40- Everything good.

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Per le ragazze si prospettava una giornata completamente diversa da come l'avevano progettata. La loro voglia di starsene sul divano di casa Hale era sfumata nel momento esatto in cui il cellulare di Lily aveva suonato ininterrottamente, tutte avevano osservato le guance della ragazza arrossarsi all'istante ed avevano compreso subito l'artefice di quel cambiamento repentino. L'avevano osservata protestare contro l'ormai ovvio fidanzato e cedere subito dopo, spalancando gli occhi alla poca resistenza che aveva alzato contro Colby Lopez. Ed era stata colpa di quella concezie da parte dell'amica che si ritrovavano a varcare la porta della palestra più famosa di tutta Boston, dove si trovavano gli uomini che avevano abilmente cambiato le loro vite e le avevano stravolte completamente.

Si ritrovarono tra corpi sudati e volti dettati dalla concentrazione più pura, ognuno sembrava proclamarsi unico artefice della propria passione e quattro si scambiarono uno sguardo quasi intimorito dalla ferocia con cui quegli uomini alzavano pesi pericolosi per la loro incolumità. La prima a distrarsi fu Indiana, che venne richiamata dall'amato Finn, che come un richiamo naturale l'aveva intravista tra la gente e si era subito affrettato a stringersela tra le braccia, ritornando a respirare in modo naturale. Il moro aveva richiamato a sé anche una spaesata Allison, indicandole la postazione di uno degli uomini più possenti e determinati di quella palestra; colpevoli sorrisero alle ultime due rimaste imbambolate e da traditrici scapparono via senza aspettare una replica da loro.

«Ma guarda quella smorfiosa che per mettersi in mostra ormai non respira nemmeno in quel completo striminzito!!!» l'ira di Daphne era già salita alle stelle, aveva già dovuto abbandonare le sue amatissime Loboutin per recarsi in quella palestra, non avrebbe sopportato anche la vista di quella disperata ancora per molto.

«Con chi parli, ninfa?» si voltò a guardarla, ma fu costretta ad allontanarsi all'istante per l'aura gelida che emanava la donna.

Lily non fece in tempo a proferire altra parola che vide lo sguardo della sua ninfa assottigliarsi e congelare qualsiasi essere cercasse di passarle davanti. La osservò mentre, con estrema eleganza, si sistemava la lunga coda bionda ed il top che metteva in mostra il seno prosperoso che aveva fatto impazzire Jon in più occasioni, le labbra si arricciarono in una smorfia spietata e senza perdono, facendo emettere alla mora un respiro di sollievo nel sapere che non fosse lei il soggetto della sua ira, ma una bionda dall'aria familiare che sembrava girare intorno al lunatico in modo tutt'altro che amichevole; brutta razza le gattemorte. Daphne gliel'avrebbe sicuramente fatto capire, visto il passo spedito che stava usando per raggiungere il suo uomo.

«Buongiorno, bambi!!!» una voce tra tante che sovrastò ogni cosa, un tono sicuro di sé e tremendamente sfacciato che la costrinse a sorridere suo malgrado. Come faceva lui a prenderla sempre in contro piede, davvero non lo sapeva.

Lily si voltò con il cuore già pronto a battere in modo irrefrenabile, ormai si era abituata a quelle emozioni, anche se all'uragano che portava il nome di Colby nessuno mai poteva abituarsi. Lo vide saltare giù da una sbarra su cui si era sollevato con le braccia e raggiungerla con il più soddisfatto dei ghigni dipinto in volto; i capelli legati in una crocchia disordinata, i muscoli lucidi e gonfi ed un solo pantaloncino striminzito a coprire quella che per lei era palese perfezione. Ancora non si capacitava del fatto che un uomo di quel calibro sorridesse in quel modo ad una come lei, semplice donna dagli occhi determinati e la lingua lunga.

Il diretto interessato le sfiorò una guancia con estrema delicatezza ed aspettò impaziente che la sua pelle diventasse rossa sotto il proprio tocco, ritenendosi soddisfatto solo quando lei arrossì quasi prepotentemente. Solo allora ritirò la mano e la guardò dall'alto dei suoi venti centimetri in più, completamente incantato e ancora incredulo di poterla toccare a suo piacimento. Poteva considerare sua una donna cocciuta, testarda, determinata e così nervosa da mordersi le labbra ripetutamente senza quasi accorgersene, facendolo trasalire e deglutire anche con quel semplice gesto. Non era il caso di dare spettacolo dei propri... Istinti poco contenitivi.

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