Anche se abbassassi la cresta resteresti comunque uno stronzo

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Sento dei bisbigli
Sento qualcosa stringermi i polsi
Sento freddo
Mi sento scuotere il braccio e apro gli occhi di scatto, mi trovo in una stanza piccola fatta tutta di cemento, questo spiega il freddo, ma le voci?
Mi guardò attorno e vedo le mie sorelle di fianco a me con i polsi legati con delle corde, idem per me.
"Dove siamo?" Chiedo guardandomi intorno
"Non lo sappiamo. Prima che ci prendessero eravamo al light, poi sono arrivati degli uomini che ci hanno stordito e ci siamo svegliate qui" sempre molto di aiuti, potevano semplicemente dirmi che non lo sapevano visto che mi hanno detto cose che già sapevo.
"Io voglio sapere dove mi trovo?!" Urlo e mi dimeno per cercare di slegarmi
"A casa mia signorina Williams" è una voce maschile a parlare, ci giriamo di scatto e troviamo quella persona appoggiato allo stipite della porta
"Tu" lo guardo diritto e riconoscerei ovunque quegli occhi
"Elena vedo che hai una buona memoria"
"Come fai a sapere il mio nome?"
"Oh piccola Ely io so tutto di te"
"Provamelo" mi alzo e lo guardo dritto in quegli occhi meravigliosi
"Come vuole, ti chiami Elena Williams sei nata il 12 giugno lavori come segretaria uno studio di architetti però odi il tuo lavoro. Vuoi sapere altro?"
"No" mi riappogio alla parete dove ero prima.
"Cosa vuoi da noi?" Chiede Emily
"Voi siete mie"
"No" urlo staccandomi dalla parete
"Si invece, io vi ho pagato"
"Non si possono comprare le persone" si aggiunge Estelle
"Da momento che io l'ho fatto direi che si può"
"Stronzo" gli urlo a un palmo dalla sua faccia
"Abbassa la cresta Elena e per te finisce molto molto male. Tanto che ci siamo stabiliamo delle regole,
1 voi potrete girare tranquille per case, ma se osate anche scappare una di voi la pagherà per tutt'e tre e direi che quella potresti essere tu Elena
2 non avrete telefoni e non potrete contattare nessuno"
"Anche se abbassassi la cresta resteresti comunque uno stronzo"
"Allora ragazze ora vi porterò in un posto dove potete rendervi più presentabili. È tutto chiaro cosa succede se provate a scappare" annuiamo rassegnate. Ci porta in una stanza molto illuminata ci sono dei tavoli adatti per il trucco
"Emily apri quella porta" mia sorella fa quello che gli è stato ordinato. Dall'altra parte di quella porta c'è una mega cabina armadio.
"Avete due ore per prepararvi. Oltre quella porta c'è un bagno" indica una porta e poi non prima di averci slegato le mani esce dalla stanza lasciandoci sole.

Mi faccio una doccia calda e rilassante per cercarmi di levare l'odore di alcol che è rimasto da ieri sera. Avvolta negli asciugamani vado verso la cabina armadio ma mi fermo non appena vedo le mie sorelle immobili nella posizione dove le avevo lasciate più di un'ora fa
"Ragazze avete un'ora, se fossi in voi mi muoverei"
"Elena sei scema perché fai quello che dice"
"1 se non fate come dice non ci rimettete voi ma io
2 non sono scema, è solo instinto di sopravvivenza" chiudo sbattendo la porta della cabina armadio. Prendo un top nero di pizzo, dei jeans a vita alta neri e poi mi vesto, mi vado a truccare e mi faccio una coda alta che risalta la sfumatura dello shatush, non appena ho finito di prepararmi vado a sedermi su un divano. Sentiamo bussare e visto che siamo tutte pronte diamo il permesso di entrare. Le mie sorelle si sono messe: Estelle, una camicetta con una gonna che arrivava al ginocchio. E Emily un vestito giallo che anche quello arrivava al ginocchio.
"Siete una favola ragazze, specialmente tu Elena" mi sorride
"La ringrazio" gli sorride anche io, ma facendo così il sua si spegne. È lunatico questo?
"Seguitemi"dice serio. Ci incontriamo per il corridoio che avevamo attraversato prima e ci imbattiamo in una grande porta di ferro, aprendola si trova una grande scala e in cima c'è una porta di legno entriamo in un'enorme casa tutta sul bianco il pavimento è di un legno chiaro e le pareti di un color crema e l'arredamento è bianco. Continuando a camminare arriviamo in una cucina tutta in marmo. Indaffarata nei fornelli c'è una signora sulla sessantina con i capelli grigi e un po' bassa
"Ragazze lei è la signora Robinson, la governante"
"È un piacere conoscervi, chiamatemi Amanda e se avete bisogno non disturbatevi a chiedere"
"Effettivamente, io avrei un certo languirono" lei annuisce e si mette a preparare un panino. Mi sento lo sguardo del ragazzo, e il fatto che io sia a 90 suo bancone penso non aiuti. Il suo sguardo viene spostato da me alla porta quando sentiamo il campanello suonare. Amanda va ad aprire non prima di avermi consegnato il panino
"La signorina Harris è qui, la faccio entrare?" Chiede Amanda al signor... In realtà non lo so
"Certo Amanda" vediamo la ragazza bionda del bar entrare a grandi passi dirigersi verso il signore.sembra incazzata. Ora ci divertiamo.
"Tu, Daniel Joseph Harris, sei un vero coglione" gli urla puntandogli un dito
"Jane calmati"
"Daniel non osare dire di calmarmi perché qui quello che ha torto sei tu"
"Non è come pensi"
"E com'è. Mi vuoi dire che non hai rapito delle ragazze, a no aspetta sono qui" urla indicandoci
"Ok Jane hai ragione però calmati"
"Anche se io mi calmassi sei comunque un coglione" mi metto a ridere perché quello che lei ha appena detto assomiglia a quello che gli avevo detto io.
Tutti mi fissano e io smetto di ridere
"Ragazze lei è Jane, mia sorella"
"Avevo ragione" sussurro
"Avevi ragione su cosa, Elena?" Chiede Daniel
"Nulla di importante" prendo il mio panino e mi tappo la bocca.
"Jane possiamo parlare in ufficio? E ragazze fate le brave." Chi sa perché lo dice fissando soprattutto me. A già capito che sono una tosta e che gli darò filo da torcere, e non immagina quanto.

Daniel's girlsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora