Capitolo V - È ora di dirlo a Lisa

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Più la nonna cercava di convincermi che non si trattava di fantasie e meno le credevo. I giorni passavano e con essi la sensazione di paura che avevo provato. La sera, mentre tornavo a casa, mi restava tuttavia una leggera apprensione, che cercavo di tenere sotto controllo chiamando mio padre o mia madre con una scusa qualsiasi pur di non essere sola negli ultimi metri che mi separavano dalla fermata della navetta a casa. A parte questo, dormivo bene e, pur ipotizzando di aver sofferto di allucinazioni sin dalla più tenera età, non mi sentivo particolarmente preoccupata. In fondo, stando alle leggende di famiglia, la vecchia Ilda era andata avanti benissimo, anzi aveva guadagnato la stima di molti compaesani, che grazie ai suoi consigli avevano evitato di contrarre matrimoni sbagliati, debiti o persino rapporti commerciali destinati alla bancarotta. In cambio della sua disponibilità riceveva regali, piccoli segni di stima dalla gente meno abbiente, cospicui compensi da chi poteva permettersi di compensare le sue 'consulenze'. Pare che, negli anni, la sua fama si fosse estesa all'intera regione e che qualche politico sia giunto in incognito per sottoporle importanti progetti.

Nonostante le mie chiamate serali, non mi sentivo sufficientemente a mio agio con i miei genitori per raccontare del 'fantasma assassino'. Avevo cominciato a chiamarlo così, sperando che riderci su mi avrebbe aiutato, ma la nonna non si era mostrata d'accordo e mi aveva anche esortata a mantenere il segreto perché Non tutte le menti sono sufficientemente aperte per credere alla molteplicità delle dimensioni che ci circondano. Quando se ne usciva con queste frasi, me la immaginavo in una comune degli anni sessanta, inebriata dall'incenso e dal battito di un potente tamburo.

Io, però, avevo bisogno di parlarne con qualcuno, magari in termini generici, senza troppi dettagli, eliminando i riferimenti personali. Mio fratello era troppo lontano e razionale, per darmi credito. Mi restavano il mio capo e la mia migliore amica.

Mantenendo il tono di non crede a questi racconti, decisi quindi di provare a riportare la storia di Ilda a Enrico, che andava a nozze con il soprannaturale. Mentre davo mostra delle mie arti affabulatorie, collocando i misteriosi eventi in un tempo ancora più lontano, notai che Enrico, dopo aver sgranato più volte gli occhi per la sorpresa e la gioia, aveva cominciato a rimuginare su un'idea. Mi sembrava di poter vedere e sentire le rotelle che nella sua testa lavoravano senza sosta e più raccontavo più un sorriso gli si allargava sulla faccia.

«Non pensarci neanche!»

«Yara, potremmo dividere i compensi...»

«Neanche morta.»

«Mi sembri un tantino categorica. Non ti propongo nulla di illegale.»

«Sì invece, lo è approfittarsi per soldi della credulità delle persone.»

«Non lo è, invece, se tu stessa credi in quello che fai.»

«Andiamo di sottigliezze?»

«Pensaci un attimo: magari hai ereditato il dono. Tu non hai idea di quante persone controllano l'oroscopo dei loro amici pelosi. Pensa se invece dell'oroscopo potessimo offrire una consulenza più approfondita.»

«Pensa quando si accorgono che non si avvera nulla di quanto predico.»

«Certo, hai ragione, dovremmo studiarla bene questa cosa.»

«Non dobbiamo studiare proprio niente.»

«Nessuna predizione. Nessun oroscopo.»

«Ecco, bravo.»

«Tu sarai in grado di percepire lo stato di felicità o di insoddisfazione del carlino e del siamese. Sarai una sorta di profetessa empatica, che aiuta gli umani a scoprire cosa renderebbe felici i loro gatti, i loro cani.»

Yara e MarcusDove le storie prendono vita. Scoprilo ora