiana, abitavo là con mio padre. 
Sean si rese conto che era la prima volta che sentiva chiaramente la sua voce. 
Era molto calma, il tono era dolce e molto femminile, ma con un tocco di freddezza.  
Era come un fiore, che all'inizio della privera ancora ha dentro sé il gelo dell'inverno. 
— Ah, forte. E come mai non sei con lui ora? 
— Volevo solamente venire a trovare la mia famiglia. — rispose con tono secco, poi incrociò le braccia e non disse più nulla per il resto del pomeriggio. 
Sean e Brad invece chiaccherarono ancora per qualche oretta, fino a quando, arrivata l'ora di cena, Sean tornò a casa sua. 

Là, suo padre si era addormentato su alcuni documenti, con la testa sul tavolo.
Sean si preparò un pasto precotto nel microonde e lo mangiò nella sua camera.
Verso il tardi, si addormentò con ancora i vestiti addosso ed il piatto della cena di fianco al letto.
Non sognò niente quella notte, ma la mattina dopo di svegliò con una parola in testa: evaso.

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