Prologo

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Il cielo, fino a quel momento denso di nuvole scure che rendevano quella notte di sangue buia e impenetrabile, fu squarciato da un bagliore accecante. 

Gli uomini, che ancora setacciavano il campo di battaglia, levarono i loro sguardi al cielo e tremarono. Un boato squarciò il silenzio rotto fino a quel momento solo dai deboli lamenti dei feriti.

L'oscurità parve inghiottire nuovamente ogni cosa quando, come una immensa torcia, la sommità di una delle colline che sovrastavano il campo di battaglia non prese ad ardere e illuminare tutto ciò che la circondava.

Thalion signore degli uomini alti, detti anche gli splendenti, arrestò la sua frenetica ricerca. La profezia si stava avverando. La gemma splendente forgiata nel sangue e dolore della battaglia era giunta sulla terra con la benedizione del Dio del Fuoco che ora ardeva come una corona intorno a lei.

La speranza non è morta, la mia stirpe rinascerà forte come lo era ai tempi dei primi re! Mio figlio sarà il portatore della gemma e ogni debolezza lo abbandonerà!

Fu il pensiero che il nobile re ebbe e che riempì il suo cuore di speranza spingendolo a perseverare nelle ricerche di colui che era come un fratello e risultava ancora disperso.

Handir della casa reale di Farastur, conosciuto anche come re dei commerci e dell'acciaio, fu riscosso dal fragore dello schianto e i suoi profondi occhi blu come il mare si aprirono non ancora vinti dalla morte che aveva cercato di ghermirlo. 

Intorno a lui molti dei suoi uomini e amici fedeli giacevano a terra morti. Doveva alzarsi e capire cosa fosse accaduto: se il suo azzardo fosse stato inutile o li avesse invece condotti alla vittoria. Cercò di muoversi, ma un dolore lancinante lo paralizzò a terra, mentre un grido strozzato di rabbia mista a sofferenza gli sfuggì.

Non posso morire qui, non così, non ora! Irin mi sta aspettando e con lei nostro figlio che sta per nascere: le ho fatto una promessa... Dei del mare e della terra aiutatemi! Datemi la forza di tornare da lei! 

Mentre il grido disperato del sovrano di Farastur si mutava in preghiera, una preghiera si mutava in un grido di disperato. Irin aveva appena appreso la notizia che il suo amato sposo era disperso in battaglia e poche erano le speranze che fosse ancora vivo.

La regina non poté tuttavia abbandonarsi alla furia che ribolliva nelle sue vene e che chiedeva il sangue dei loro nemici sulla lama della sua spada per essere placato poiché un dolore atroce la piegò. Una nuova vita chiedeva di venire al mondo e il suo primo vagito fu coperto da un fragore assordante e i suoi occhi si aprirono illuminati dalle fiamme ardenti della nuova speranza.



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