Let me show you what you're missing

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Apro gli occhi e mi ritrovo in una stanza squallida, senza finestre e con un'aria viziata.
Non mi ricordo assolutamente nulla, se non il viso di Tobias leggermente offuscato e Mails, un ragazzo che avevo conosciuto due anni fa a Brooklyn. Cerco di mettermi seduta sul letto in cui ho dormito stanotte, nonostante i forti giramenti di testa. Appena vedo le pillole sul comodino, capisco subito di che cosa si tratta. Mi ero promessa che avrei smesso.
Tiro fuori il telefono dalla pochette e, quando vedo tutte le chiamate perse, digito subito il numero di mia madre.
*dove diavolo ti trovi?* strilla, infuriata, ma dalla voce traspare anche un filo di preoccupazione.
*mamma, ciao. Sono stata a casa di una amica a dormire, perché ieri sera mi ha aiutata a studiare. Mi sono addormentata e mi sono dimenticata di chiamarti.*
*e le altre quattro notti precedenti?*
*sto tornando a casa, ne possiamo parlare dopo.* riattacco.
Sono passati esattamente cinque giorni da quando ho assunto quelle droghe e non mi ricordo assolutamente nulla. Non ci ho mai messo così tanto a riprendermi dopo aver fatto uso di quelle sostanze. Cinque giorni sono decisamente moltissimi ed io credevo fosse passata solo una nottata.
La porta è aperta e, appena esco da quel luogo sconosciuto, mi trovo in un vicolo cieco.
"finalmente ti sei svegliata!" grida Mails dal terrazzo, costringendomi a guardare su. Non sapevo che l'appartamento fosse suo, ma gli sono eternamente grata per non avermi lasciata in quel parco da sola, ma a dormire nel suo scantinato.
Dopo essere sceso, mi ha abbracciata forte.
"sono contento tu stia bene, sapevo che ce l'avresti fatta e ti saresti ripresa." mi sorride con dolcezza.
"grazie a te per avermi ospitata, ma ora devo andare o mia madre mi ammazzerà."
"vuoi un passaggio?"
"no, fermerò un taxi."

Dopo aver fatto dal Queens a Manhattan, mi trovo davanti a casa. Un po' tentennante entro in ascensore e, mentre raggiungo il mio piano, continuo a maledirmi per quello che ho fatto.
"hai un aspetto terribile Maryjane." trovo mia madre ad aspettarmi sulla soglia a braccia conserte e con aria seccata.
In quel preciso istante crollo tra le sue braccia, cominciando a piangere e a raccontarlo tutto: dalla festa in piscina, alla litigata con Beth, ovviamente omettendo la parte delle pasticche e la permanenza in un appartamento del Queens.
"e dove sei stata in questi giorni?"
"a Los Angeles, da un'amica di Londra." mento.
"Carter è venuto qui a cercarti."
"È tutto così sbagliato."
"è l'amore..."

Il pomeriggio si è svolto in questo modo: un bagno rigenerante, un appuntamento dal parrucchiere, dei ritocchi al centro estetico e shopping, decisamente una montagna di shopping.
Essendo già le 21:00, mi avvio verso casa e, per strada, mi fermo a comprare dell'indiano per me e mia madre.
"delizioso!" batte le mani mamma.
"secondo me, stasera dovresti andare a trovare Carter."
"non credo sia una buona idea. Lo vedrò domani a scuola."
Dopo essermi fatta elencare i prossimi gala e party, decido di andare ad un pub a bere un Martini e poi a letto presto. Domani sarà una giornata super stancante: dovrò affrontare Beth e Carter e non sono psicologicamente pronta.

"oggi puntuale?" mi affianca Maxwell.
"è così strano?" chiedo ironica.
"no, è fantastico. Non potrebbe esserci buongiorno migliore di te..."
"quanto siamo gentili stamattina." gli faccio un occhiolino.
"ecco a cosa servono i bei buongiorno!"
Carter ci sorpassa a sguardo basso e con un'espressione abbastanza seccata, così saluto velocemente Max e lo seguo fino allo spogliatoio dei maschi, dove andrà sicuramente a cambiarsi per l'allenamento.
"ehi, Carter." gli appoggio una mano sulla spalla e, cercando di decifrare il suo sguardo, mi soffermo ad ammirare la sua bellezza.
"sei tornata?"
"sí." sorrido.
"perché questo malumore?" insisto.
"io e Beth ci siamo lasciati, la sera in cui le ho detto la verità, poi è andata da Max."
"mi dispiace tantissimo, Carter." lo abbraccio.
"non mi importa di questo, Beth per me è sempre stata un'amica e Maxwell è sempre stato così, è il mio migliore amico dal primo anno di asilo."
"allora perché sei arrabbiato?"
"perché sono stanco che tu te ne vada sempre." finalmente comincia a guardarmi negli occhi ed io mi perdo tra le sue iridi color nocciola.
"vieni." faccio intrecciare le nostre dita.

Senza farci vedere da nessuno, scappiamo da scuola e raggiungiamo il mio attico, il quale è vuoto, perché mia madre starà alla spa per una settimana con la madre di Maxwell.
Carter mi sfila velocemente tutti i vestiti di dosso ed io faccio lo stesso con lui, per poi appoggiarmi sul tavolo in soggiorno.
"Carter..." ansimo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 13, 2019 ⏰

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