IX

419 53 43
                                    

(Penelope)

«Si chiama "Portale runico" ed è stato inventato ancor prima della nascita di Cristo» parlò Penelope, aprendo uno dei libri posati sul tavolo, tutti intorno a me.

Kieran era seduto vicino a noi, mentre il resto dei ragazzi era ingobbito sulle poltrone della biblioteca, ascoltando comodi la spiegazione. C'erano persino Marianne e Bernard, venuti dalla serra per avere la certezza di avere capito bene ciò che Emmanuel aveva riferito loro.

«Gli stregoni, fin dall'inizio dei tempi, sono stati perseguitati a lungo, anche senza motivo, per questo avevano bisogno di una via d'uscita sempre a portata di mano, facile da usare e sicura. Costruirono il Portale con l'aiuto delle rune, ma fu perfezionato e studiato solo dai druidi, molti secoli dopo. Le rune agiscono da forza canalizzatrice, intrappolano l'energia del mago e la proiettano nello spazio, agendo su tutte le dimensioni.»

Emmanuel guardò il libro che stavo sfogliando. Era ricolmo di vari simboli strani e contorti dall'aria antica. «Ma Hazel non sa come usare le rune» ipotizzò e mi guardò per trovare conferma.

«Non ho mai visto questi simboli. Non saprei come utilizzarli» affermai.

«Utilizzare un potere è mille volte più facile che spiegarlo. Hazel non sa come funzionano, ma le fa scattare. Anche molti di noi non hanno idea di come fare. Io e Lee, per esempio, riusciamo a prevedere il futuro, anche se in campi diversi. Le mie sono più visioni generiche.»

Lee si sentì preso in causa e rizzò la schiena. «Io invece è come se vedessi milioni di calcoli al secondo, ma in base a questi posso prevedere in anticipo le mosse dell'avversario. È comodo quando lotti, però non ho mai saputo studiare a fondo i calcoli dato che non so niente di matematica e fisica. Lo si fa e basta.»

Mi guardai le mani, curiosa. Mi aspettai che cambiassero colore o forma, ma non fu così. Avvertivo ancora quella strana energia che mi percorreva i polsi, fino ad arrivare ai polpastrelli come piccoli fasci, non avevo idea da dove venisse quella forza o se fosse mia, mi sentivo bene. Quel flusso mi aveva dato un'ondata di sicurezza e consapevolezza di me, del mio potere. Era caldo. Sicuro.

«Quindi è una specie di passaggio?» domandò Maya.

«A due lati» specificò Penelope. «Per far sì che funzioni devi avere chiaro la posizione specifica in cui vuoi arrivare, non sono geograficamente, ma anche mentalmente devi fare una mappa mentale con tutti i lati. È un potere molto specifico, le rune collegano i tuoi pensieri con lo spazio intorno a te, se la connessione non è solida c'è il rischio di perderti.»

Corrugai la fronte. «Perdermi?»

Penelope alzò la mano davanti a me e indicò il suo palmo. «Guarda, noi in questo momento siamo da questa parte, nella zona x, ma vorremmo andare in breve tempo dall'altra parte, nella y. Come vedi puoi fare il giro della mia mano, ma ci metteresti più tempo, oppure puoi attraversarla. Tu devi avere in mente dove andare, devi volere la y.»

Maya intuì qualcosa e si alzò dalle gambe di Raphael, palesemente allarmata. «Aspetta, il vaso non è tornato indietro, vuoi dirmi che c'è il pericolo che scompaia anche lei?»

Arrossii piano e se ne accorse, borbottando qualcosa contro di me. Seppure sapessi che la sua preoccupazione non fosse direttamente rivolta verso di me, bensì del fatto che se mi fosse successo qualcosa tutti ne avrebbero risentito, mi piacque. Mi piaceva che qualcuno si preoccupasse per me. Ero sempre stata una delle ragazze più grandi alla Saint-Marie, le suore ci ritenevano mature e si preoccupavano solo dei bambini.

Penelope sfogliò alcuni libri, cercando una risposta. «Non lei direttamente, ma qualcun altro. Il potere delle rune si riflette su di lei, in qualsiasi caso sarebbe protetta.»

Our solemn hourDove le storie prendono vita. Scoprilo ora