Capitolo Due.

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Echo[Larry Stylison AU] -Capitolo Due.

Non riusciva a vedere nulla poiché stava passando per la via più buia di tutte: quella che conduceva alla fabbrica. Non era ancora consapevole di cosa ci fosse alla fine della strada, ma vi assicuro che ci sarebbe andato comunque. Si chiedeva il motivo per cui si stesse spingendo così oltre e perché non stesse camminando verso la strada di casa sua. Non era un tipo che si spaventava facilmente, no, ma che gli diceva la testa in quel momento nessuno lo saprà mai. Rallentò il passo quando, da lontano, scorse un alto cancello. Scosse la testa maledicendosi. "Che diamine sto facendo?" Mormorò mentre, man mano che si avvicinava, capiva dov'era arrivato.

La vecchia fabbrica. Vi producevano e confezionavano il caffé, si diceva che fosse il migliore di tutta l'Inghilterra, ma dopo anni di lavoro dovettero chiuderla a causa di problemi finanziari. Fonti di cui non si seppe mai il nome dicevano che i proprietari lasciarono il paese e i loro figli vennero consegnati a case famiglia diverse tra di loro. Per l'intera città fu uno shock, le notizie riguardanti la famiglia furono ben poche ed confuse. C'era chi diceva che erano morti e che in realtà non avevano mai lasciato il paese, ma che erano rimasti nella fabbrica, nascosti, in preda ad una disperazione troppo grande, con la separazione dai loro figli e il loro fallimento, per aver abbastanza forze da poter andarsene. Solo alcuni sapevano veri frammenti della loro storia, e sapete come sono le voci di paese, no? Ad una persona la dici in un modo, e non solo dopo un giorno la sa tutta la popolazione, ma la conoscono tutti in modi differenti. Si chiaccherava tanto, ed in un paesino tranquillo come quello era un novità! Trasformavano la più insulsa delle cose in uno scandalo degno di essere pubblicato in prima pagina del giornale più famoso dell'intero regime Inglese! Avrebbero mai potuto resistere tutte quelle vecchiette? No, non credo. Sarebbe stato come mettere davanti ad un cane una grande e succulenta bistecca della carne più prelibata che esista, e dirgli di restare fermo e non mangiarla. Esattamente così. Non potevano farsi scappare un'occasione di una tale portata, dopo tutto il tempo aspettato per avere qualcosa di cui parlare oltre ad argomenti minori e pettegolezzi.
Tutti avevano una sorta di paura per la fabbrica di quei giorni, quelle voci si ingrandirono e si sparsero ovunque fino a farla diventare una leggenda. Essa narrava di fantasmi che vivevano nascosti nella fabbrica, e chi poteva negarlo?
Tanto era il terrore che nessuno ci si avvicinava. Ed era quello che faceva strano ad Harry: perché Louis stava andando dentro?
Sin da quando erano piccoli, la maggior parte dei bambini di quel paesino sperduto della Gran Bretagna, venivano spaventati dai genitori, dai nonni, o da chi se ne prendeva cura. Se non volevano mangiare, se non volevano andare a dormire, se non volevano finire i compiti, se non sistemavano la loro camera e rifacevano il letto, se non si comportavano bene e così via, gli si diceva cose come: Ti porto alla vecchia fabbrica oppure Faccio venire il fantasma Aron a prenderti?
E quei poveri bambini potevano non essere spaventati? In una così giovane età le loro menti erano più malleabili, facilmente impressionabili, e in quell'epoca parecchie storie simili a quella della vecchia fabbrica giravano per il paese. Ne venivano usate di ogni tipo dopo che tutti vennero a conoscenza della principale, la madre di tutte le leggende. Si impaurivano e di conseguenza si trasformavano in dei burattini, ed i burattinai erano appunto i genitori. C'era anche un'altra cosa che, però, nessuno degli adulti che terrorizzava i propri figli avrebbe ammesso: i primi ad aver paura erano loro.

Certezze che Louis fosse lì non ne aveva neanche una, solo sue impressioni. Lo aveva perso di vista quasi fin da subito e sull'asfalto le impronte non rimanevano, la luce non aiutava talmente poca era. Continuava a camminare con fretta, ogni passo segnava la sua dolce fine, ogni passo lo indirizzava verso lo splendido ragazzo che sperava fosse lì. Harry si ripeteva che sicuramente Louis conosceva la storia della vecchia fabbrica e l'aveva ritenuto un fifone che non avrebbe ceduto alla curiosità per spaventarsi a morte, e di conseguenza non ci sarebbe andato. Ma, al contrario, ci stava andando, e non si trattava assolutamente di una questione di orgoglio. Era solo curiosità, e che lui provasse emozioni diverse dalle solite era una cosa nuova; una cosa che avrebbe reso felicissima Norah. Non voleva Louis come amico, mai sarebbe successo. Lui doveva conoscerlo e basta, doveva sapere chi era, doveva conoscere anche il più oscuro dei suoi pensieri. Lo vedeva come una sorta di fuoco, l'unico particolare era che si trattava di un fuoco spento. Il bellissimo sorriso che brillava sul suo volto avrebbe dovuto avere una luce ancor più accentuata, doveva brillare più di una stella. Non esisteva qualcosa di più lucente di quest'ultime? Quel sorriso lo sarebbe dovuto essere. Era bello, splendido, incantevole, gli aggettivi non bastavano per descriverlo, ma finto e sofferto. E doveva sapere il perché lui si era spento come fa la fiamma d'una candela intrappolata tra le pareti di uno dei più bei bicchieri di vetro.

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