CAPITOLO 5

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Edoardo

FRASE DEL CAPITOLO:
" 𝚃𝚛𝚊 𝚒𝚕 𝚍𝚞𝚋𝚋𝚒𝚘 𝚎 𝚕𝚊 𝚌𝚎𝚛𝚝𝚎𝚣𝚣𝚊 𝚒𝚘 𝚙𝚛𝚎𝚏𝚎𝚛𝚒𝚜𝚌𝚘 𝚜𝚎𝚖𝚙𝚛𝚎 𝚒𝚕 𝚝𝚎𝚗𝚝𝚊𝚝𝚒𝚟𝚘"

Drnnn
E anche il primo giorno di scuola è andato. Sono appena uscito da scuola quando mi arriva un messaggio da mia mamma.

Mamma:
Com'è a dato il primo giorno? Scusa ma mi sono dimenticata di cucinarti il pranzo, vai a mangiare al Mc Baci mamma.

Edoardo (io):
Bene. Ok vedrò.

Spengo il telefono e mi avvio verso la fermata del bus. La mia casa è molto lontana dalla scuola perché abito in un paesino di campagna sperduto. Ogni giorno dovrò prendere prima il bus che mi porta alla stazione e poi il treno per arrivare a casa.
Dopo che mio papa se ne andato o iniziato a muovermi per città da solo infatti sono diventato molto più indipendente.
Mia mamma ha sempre avuto una grande passione per la cucina e fortunatamente, già che lavora sempre all'ora di pranzo, me l' ha trasmessa anche a me.

Quest'anno mi hanno messo nella D, l'unica classe in cui non sarei mai voluto stare, per un semplice motivo c'è anche Serena. Mi dispice odiarla così tanto ma proprio non riesco a fare altro, oggi entrata in classe ha iniziato a sculettare davanti a me e ha aspettato che scegliessi il posto per metterei vicino a me, per fortuna Giovanni l'ha preceduta.
Alla prima ora avevamo la Cartucci, la prof. di inglese, alta, seria, con un bitorzolo peloso sul naso, praticamente Tata Matilde prima di diventare bella. Dopo essersi presentata ci ha fatto scrivere cosa dobbiamo comprare e anche quando abbiamo le sue ore.
<Giovanni mi ridici l'orario di venerdì? Non sono riuscito a finirlo> gli chiesi quando la prof. si girò. Ovviamente però ci ha sentito comunque e mi ha messo una nota dove cita "Il signorino Bolli ha parlato e disturbato durante la prima lezione di scuola." Iniziamo bene.
Fortunatamente l'ora successiva abbiamo avuto ginnastica e siamo potuti andare in giardino a fare allenamento anche senza il materiale apposito.
Il resto delle ore sono passate tra una presentazione e l'altra e qualche chiacchiera.
Bibip
Questo è il mio telefono che emette un'altra notifica, arriva da Edmodo, l'app che utilizziamo per comunicare con gli insegnati per mandare compiti o cose così, era la prof. di inglese che ci diceva che per domani dobbiamo fare due facciate di esercizi per farle vedere a che punto siamo. Benissimo, ho pensato subito, neanche il primo giorno di scuola si può stare in pace.

Il treno è affollato ma riesco comunque a trovare un posto vicino all'uscita, ho deciso di tornare a casa non è proprio giornata da Mc. Affianco a me c'è una signora incinta che sta leggendo un libro su come far crescere al meglio i propri figli. Dall'altra lato c'è un signore che sta cercando di girare una pagina di un libro ma non ci riesce. Il viaggio va avanti ma quando finalmente scendo in stazione trovo la prof. di inglese. Quando la vedo mi metto quasi a ridere, sembrano come le scene che succedono nei libri, anche lei si accorge di me e mi lancia un occhiataccia per farmi capire di far sembrare che non ci siamo mai visti prima. Sento un rinvio dietro la schiena, fa veramente paura quella, esco dalla metro prima possibile e finalmente posso andare a casa.
La porta di casa è semi aperta, chi potrebbe mai essere entrato in casa mia?, mi avvicino alla porta e prendo un libro dallo zaino per proteggermi per ogni evenienza.
Ho il fiato corto, mi viene sempre quando sono agitato. Apro leggermente la porta per veder chi c'è però l'unica cosa che noto di diverso, una valigetta nera da avvocato. Sento delle voci in cucina, una maschile e una femminile, la riconosco subito è qualla di mia mamma. Prendo un colpo, non so se è perché ho paura che non sia quello che penso o ho paura che sia quello che penso.
Entro silenziosamente e quando entro in cucina trovo mia mamma che sta baciando l'altro uomo.<Mamma?!> chiesi tra una voce mezza sorpresa e schifata. Quando di vede sobbalzano entrambi e si pulisce subito le labbra imbarazzata. <Tesoro, ciao, non dovevi andare al Mc?> chiede nervosa <Lui è Maurizio, l'ho incontrato al lavoro e ci siamo scambiati i numeri....> inizia spiegarmi indicando l'uomo alla sua destra. <Piacere, sono Maurizio.> mi porge la mano e io dubito un po prima di stringergliela, <Sono Edoardo, il figlio della donna che hai appena baciato.> mi presento secco. <Scusa.> non ci posso chiedere che mi abbia chiesto scusa.
<Edoardo vai in camera tua ti vengo a spiegare tutto tra un'attimo> chiede lei con un fil di voce ma non ci sto <Non sono più un bambino mamma e voglio sapere cosa succede adesso e qua in cucina!> adesso sono arrabbiato. D'accordo che non sono stato molto presente per lei ma almeno dirmelo che aveva trovato un compagno mi avrebbe fatto piacere. Non ci posso credere. Mia mamma mi guarda con una faccia di supplica così non ho altro da fare che andare in camera.
Sabato la porta sono arrabbiatissimo così strappo l'ultimo disegno che ho fatto. Ogni volta ch emi arrabbio strappo sempre un disegno, mi libera tantissimo.
Apro il computer e vado sulla mia cartella " LISTA", cerco quella che mi serve è inizio a leggerla.
Ho un'ossessione per le liste, le faccio sempre per oragannizzare la giornata oppure, come in questi caso, come scaricate la rabbia

*SCARICARE LA RABBIA*
-Strappare un disegno
-Pensare alla cosa più bella della giornata
-Prendere un panino spezzarlo e mangiarlo
-Insultare le prof.
-Cantare una canzone di Salmo
-Mordere il cuscino
-Disegnare la persona con cui sono arrabiato imbruttendola
-Dare il nome della persona con cui sono arrabiato a una stella così ogni volta che la vedrò potrò ricordarmi di insultarla la prossima volta che la vedo
-Scrivere tutto quelli che odio di quella persona
-Leggere Stephen King

Leggo i vari punti e la cosa migliore in questo momento è leggere Stephen King.
Toc toc
Mia mamma sta bussando alla porta, quel Maurizio se ne sarà andato, chiudo il libro e aspetto che entri. Voglio una spiegazione e anche delle scuse.
<Posso parlarti?> mi chiede mia mamma, annuisco. <Da cosa vuoi che inizi?> mi chiede ancora, vedendo che non rispondo inizia a spiegare. <Ho incontrato Maurizio al lavoro, è succeso un po' come in un film.> si ferma un attimo è accena un piccolo sorriso. <Stavo portando un panino al suo tavolo quando un bambino mi fa inciampare e mi fa cadere proprio sul suo tavolo. Purtroppo ho fatto cadere tutto il suo panino sulla camicia. Inizia a scusarmi tutt imbarazzata ma a lui non importava e iniziò infatti a fare delle battute. Finimmo così a ridere e a parlare. Fortunamente avevo proprio la pausa in quel momento. Quando dovetti tornare al lavoro mi mise sul vassoio dove prima c'era il suo panino un foglietto di carta con il suo numero di telefono e un cuore.> fa una piccola pausa e mi porge il biglietto, lo prendo. È veramente dolce, pensai subito, no no non è dolce per niente. Scrollo le spalle.
<Quando ero in bus per tornare da te gli ho scritoo e lui mi ha subito risposto. Così abbiamo iniziato a parlare...> si ferma di nuovo per vedere la mia reazione ma non so sinceramente cosa provo così le chiedo <Da quanto tempo state assieme o vi sentite?> <Due mesi, cioè ci scriviamo da due mesi da uno stiamo assieme.> mi spiega lei. Mi viene quasi da piangere ma fortunatamente mando in dietro il groppo che mi si era formato in gola.
Mi prende la mano, ha gli occhi lucidi.
<Scusa, avevi diritto di saperlo...e non in questo modo, ma avevo paura che non ti piacesse.> adeso sta per piangere veramente ma non voglio così la rincuoio. <Mamma, Maurizio mi sembra una brava persona avrei solo voluto saperlo che ti sentivi con uno. Sai quanto ho fatto per trovarti un compagno. Potevi almeno dirmelo.> le feci un sorriso. La rabbia si era placata. <Maurizzio vorrebbe conoscerti. Lo voleva da sempre. Ti va bene se domenica viene qua e facciamo una grigliata così parlate e vi conoscete?> mi propone. <D'accordo.> faccio un respiro <Quanti anni ha? Ha dei figli?> chiesi serio ma si vedeva che non ero più arrabbiato. < Allora, ha quattro anni in più di me e no non ha figli. Anche lui ha divorziato molti anni fa.> tiro un sospiro di sollievo, speravo che non avesse figli sinceramente. <Mi scusi?> mi chiede mia mamma con aria supplichevole come quando facevo io da piccolo. <Perdonata solo se andiamo al cinema a vedere It 2 assieme!> ci mettiamo entrambi a ridere. <Ok, ok me lo merito.>

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