Echo [Larry Stylison AU]-Capitolo Quattro.
Si fecero le due del mattino e di Louis nessuna traccia. Harry sapeva che era lì fuori, lo guardava. Sentiva il suo sguardo sulla sua pelle come non lo aveva mai sentito. L'intera serata l'aveva passata con la schiena contro il muro tenendo lo sguardo fisso sulla finestra; le gambe al petto circondate dalle braccia. Lo aspettò tanto, senza muoversi da quella posizione. Era lontano, iniziò a capirlo, era molto lontano. Ma sapeva che stesse guardando verso la sua direzione. I metri o i chilometri che li separavano non sarebbero mai stati troppi per impedire ad entrambi di guardare l'uno negli occhi dell'altro. Ed era vero, perché anche se Louis era impegnato a non cedere alla tentazione di andare da Harry... Lo stava fissando, quasi a proteggerlo da ogni dolore che avesse osato sfiorarlo.
Era una bella sensazione, la prima volta che Harry la provava; una strana solitudine che poi in fin dei conti non lo era. Gli stava accanto senza neanche saperlo ed piacevole, perché sentiva che per la prima volta era coperto da qualcuno.
Era consapevole del fatto che l'aveva sentito, eppure l'aveva ignorato. Le infinite domande erano già pronte all'attacco ma i pensieri riuscivano a superarle e diventarono loro i padroni della contorta mente di quel ragazzo dai ricci scuri; erano loro le uniche voci nella sua testa, anche se era affollata. Come se ce ne fossero troppi che provavano a parlargli, ma che solo alcuni avevano la precedenza di farsi ascoltare. E quello principale, l'unico a cui dava un minimo attenzione, riguardava un ragazzo dagli occhi azzurri. Riguardava Louis.
Passò un'altra ora, i suoi occhi si chiudevano e aprivano. Non poteva addormentarsi. Doveva aspettarlo. Anche se magari lui non esisteva realmente, ma doveva aspettarlo. Perchè se non fosse esistito avrebbe dovuto avere la mente abbastanza attiva per far in modo che comparisse.
Sfiorò la sua mano, immaginando di avere quella piccolina di Elsa sopra di essa. La chiuse, come a stringere quella di chi non poteva più esserci. Quando era più piccolo, Harry, ed ormai Elsa non c'era più, la inventava accanto a sé. Fingeva che non fosse cambiato nulla, che lei fosse ancora con lui. Durante la notte, mentre dormiva, abbracciava qualcosa che non c'era, ed anche se non sarebbe mai stato possibile, lui riusciva a sentirla vicino. Avrebbe preferito la sua vera presenza, ma non era fattibile, e così si era aggrappato a quel minimo di speranza di riuscire a sopravvivere senza la sua migliore amica. Almeno, si ripeteva di continuo, il suo papà non avrebbe potuto prendergli anche quella.
"Hello, hello.." sentì qualcuno cantare. Improvvisamente le sue labbra si piegarono in un lieve sorriso.
"Anybody out there? 'Cause I don't hear a sound." Continuò lui, non riuscendo a resistere.
"Alone, alone; I don't really know where the world is, but I miss it now." Colui che cantava aveva una voce incantevole, che ti obbligava a sentirla e ti lasciava con la bocca all'improvviso secca. Era dolce, per niente profonda, come quella di un bambino.
"I'm out on the edge and I'm screaming my name, like a fool at the top of my lungs." Sussurrò mentre teneva gli occhi chiusi.
Non importava quanto glia facesse male quella canzone, o quanto fosse forte l'impatto che aveva su di lui. Era la sua canzone, quelle note lo avevano sempre preso per mano quando nessuno c'era, nei momenti in cui era più solo. Erano loro che lo spingevano avanti e gli ripetevano, a modo loro, che ce l'avrebbe fatta. Lo salvava continuamente, ma solo quando stava per toccare il fondo. Era, se posso dire, l'unica cosa che per Harry sarebbe davvero restata a vita. Perché le canzoni non se ne vanno mai. Ci sarà sempre quella canzone messa lì che non ascolti mai ma che non hai coraggio di cancellare dalla tua mente. Quella che non trasmettono mai alla radio e che se mai accadesse ne saresti geloso perché qualcun altro all'infuori di te sentirà la tua canzone e se ne godrà il bel suono. Quella un po' strana, in cui rispecchi la tua particolarità. Quella che ti stanchi di ascoltare per il semplice fatto che l'hai sentita troppo spesso. Quella che quando metti un disco l'aspetti impazientemente. Quella che se te ne perdi una singola strofa la rimetti da capo. Quella che ti ha cresciuto, quasi fosse tua mamma, che ti ha preso per mano e ti ha detto: "Di te, ora, mi prendo cura io." E l'ha fatto davvero, rendendoti lo splendido disastro che sei diventato.
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Echo. [Larry Stylison AU]
Fanfiction"Ed era probabile che Harry sarebbe morto tra quelle bianche pareti rovinate, cui l'unica decorazione che avevano erano graffi incisi nelle mura, e Louis mai avrebbe saputo ch'egli lo amava più della sua stessa misera vita."