Prologo

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Vi chiedete mai perchè si cerca l'amore?

Si... L'amore.

Quel sentimento effimero, sfuggente e crudele. 

Quella droga che alcuni prendono con moderazione e altri ne ingeriscono a volontà.

Quella malattia straziante, incurabile, che non ti fa dormire la notte, ne svegliare di giorno.

Che ti costringe in un limbo dove realtà e fantasia ti tengono intrappolato.

Perchè si cerca questo sentimento peccaminoso che cambia interesse ogni qual volta si poggia su qualcuno?

Gli uomini cercano l'idilliaca sensazione della carne rendendo questa volgare opera, eseguita con disinteresse, sinonimo di "amore".

Le donne cercano ciò che l'amore disse di essere: Tranquillità, affetto, dolcezza, gentilezza, felicità...

Questa musica non è il cinguettio dei pettirossi, non è pace.

E' distruzione, lacerazione, bruciore, mancanza di ossigeno, necessità...

E' stare in mezzo al mare nel momento esatto in cui si sta toccando il fondo e riemergere, prendendo un'ultima boccata d'aria, per poi riannegare inaspettatamente.

Sono lampi, tuoni, un vento catabatico in un cielo che aspetta grandine.

E quanto sono fortunati quei pochi a possederlo, a capire che non esiste la tranquillità prima del massacro dell'anima.

Non si può scoprire l'amore senza distruggersi, perchè questo è cio che è...

Quindi... perchè lo si cerca?

Questa stupida, insensata domanda attanagliava da alcuni giorni la mente della giovane ragazza.

Diana, seduta accanto alla grande siepe con il libro di letteratura inglese in mano, leggeva attentamente...

O cercava di leggere.

Qualcosa la distraeva.

Lui la stava osservando.

Non era un'impressione vero?

Si girò dalla sua parte. No, non era lui, stava parlando con i suoi amici, appoggiato al muretto di fronte la scuola. Sempre con le mani in tasca e lo sguardo scazzato puntato da tutt'altra parte.

Era ovvio, era solo una stupida illusione della ragazza.

Scosse la testa e riprese a leggere; con una matita in mano sottolineava le parti importanti.

"«Ho lottato invano. È inutile. I miei sentimenti non possono più essere soffocati. Dovete permettermi di dirvi che vi ammiro e vi amo ardentemente». "

Affermò il signor Darcy ad Elizabeth.

Orgoglio e pregiudizio, uno dei suoi libri preferiti .

La professoressa di inglese le aveva assegnato un progetto proprio su Jane Austen e lei tra tutti i romanzi quale poteva scegliere se non quello?

Rileggendo la frase, Diana invidiò il coraggio che ebbe Mr Darcy a dichiararsi. Lui andò oltre ciò che era la famiglia di Lizzy e si innamorò di lei, del suo carattere spigliato, della sue battute pronte, del suo cuore buono... cercò di negarlo a se stesso, ma non poteva, l'amava troppo.

Il cuore della ragazza si strinse, facendole male.

Mille spilli pungulavano l'organo che doveva tenerla in vita, pomparle il sangue in tutto il corpo, ma che in quel momento sembrava volesse ucciderla di dolore.

- Tu non sei mai stata niente per me-

Una lacrima le scivolò sulla guancia ma se l'asciugò in fretta, mettendosi il libro davanti il viso, per non farsi vedere.

Si domandò perchè tutti i ragazzi fossero così codardi o così frivoli, non potevano esprimere i loro sentimenti con sincerità invece di far confondere?

Si rispose che erano peggio del cubo di Rubik, non si potevano comprendere, solo risolvere o lasciar perdere.

Di nuovo sentì che qualcuno la stesse osservando.

Leonardo era ipnotizzato dai movimenti di Diana.

Come spostava i suoi capelli, come se li attorcigliava con le dita, i suoi occhi concentrati sul libro di scuola, le ciglia che sbattevano lentamente, le sue labbra che mordicchiavano la matita, le sue sottili braccia, le sue gambe accavallate...

La ragazza si innervosì, guardò di nuovo dalla sua parte, ma niente, non la fissava.

Si stava illudendo?

Pensava veramente che lui si potesse rimangiare ciò che le aveva detto?

Le aveva detto di non girargli più intorno, lei non era e non sarebbe mai stata niente, no?

Diana si alzò dalla panchina più volte utilizzata da lei e dalle sue amiche e si incamminò verso l'entrata della scuola.

Mentre percorreva il vialetto non potè trattenersi...

Ripensando a quello che le aveva detto cominciò a piangere...

-Perchè fai così?-

-Non lo sai?.-

-Io non so niente, non ti capisco, non capisco niente. Tu il tuo comportamento, tutto di te è un grande punto interrogativo, Cosa vuoi? Cosa vuoi da ME?-

-Io...volere qualcosa, da te?- un sorriso spuntò sulle labbra del ragazzo, uno crudele. - Io non voglio niente da te, non ti voglio vicino a me, non più.-

Alle sue parole, una lacrima scese dal volto di Diana, seguita da molte altre. Neanche lei sapeva perchè stesse piangendo, sospettava che sarebbe finita in quel modo...

Eppure lo sentiva, sentiva che non era sincero, sentiva che lo faceva per allontanarla, per convincersi che quello che provava per lei non era amore.

Però faceva male lo stesso.

Per un millesimo di secondo lo sguardo di Leonardo cambiò diventando triste, preoccupato quasi.

Sicuramente la ragazza l'aveva immaginato.

Il ragazzo, ritornato con lo sguardo vuoto, le diede il colpo di grazia.

-Tu non sei mai stata niente per me-

Poi si girò e se ne andò.

La sua figura si dissolse attraverso la pioggia torrenziale.

Affermando quell'ultima frase, la spezzò.

Diana si sentì male per un secondo.

"Un gioco, ero solo un gioco e niente più, non gli importa di me, non mi devo illudere".

Si inginocchiò davanti all'entrata della scuola, si mise il libro in viso per non farsi vedere, ma era troppo ovvio.

Era disperata, singhiozzava e gli occhi le erano diventati rossi.

Era sicura che lui la stesse guardando, tutti la stavano guardando in realtà. Una ragazza accasciata che faceva versi di disperazione non è difficile da notare.

Sentì dei passi verso di lei e come una stupida pensò a lui.

Prima che qualcuno la potesse approcciare, prese il telefono e chiamò l'unica persona capace di placare quella sofferenza.

Neanche il tempo di uno squillo che dall'altra parte si sentì la sua voce.

-Pronto?-

-Aiutami ti prego.-

PIOVE D'ESTATEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora