Tutto avrei pensato meno di ricevere quella lettera, quella nebbiosa mattina di febbraio del 1956, dopo essermi ripreso dal mio turno di notte al braccio B. E, lì per lì, fu peggio di una bastonata dritta in testa.
Non posso farne nemmeno una colpa al postino, poveraccio, dovette aver pensato chissà cosa quando vide la mia faccia appena scorsi il timbro di provenienza: Bahia, Brasile.
Poche lettere battute a macchina su un pezzo di carta color caffè chiaro, con un francobollo multicolore con la veduta di una città affacciata sul mare che spiccava come una gemma. Bastò quello per farmi schizzare il cuore in gola come dovessi vomitarlo da un momento all'altro: non poteva che venire da lei. E portare con sé tutto il peso dei ricordi, di quei ricordi che stavo tentando di seppellire da ben ventiquattro anni, ma che, ogni tanto, tornavano comunque.
La prima cosa che mi venne da fare fu di attaccarmi al telefono, componendo come in sogno il numero dell'unico uomo che avrebbe potuto in quel momento non dico aiutarmi ma farmi sentire meno solo nel condividere il peso di quel passato: il mio collega e amico di una vita, Paul Edgecombe.
Mi rispose sua moglie, Janice, quasi la sua ombra per me.
- J-Janice, Paul è in casa?
- Sì, lo chiamo subito, - rispose lei. - Ma, Brutal, cos'è successo? Sembri stravolto.
- Sarebbe troppo lungo da spiegare, - le risposi con il fiato che mi mancava ogni due parole. - Preferisco parlarne con Paul, per il momento.
Poco dopo, la voce del mio amico si fece sentire dall'altro capo; sua moglie doveva avergli accennato qualcosa perché aveva il tono teso e preoccupato di chi si prepara al peggio.
- Brute, che succede?
- Paul... - balbettai, - Ho ricevuto una lettera dal Brasile. Una lettera di Beth.
Sentii un silenzio pesante piombare attraverso il filo. Era un'eternità che nessuno di noi parlava più di quella storia, ma come aveva toccato me aveva toccato anche lui, e tutti noi "quattro moschettieri" ex cerberi del Braccio della Morte di Cold Mountain. Anzi, di noi il più coinvolto era stato proprio Paul, e non solo in qualità di responsabile.
Quando riprese a parlare la sua voce era roca, angosciata.
- Cosa ti ha scritto tua sorella?
- Non ce la faccio a parlarne qui. Vorrei parlarne direttamente con te... Con tutti voi. Ce la fate a venire a casa mia stasera?
- E' parecchio che non sento Harry e Dean, ma provo a rintracciarli. Devo portare anche Jan?
Io dissi di sì; dopotutto, la signora Edgecombe era stata l'unica donna a venire a conoscenza dell'intera faccenda. Oltre naturalmente a mia sorella, Elizabeth, la piccola Beth infermiera dell'American Red Cross, ai cui occhi io, dopo quella notte, avevo cessato di esistere.
La giornata trascorse interminabile, contesa da emozioni contrastanti che parevano lacerarmi in mille pezzi, prima che dalla porta potesse giungermi il conforto dei miei amici; tentai di passare il tempo a pensare a una cena dignitosa da preparare per tutti, ma ero talmente stravolto che tutto si concluse in un disastro. Dio benedica l'intuito delle donne, perché, appena sentii suonare il campanello, mi trovai davanti al mio amico Paul e a sua moglie con in mano cesti carichi di panini imbottiti, come avessimo dovuto fare una scampagnata. Il che non poteva essere più in contrasto con le nostre facce tese.
Harry Terwilliger e Dean Stanton arrivarono dopo poco. Non li vedevo da troppo, invecchiati anche loro: Harry con la sua nuova vita da padre di famiglia con due figlie appena sposate, e Dean con molti più capelli bianchi di come ricordavo.
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La Rosa dei Venti
FanfictionCold Mountain, North Carolina, Stati Uniti, 1956. La vita di Brutus Howell, detto Brutal, guardia carceraria al braccio minorile del penitenziario, viene sconvolta: una lettera dal Brasile gli preannuncia l'arrivo di sua nipote Rosa, della quale si...