Capitolo Tre.

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Echo [Larry Stylison AU]-Capitolo Tre.

"Harry, hai idea di quello che stai dicendo?" Gli chiese Niall alzando gli occhi al cielo. Quest'ultimo llungò il braccio e si prese del pollo dalla teglia. 

Harry annuì pensieroso, completamente perso nei suoi infiniti pensieri. Non era matto, l'aveva visto davvero. Non stava sognando, ne era sicurissimo. Un sogno non poteva coinvolgerti in un modo simile. Erano quel tipo di emozioni che solo provandole veramente potevi accorgerti di cosa significano, un pò come quando sei innamorato. Come puoi dire di sapere cosa si prova se l'hai solo sognato e ma mai vissuto realmente?
Beh, anche se nel dubbio, Harry era certo di aver sentito qualcosa di reale. Aveva fatto tanti sogni e nessuno l'aveva toccato nel profondo tanto quanto quello. Come poteva essere quindi possibile?

"Ovvio che ho idea di quello che dico! Ti giuro che era sotto casa mia, ci ho parlato, l'ho seguito e sono arrivato fino alla fabbrica. Poi c'era questa bambola, e la sua risata, e quei suoi occhi. Per non parlare delle strane voci! Tu non hai idea!" Gesticolò nervosamente, solo come uno squilibrato avrebbe potuto fare, i suoi occhi erano spalancati e sentiva il nervosismo aumentare pian piano. Odiava dover dare troppe spiegazioni. Oltretutto sapendo di non essere creduto realmente. 

"Come hai detto che si chiama?" Niall non sembrava affatto preso dall'accaduto come lo era Harry; beh, come dargli torto. Stentava a credere che fosse entrato nella vecchia fabbrica per seguire questo fantomatico ragazzo. Certamente quella non era la prima volta che Harry dicesse assolutamente surreali, e quindi poteva trattarsi di una delle altre occasioni in cui tornavano. Continuava ad ascoltarlo solo per non aggravare la situazione maggiormente, aveva già avuto la dimostrazione di cosa era in grado di fare. Il motivo per cui la mente gli giocava questi brutti scherzi, o almeno da quanto Niall pensava, erano i ricordi. Quelli mai lo lasciavano stare e riusciva solo a reagire in quel modo. Ma fidatevi di chi lo sa, non si trattava affatto di quello.

"Louis William Tomlinson." Rispose frettolosamente mentre alcune parti della sera precedente si ripetevano nella sua mente. Era tutta la giornata che lo tormentavano. Quando pronunciò il suo nome venne percorso da un brivido e la stessa cosa accadde a Louis che da lontano li guardava, gli sembrava così bello il modo in cui il proprio nome usciva dalle labbra di quel ragazzo. Ed era anche meglio di come se l'era immaginato.  

"Mi sembra così strano, voglio dire, mai sentito nè visto un Louis Tomlinson." Niall lo guardò da sottecchi dubitante, continuando a non credere alle parole di colui che si avvicinava ad essere suo amico. Sinceramente, non ci avrebbe creduto neanche Harry se fosse stato lui a dirgli una cosa simile.

"Aspetta però," si bloccò di colpo e posò la quasi terminata coscia di pollo, alzò lo sguardo verso di lui scrutandolo attentamente. "Louis Tomlinson no. Ma William Tomlinson sì." 

Intanto Harry si era alzato per riempire un bicchiere d'acqua, che quasi gli scivolò quando pronunciò quel nome. Perchè non ci aveva pensato prima? Ma certo. William Tomlinson; il figlio di Aron e Margaret Tomlinson: i proprietari della vecchia fabbrica.

"Quindi i Tomlinson non sono morti? Intendo i loro genitori.." Gli chiese con ancora gli occhi semi-spalancati dallo stupore.

Non poteva essere, i figli erano stati dati in affidamento a diverse famiglie. In più, dov'erano Sophia, Theresa e Diane? Anche loro facevano parte della famiglia, ed erano sue sorelle, quindi se lui era tornato perchè loro no? Era stato Harry a non averle viste? William sarebbe dovuto essere ormai maggiorenne da tempo, e da come raccontavano le continue voci, lui promise che, una volta raggiunta la maggiore età, sarebbe andato a prenderle e avrebbero vissuto assieme come una volta. Quindi perchè non erano con lui? Perchè non aveva mantenuto la promessa? Era solo un'altra frottola?

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