(Kieran)
Tornammo in quella villa. Ero ancora sconvolta, tremavo come se qualcuno mi avesse gettato addosso un barile d'acqua gelida, seppure sapessi che in verità avevo paura. Continuavo a rivedere quegli occhi rossi nella mia mente e i miei nervi non accennarono a sciogliersi. Ero tesa.
Quei ragazzi mi avevano salvata da quel mostro, però non volevo – o riuscivo – ancora a fidarmi. In qualche strana maniera riuscivo a percepirli tutti: sapevo con esattezza che Kieran era di fianco a me anche senza guardarlo, che Piers stava correndo a poca distanza e gli altri fossero dietro. Ero riuscita a prevedere le mosse di quella creatura in anticipo, non comprendevo come. Sapevo che voleva farmi del male. L'odore che avvolgeva i ragazzi invece era molto più dolce, rassicurante e Kieran emanava onde calde.
Non sapevo nemmeno cosa stessi pensando. Il mio istinto mi diceva che ero al sicuro, però non volevo credere a nessuno.
«Non ti preoccupare, Hazel, sarai al sicuro dentro l'Artemis. Ti spiegherò tutto una volta arrivati» ripeté Kieran e percepii nel suo tono una punta di insicurezza.
Non sapevo verso di chi. Se con me, perché ero fuggita da loro a gambe levate e temesse che succedesse ancora, oppure se stesse pensando ancora a quel mostro. Li guardai. Erano venuti unicamente loro quattro. Non erano rimasti interdetti o impauriti nel vedere quella cosa viva, nel parco, ma avevano agito senza perdere un secondo.
«Emmanuel, per favore, chiama gli altri e digli che l'abbiamo trovata. Non è sicuro girare con la notte» ordinò gentilmente Kieran, dando un'occhiata al ragazzo dietro di noi.
Emmanuel tirò fuori dalla tasca della giacca un telefono e chiamò qualcuno.
«Perché non è sicuro?» domandai a bruciapelo, stringendomi nelle spalle. «Ci sono altri mostri qui fuori? Ci attaccheranno?»
Kieran scosse la testa per rassicurarmi. «Non c'è pericolo con noi, non attaccano mai in branco. So che per te è molto difficile credere a ciò che hai visto, ma ti sarà più chiaro una volta tornarti a casa. Emmanuel, è tutto a posto?»
Il ragazzo allontanò il cellulare dall'orecchio e annuì. «Sì, Maya è rimasta all'Artemis, Elko è andato con Raphael dalla parte opposta e Lee è arrivato fino alla Saint-Nicolas, ma sono tutti tornati sani e salvi.»
«Che è andato a fare fino là?» borbottò Kieran senza riuscire a nascondere un lieve sorrisetto. «Be', è stato un bene che ti abbiamo trovata prima che calasse completamente la notte.»
Non feci in tempo a chiedergli per cosa perché Piers cominciò a lamentarsi che fosse ora di cena e avesse fame. Restai in silenzio ad elaborare quei pensieri che mi vorticavano in testa e decisi che sarei stata ad ascoltare ciò che mi avevano da dirmi. Non ero pronta a sentire niente di ciò. La mia parte razionale mi diceva che dovessi trovare un agente di polizia e confessargli tutto, dall'altra ero stata appena attaccata da un mostro non umano e un ragazzo lo aveva tramutato in polvere.
Guardai la villa avvicinarsi e un misto di vergogna mi salì sul viso non appena percorsi a ritroso gli scalini, entrando in casa. Gli altri membri ci aspettavano nell'atrio, alcuni di loro a mani giunti, nervosi, altri con un sorriso sollevato.
«Perché ci avete messo tanto? Corre così veloce?» domandò un ragazzo dalla pelle scura quanto il cacao.
Kieran serrò il portone, chiudendoci dentro. «Siamo stati attaccati» sancì.
La ragazzina dai folti ricci saltò sul posto. «Da un Cavaliere? Così vicino?»
«No, era un Demone. Si aggirava nei pressi del Parc di Belleville, ha avvertito Hazel e ha cercato di ucciderla. L'abbiamo fermato in tempo, per fortuna era un solitario. Dobbiamo capire se quel Demone era qui da prima e se ha fatto vittime, non possiamo permettere che divorino altre anime. Questa è la loro stagione preferita.»
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Our solemn hour
FantasyLIBRO II - Hazel è un'orfana: da quando i suoi genitori l'hanno abbandonata alla nascita presso la chiesa Saint-Marie, in Francia, ha vissuto tra le mura della religione e dei suoi doveri. Dopo uno strano incontro, la casa in cui ha trascorso la sua...