Roy, Koy e Joy

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Non ero abbastanza sicura che il Kimon fosse a nord-est, ma confidavo parecchio nella mia memoria. Sapevo che era accessibile solo quando calava la notte, ma avevo la sensazione di star andando completamente dalla parte opposta. L'unico capo d'abbigliamento invernale che avevo addosso era la mantella nera che avevo comprato a Warlock, e nonostante lì mi avesse tenuta al caldo si era rivelata totalmente inutile davanti le temperature basse del Nord del Pentagono. Capirete che con solo un vestitino dal taglio orientale stavo letteralmente morendo di freddo e la neve che mi faceva scivolare ogni tre passi non aiutava.
-Avanti Asura.- borbottai tremando –Fatti vivo.-
Forse dimenticava che ero umana e che rischiavo di morire congelata da un momento all'altro.
-Io non dimentico nulla.-
Feci un salto di almeno cinque passi e poi volai dritta con il sedere per terra.
-Asura!-
-Da quanto tempo.-
-Da quanto tempo un corno!- Avevo appena sfiorato l'infarto e lui se ne usciva con 'Da quanto tempo.' con la sua tipica espressione che non ammetteva emozioni e i profondi occhi viola che ti radiografavano la testa. –Ma non hai freddo?- gli chiesi con sguardo accigliato. Indossava la solita canottiera che gli lasciava pancia e braccia scoperte.
-E' una domanda stupida.-
-Si, me ne rendo conto.- Le creature non avevano freddo, a parte i licantropi. –Ho bisogno di te!-
-Lo so, sono qui per questo.- Deve essere sempre così gelido?! –Fossi in te, però, imparerei a chiudere la mente.- Non è mica facile! –Me ne rendo conto.- Potresti smetterla di leggerla?! –Non è mica facile.- E non prender...
-Non prendermi in giro!- Aveva un senso dell'umorismo davvero inquietante. –Qual è la famiglia che più odia la regina?-
-Al principio i De Villain avevano promesso il loro erede a Tamara Damasco, ma venne assassinata così da cedere il suo posto a Charlotte-.
-Ma certo, I Damasco!- squittii, battendo un pugno sul palmo della mano, poi mi voltai verso di lui e lo afferrai da un braccio -Puoi portarmi da loro?-

********

-Samuel!-
La regina entrò a passo svelto, seguita da due soldati che tenevano per le braccia un ragazzo con la testa nascosta dentro un sacco nero. Sia io che Gwen eravamo in quella fase di calma totale che anticipava una tempesta, lo si capiva guardandoci negli occhi: distaccati, rassegnati, la cui unica luce era quella dalla rabbia. Non sapevo con quale coraggio Charlotte fosse scesa a farci visita, ma immaginai che in gran parte fosse grazie a quei due soldati che la affiancavano..
-Samuel, sono venuta a farvi le condoglianze per questa terribile perdita e per portarvi un dono-.
Aprirono le sbarre di una cella poco lontana dalla nostra e il ragazzo venne lanciato all'interno come se fosse stato un sacco di patate anziché un uomo con braccia e gambe. Con tutte quelle ferite chiunque lo avrebbe guardato con un occhio di gentilezza, ma quando vidi chi si nascondeva sotto al cappuccio riuscii solo a pensare che non ci fosse nessuno che meritasse più di lui quel trattamento.
-Dimitry- ringhiò Gwen alla mia destra e la guardai sbalordito quando mi resi conto che, quella voce gracchiante e distrutta, era proprio la sua.
-Dov'è?- ripeté mentre raggiungeva le sbarre della nostra cella e le afferrava con forza.
Dimitry provò a sorridere, ma a causa delle gengive spaccate e i denti iniettati di sangue risultò profondamente macabro -Dove diavolo è?!-
-E' morta!-
-Lei non può morire!- urlò Gwen, mentre teneva la mano tremante bloccata con l'altra –E soprattutto tu non puoi prenderla, portarla via e tornare dicendo 'è morta'! Era una tua responsabilità!-
La capivo, anch'io ce l'avevo con lui, ma era l'ultima persona che aveva visto Eloise e questo lo rendeva un ottimo prigioniero. Era così sconvolta per la morte di Kevin che non riusciva a guardare la realtà per com'era: Eloise non era morta, semplicemente Dimitry non voleva parlarne davanti a Charlotte. Il ragazzo non era poi così stupido.
-Possiamo credergli?-
Alzai lo sguardo su Charlotte, capendo perfettamente le sue intenzioni: una risposta come si avrebbe significato che cercavo di nascondere Eloise, viceversa se dicevo di no l'avrei incoraggiata troppo a cercarla. I suoi tentativi erano miseramente inutili, come poteva credere di riuscire a fare la furba con uno più furbo di lei?
-Perché dovrei saperlo? Ci ha già traditi una volta. Tu di chi ti fidi?-
-Di nessuno.-
-Ottimo, fai bene. Purtroppo però questo non è un mio problema.- guardai Dimitry che stava gocciolando sangue sul pavimento.
-La vita dell'adorabile sorella dei tuo migliore amico non è un problema tuo?-
Mi alzai e, con la stessa calma di un predatore, mi avvicinai alle sbarre.
–Se hai coraggio Charlotte, apri queste merdose sbarre.-
Ogni volta che nominavo Kevin immaginavo come mi avrebbe guardato Eloise quando avrei detto che suo fratello era morto perché ero arrivato troppo tardi. Sapevo che non mi avrebbe mai odiato, non era questo ciò che mi spaventava, ma come quegli eventi avrebbero inevitabilmente cancellato la dolce e un po' arrogante Eloise che conoscevo.
-Incredibile!- Charlotte era indignata, ma fine di ridere solo per prendersi gioco di noi -Non avete capito che questo è il mio regno, il mio castello, il mio sotterraneo e voi siete i miei detenuti?!-
-Non avevi alcun diritto di fare ciò che hai fatto-.
Sapevo di averla intimorita senza neppure alzare la voce, erano bastati i miei atteggiamenti, il tono basso e controllato per farle arrivare tutta la sete di vendetta che non vedevo l'ora di scaricare su di lei.
-Kevin era mio marito, potevo fare tutto ciò che volevo.-
-Ti sbagli!- mi tenni dalle sbarre e mi abbassai fino a ritrovarmi all'altezza degli occhi di Charlotte, che indietreggiò facendo finta di nulla –Le uniche due persone che avevano qualche diritto su di lui erano sua sorella e quella ragazza li infondo.-
Allungai il braccio oltre le sbarre e indicai la cella proprio di fronte alla nostra nella quale sapevo ci fosse qualcuno. Per tutto il tempo passato là sotto avevo sentito soltanto il rosicchiare di qualche roditore e una o due guardie di passaggio, da quell'angolo oscuro non era mai arrivato neanche un sospiro, ma l'odore di Candice era così forte che non avrei potuto confonderlo con quello di nessun altro.
–L'amante del re.- disse disgustata -E' ancora viva?-
-L'unica e vera compagna che Kevin abbia mai avuto. Mentre tu sottostavi agli ordini della tua famiglia lui è riuscito, anche se per breve tempo, a stare insieme alla persona che amava e a costruirci dei bellissimi ricordi.-
-Non è finita molto bene se lui è morto e lei è qui sotto.- commentò perfidamente Charlotte.
Per tutti i sotterranei si udii solo la voce di Charlotte che a ogni eco affliggeva un ulteriore pugnalata contro il nostro petto.
-Lo sappiamo.- dissi allontanandomi dalle sbarre e tornando a sedermi accanto a Gwen. Certo che lo sapevamo, parlavamo di ciò che ci avrebbe perseguitato a vita.
Fredda, dura e crudele, questa era la realtà, così simile a chi l'aveva resa tale.

The Lockwood Age - Come nasce una reginaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora