(Gregori)
Mi svegliai alle prime luci dell'alba, seppure i raggi fossero filtrati da una cappa bianca che avvolgeva la città. Era brutto tempo, si sentiva odore di pioggia e doveva aver già piovuto durante la notte: le strade e l'erba erano ricoperte da un fitto strato di rugiada.
Mi rigirai nel letto e assaporai quel momento di tranquillità: adoravo quando alla mattina le coperte erano calde fino ai piedi.
Nausicaa dormiva nel letto accanto al mio, come al solito con le lenzuola tirate fino al naso.
Quella mattina non era il mio turno in mensa o in cucina, avrei potuto dormire un po' di più, ma per qualche strano motivo non ci riuscii. Non mi sentivo tranquilla, un pizzico di nervosismo mi invase le membra.
Mi ricordai di Alain e Gregori della sera prima, per quanto avessi desiderato che fosse stato solo un incubo. Mi chiesi dove fossero o cosa stessero facendo a quell'ora della mattina, probabilmente tutti stavano dormendo, eccetto loro due.
Mi alzai infastidita, attenta a non svegliare Nausicaa, la quale emise un profondo espiro e si accoccolò al cuscino come un peluche.
Il bagno era uguale per tutti, perciò avevamo dei turni: noi ragazze ci lavavamo per prime la mattina, avevamo a disposizione trenta minuti ed entro un'ora eravamo operativi. Non c'era molto nei bagni, solamente una lunga fila di lavandini con altrettanti spazzolini e asciugamani.
Mi feci una veloce doccia calda e mi infilai il solito vestito di cotone con una fantasia a quadri azzurri e bianchi, esageratamente vecchio: le spalline erano state sostituite di certo e la gonna mi sfiorava le caviglie. Mi guardai allo specchio e potei farlo tranquillamente, senza che ci fosse Adele a prendermi in giro o Nausicaa a fare confusione alle mie spalle.
Avevo un viso lungo e paffuto come uno scoiattolo, le guance sempre arrossate e gli occhi troppo grandi, color nocciola. I capelli erano biondi, di un biondo più scuro rispetto alla norma, vicino al grano secco. Erano cresciuti molto in quell'ultimo mese, ben oltre le spalle.
Tutte le ragazze non portavano i capelli lunghi, era vietato, perciò ogni due o tre mesi, suor Marcelle ce li tagliava. Non mi era mai importato granché, in effetti.
La porta si aprì ed entrò suor Elisa, aveva in mano l'acqua da mettere nei termosifoni e mi guardò con aria sorpresa.
«Hazel, che ci fai già sveglia? Non è il tuo turno questa mattina.»
«Lo so, non riuscivo a dormire.»
«Hai fatto un incubo?» Non seppi cosa rispondere, ma annuii. «Hai fatto una preghiera?» Annuii ancora. «Allora non è nulla di grave, piccola. Dio risolve ogni cosa.»
«Credo che i miei capelli siano troppo lunghi, dovrei tagliarli» le feci notare e me li indicai.
Lei mi venne vicino e li studiò. «Lo dirò a suor Marcelle. Piuttosto, sono finite le patate e la farina sta per finire, te la senti di fare un salto al mercato?»
Avevo voglia di uscire a fare un giro e quello era un buon pretesto. Non volevo più pensare all'incontro della notte precedente e con il passare delle ore mi convinsi che forse consigliare Gregori in quel modo era stato uno sbaglio, inoltre non lo avevo riferito alla superiora perché io stessa mi ritenevo nel torto. Aiutavo la gente sbagliata.
Suor Elisa mi portò nel convento, tutte le suore erano già sveglie e pregavano riunite. Mi diede una lista di semplici cose e una banconota da venti euro. Non andavamo mai nei grandi supermercati, solo una volta c'ero stata e mi era venuto un mal di testa incredibile: troppe luci, troppa confusione, troppi oggetti. Avevamo i nostri piccoli negozi di fiducia e ci rifornivamo due volte a settimana, il mercoledì e la domenica, al mercato del XV arrondissement.
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Our solemn hour
FantasyLIBRO II - Hazel è un'orfana: da quando i suoi genitori l'hanno abbandonata alla nascita presso la chiesa Saint-Marie, in Francia, ha vissuto tra le mura della religione e dei suoi doveri. Dopo uno strano incontro, la casa in cui ha trascorso la sua...