Larry

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-Dimitry Nightingale?-
-Si, e vuoi sapere il secondo nome? Larry.-
-No!- Spalancai gli occhi e coprii la bocca in maniera teatrale -Ma è orribile!-
-Lo so! Secondo te perché uso l'altro?-
Dimitry rise, ultimamente lo faceva spesso e dopo aver aperto l'ennesima lattina di coca-cola tornò ad accucciarsi accanto a me, prendendosi gran parte del plaid. Quelle spalle esageratamente larghe gliele avrei scartavetrate fino alle ossa.
-Perché non dici mai il tuo cognome? Hai paura che qualcuno possa usare la tua famiglia per vendicarsi?- Qualcuno tipo Ambra, Sam... Gwen.
-Vuoi sapere la verità?- disse diventando improvvisamente serio, mentre il fuoco che avevamo acceso per scaldarci disegnava sul suo viso ombre marcate, che collaboravano a darmi la sensazione di star per ascoltare un grande segreto.
-Si.- Sono pronta a compiere questo passo.
-Beh, vedi: il punto è che non me l'hanno mai chiesto, altrimenti gliel'avrei detto.- Ah.
Non poteva dire qualche bugia? Stavo per morire! "Te l'ho detto perché rivedo in te la mia sorellina, morta in un incendio. Dopo la sua morte sono scappato di casa perché, troppo addolorato, volevo dimenticare la mia famiglia" un po' di romanticismo!
–La tua faccia, El, esprime tutta la tua delusione.-
Lo guardai alzando un sopracciglio.
-Eh?-
-Vista la tua espressione è chiaro che ti aspettavi chissà quale rivelazione.-
No, quella parte l'avevo capita bene, era qualcos'altro a lasciarmi perplessa: erano ormai tre giorni che aveva iniziato a chiamarmi 'El', ma ogni volta che lo faceva era come se 'uscisse dal personaggio'. Il nostro rapporto stava cambiando così velocemente da avere a malapena il tempo (Ahah) per rendermene conto; inoltre sentivo che non si stava sforzando di apparire in qualche maniera, era come se finalmente avesse smesso di indossare una maschera diversa in base alla situazione. Era molto più naturale: parlava di ciò che amava, dei suoi hobby, della vita che aveva prima della totale trasformazione in licantropo o delle sue paure. Mi stava confidando ogni sorta di segreto e lì, appoggiata contro il tronco di un albero  mentre ci riposavamo prima di ripartire all'alba, rivedevo in lui il fratello maggiore non vedevo da tempo. Immaginai che anche Gwen fosse arrivata a pensare cose del genere perciò, nonostante tutto, ero psicologicamente pronta a svegliarmi e a ritrovarmi improvvisamente sola.
-Che mi dici di Gwen e Sam?- chiese improvvisamente e automaticamente tutti i muscoli del mio corpo si irrigidirono.
-Sono un ragazzo ed una ragazza, lui ha ven-
-Riesci a dire una frase non sarcastica?- sbottò irritato e tirandomi un colpetto con la spalla, stando sempre ben attento a non farmi urtare con la schiena. –E' da giorni che evito l'argomento, ma non posso fare a meno di chiederti cosa pensi adesso di loro.- storsi il naso.
-Ho sonno.-
-Non ce l'hai.-
-Si, si, sto proprio per crollare.-
-Cinque secondi fa eri così curiosa di sapere di tutto sulla mia vita, è arrivato il mio turno.-
Perché?! Cosa poteva importargliene di ciò che pensavo? Mi restavano pochi giorni di vita, nnon avevo bisogno di interrogatori, ma di distrazioni.
-Penso...- pensavo fossero le persone più importanti della mia vita -...che posso benissimo fare a meno di loro.-
Ci fu' un lungo momento di pausa in cui persino le cicale non osarono fare rumore, mentre io e Dimitry guardavamo il fuoco e ignoravamo la pesantezza della bugia che avevo appena detto così da renderla più reale. Odiarli era più facile che sentirne la mancanza.
-Anche io ho collaborato- mormorò con aria colpevole -Sono quello che ti ha colpito, ricordi?-
-Ma di te non mi fidavo!- esplosi con rabbia e se il mio corpo me lo avesse permesso mi sarei persino alzata –Sam avrebbe potuto raccontarmi la verità, ma no! Hanno dovuto... hanno dovuto architettare tutto quel piano e adesso sto per morire!-
-L'hanno fatto perché non volevano tu morissi!-
-Beh, guarda che gran risultato!- risposi indicandogli il mio volto scarno ed esangue.
Ero debole, troppo debole anche solo per reggermi in piedi e passavo la maggior parte del tempo a sonnecchiare, ma avevo le occhiaie di chi non dormiva da settimane. Stavo morendo e ogni giorno diventava sempre più evidente.
Con tutte quelle urla probabilmente avevamo traumatizzato ogni animale nel raggio da lì a qualche chilometro, ma se non altro erano servite a scaricare una parte della rabbia che avevo dentro. A dirla tutta era probabilissimo che Dimitry avesse aperto l'argomento proprio con quest'intenzione.
–Non li odio.- Dissi infine, mentre abbracciavo le ginocchia.
-Lo so.-
-Non potrei mai odiarli e probabilmente non appena mi chiederanno scusa li perdonerò senza pensarci due volte, ma... adesso sono arrabbiata.-
-Non vorrei essere così franco, ma non credo tu abbia tutto questo tempo a disposizione.-
Adoravo il modo in cui mi ricordava sempre che stavo morendo, ma aveva ragione. Probabilmente non li avrei mai più rivisti e l'idea di andarmene senza prima aver chiarito con loro, senza un lieto fine, un punto, un perché, mi angosciava a tal punto da farmi salire le lacrime agli occhi. Volevo fargli sapere che li amavo come li avevo sempre amati e che nulla avrebbe mai potuto cancellare un sentimento così forte. Non volevo morire lasciandoli nella convinzione che li odiavo con tutta me stessa.
-Accidenti, non ho neanche fatto in tempo a...- In quel millesimo di secondo progettai l'idea più geniale di sempre –Dimitry!- squittii, afferrandolo dalla maglietta.
-Co..cosa?-
-Fa' finta di essere lui!-
-Lui chi?-
-Sam! Sam!-
Mi fissò inorridito.
-Perché dovrei fingere di avere i capelli neri, gli occhi verdi, un ego smisurato e il portafoglio pieno?-
-Ti preeegooo...- cantilenai facendo gli occhi dolci –Chiuderò gli occhi, tu terrai la bocca chiusa e immaginerò sia Sam!-
-Io...- era arrossito come un bambino delle elementari -Ok...- sospirò rassegnato prima di mettermi una mano davanti agli occhi e abbassarmi le palpebre. –Iniziamo.-
In quel preciso istante smisi di trovarmi ai lati di una stradina fangosa, appoggiata contro un albero, al freddo e con la terribile consapevolezza di star morendo. La mia mente invece sostituii l'odore del legno bruciato con un forte profumo di fiori, l'erba bagnata sulla quale ero seduta divenne una tovaglia di seta distesa sopra un campo di papaveri, e la fredda e lontana luna un gigantesco e caldo sole, che con i suoi raggi riscaldava quelle parti del mio corpo che non riuscivo più a muovere senza emettere un lamento. Dimitry diventò Sam, e insieme a me stava seduto contro un ciliegio ad ascoltarmi.
-Ti ho già detto quanto mi sei mancato?- Nel mio sogno lui scosse la testa, i capelli vennero smossi un po' dal vento e il suo profumo mi investì. Quando mi girai a guardarlo teneva un sopracciglio sollevato con un sorrisetto divertito –Era un po' una rottura dover andare a scuola a piedi ogni giorno, e poi non mi dispiaceva così tanto dover ascoltare i Green Day, o doverti dare un morso del mio muffin. Il pomeriggio a scuola, quando passavo davanti all'aula di pianoforte e sentivo suonare quell'imbecille di John, mi mettevo sempre a piangere perché tu eri molto più bravo! E quando la squadra di basket vinceva festeggiare non era più divertente senza te che mi prendevi sulle spalle. Lo sai che ai miei compleanni, quando dovevo soffiare sulle candeline, non sapevo più quale desiderio esprimere? Mica potevo chiedere di sposare un morto!-
Lui era ancora lì, con il sopracciglio a metà fronte. Probabilmente lo immaginavo con quell'espressione perché era quella che amavo di più, che forse lo rappresentava più di qualsiasi altra, che urlava "Io so tutto, sono bellissimo, ricchissimo e posso avere tutti i giocatolli."
-Una volta all'anno... una volta all'anno davano una messa in tuo onore davanti alla tomba, il giorno dell'anniversario della morte.- continuai guardando da un'altra parte, per non distrarmi. - Io partecipavo sempre, ma in realtà ci andavo pure il giorno del tuo compleanno, perché volevo festeggiare insieme a te.- Perché ti amavo. Perché ti amo e ti amerò per sempre, ma questo posso benissimo non dirlo. -Sapere che per tutto il tempo in cui ti credevo morto sei sempre stato vivo, che non hai mai smesso di respirare, di ridere o di alzare il sopracciglio in questa maniera arrogante che tanto mi fa impazzire, beh... mi sono chiesta: ma a lui è mancato qualcosa di me?-
Si era fermato a pensare a tutti i bei momenti passati assieme? Si era fermato a guardare verso Lockwood sperando di vedermi arrivare o di sentire la mia voce?
La risposta a quella domanda non tardò ad arrivare, sebbene non avessi mai chiesto a Dimitry di fare qualcosa se non ascoltarmi. All'inizio fui sorpresa: quando mi afferrò delicatamente dal mento e mi girò il volto ci mancò poco che aprissi gli occhi e interrompessi il mio magico sogno, ma quando mi baciò, e nella mia mente fu' Sam a farlo, mi godetti quel breve momento fino in fondo, chiedendomi se anche le sue mani fossero così morbide e le labbra al sapore di coca-cola. Avevo sempre sognato di baciare Sam, ma non era mai stato così reale e proprio com'era arrivato, alla stessa velocità, si allontanò e quando aprii gli occhi vidi Dimitry fare lo stesso; lui chi aveva immaginato che fossi? Non riuscì a chiederglielo che mi tirò un colpetto in fronte e si alzò.
Fermi tutti. Ciò che era appena accaduto segnava l'inizio di quello strano rapporto che avrei avuto per tutta la vita con Dimitry; lo stesso che lo avrebbe reso una figura talmente importante per me, nelle mie decisioni, da non poterne mai fare a meno.
-Che carico- lo presi in giro con una risata maligna -Sei in imbarazzo?-
-Ok.- smise di essere Sam e tornò ad essere Dimitry, il ragazzo che anche se era un licantropo tirava su col naso da tre giorni perché si era beccato il raffreddore  -Credo sia arrivato il momento di dormire.- Credo sia arrivato il momento di prendere la tachipirina...
-Cosa? Ma saranno soltanto le due! Nemmeno mio padre mi mandava a dormire a quest'ora.-
-Sul serio? E come faceva ad uscire per darci la caccia se prima non mandava a letto la sua piccola principessina bionda?- Gli lanciai la lattina di coca-cola con la speranza che si trasformasse in una sciabola, ma purtroppo Dio non faceva quel tipo di miracoli; rideva così forte che Gwen e Sam non avrebbero faticato a trovarci. –Non l'hai più sentito il tuo vecchio?-
-No.-
Prima di trovarmi a qualche settimana dalla mia morte avevo avuto in programma di parlarci non appena possibile, senza prima lanciare accuse o difese, ma la situazione attuale aveva mandato in fumo parecchi piani, come il mio matrimonio con Sam. A quello aveva collaborato anche Mary Jane. Non sapevo se credere che mi avesse nascosto Kevin per paura che dicessi a tutti dell'esistenza delle Creature o se, troppo disgustato da esse, avesse deciso di non ritenerlo più suo figlio. In quest'ultimo caso non sapevo se sarei mai stata in grado di perdonarlo... ma avevo fiducia in lui: era mio padre, gli volevo bene e avevo tutte le intenzioni di andarmene ricordandolo come l'uomo felice che amava sua moglie e i suoi figli. 
-Vuoi un'altra coperta?-
-Non voglio andare a dormire!-
-Ma-
-No!-
-Eloise!- Quando ridacchiò mi resi conto di aver fatto di nuovo quei due gesti che, mi aveva confessato, lo divertivano da matti: avevo incrociato le braccia e storto il naso. Praticamente ai suoi occhi apparivo come lo stereotipo della bambinetta viziata... e maledizione se lo ero! –Sei stanca morta.-
-Lo so, capisco meglio di te il mio corpo.-
-Hai la schiena a pezzi.-
-Cosa te lo fa pensare, l'enorme livido viola?-
-Non sarebbe bello rimandare il più possibile quel brutto giorno?- Odiavo tutte quelle metafore, che dicesse semplicemente quella brutta parola!
-Dimitry.-
-Buonanotte?-
-Vuoi vedere come so fare le sagome degli animali con le ombre?-

The Lockwood Age - Come nasce una reginaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora