Eleanor si sentì perduta proprio come quando era stata fatta prigioniera dai briganti delle tribù nemiche contro cui combattevano. Le emozioni erano così forti che in un istante si trovò a rivivere l'orribile esperienza che l'aveva quasi uccisa come fosse uno spettatore impotente.
Era stato all'imbrunire quando la folle corsa a cui erano stati costretti la principessa Eleanor e i sopravvissuti della sua scorta ebbe fine.
Gunter e i suoi uomini erano stati gli ultimi a rientrare dal giro di razzie, ma erano stati anche quelli che avevano portato il bottino migliore. Quella notte si sarebbe festeggiato e l'indomani i guadagni delle loro scorribande sarebbero stati equamente divisi e degli uomini e le donne catturati portati al mercato degli schiavi dove sarebbero poi stati venduti di lì a un mese.
Quella notte si sarebbe bevuto e festeggiato fino all'alba e Gunter aveva già in mente come fare onore al ricco bottino che gli sarebbe spettato della sua ultima razzia.
Gli uomini sono tutti degli ottimi esemplari: giovani, forti, belli. Ne ricaverò un mucchio di soldi e anche se la ragazza è ancora un po' acerba per venderla con profitto ora, posso sempre tenerla per me: le giovani puledre mi sono sempre piaciute e quando mi stuferò di lei, potrò sempre venderla. Deve solo mettere un po' più di carne sulle ossa e varrà tanto oro quanto pesa, ma per ora mi occuperò io di lei. A quel pensiero il volto dell'uomo si deformò in un ghigno crudele.
I soldati imprigionati saldamente dalle robuste funi con cui li avevano legati ai cavalli, furono condotti insieme agli altri prigionieri e rinchiusi in una gabbia di pali di legno incrociati tenute insieme da corde.
Ciascuno di loro fu legato lontano dagli altri. Gli uomini se pur feriti e stanchi per la lunga marcia forzata si reggevano orgogliosamente in piedi pronti a sfruttare qualunque occasione per tentare l'impossibile.
Il duro addestramento militare che era stato loro impartito aveva temprato il loro fisico a fatiche ben peggiori e fortificato il loro spirito a sufficienza da non permettersi alcun cedimento. Non potevano permettersi di darsi per vinti, specie in un momento in cui la loro vita non sarebbe valsa più nulla se fosse accaduto qualcosa di irreparabile alla giovane principessa che era stata loro affidata. Il disonore sarebbe stato tale che la morte e le peggiori torture non li spaventava quanto l'idea di fallire.
Eleanor non fu condotta insieme agli uomini della sua scorta, ma portata poco più in là e legata con altre quattro donne i cui sguardi vuoti e le vesti lacere erano il chiaro specchio del destino orribile che le aveva piegate.
La giovane principessa vedendole percepì con chiarezza devastante i pensieri e le emozioni di quelle anime straziate e si sentì svuotare di ogni forza crollando al suolo non appena il suo aguzzino lasciò la corda con cui la obbligava a camminare.
Eleanor avrebbe desiderato con tutte le sue forze riuscire a rialzarsi, a levare il volto e sfidare quei mostri a testa alta ergendosi sprezzante e fiera come avrebbe fatto sua madre o sua Zia, ma non ci riuscì. I piedi sanguinanti e le gambe contuse e ferite non le permettevano di alzarsi e solo grazie a uno sforzo immane era riuscita a trattenere le roventi lacrime di dolore e paura che le laceravano il cuore.
Sentiva i sentimenti delle donne che erano con lei come se fossero i suoi. Doveva chiudere la sua mente, o la sua maledizione l'avrebbe distrutta, ma non ci riusciva. Non passo molto tempo che anche l'ultima debole barriera, che era risuscita a trattenere per difende la sua mente da ciò che la circondava, si infrangesse e, al tormento delle sventurate prigioniere, si sommasse la consapevolezza degli intenti dei loro aguzzini. Questi ultimi erano carichi di una tale brama e cupidigia che Eleanor ebbe la sensazione che finissero per penetrarle le carni e violentarle l'anima. Doveva fermare quel flusso di sensazioni e trovare il modo di isolarsi, o non avrebbe retto a lungo d'innanzi a tutto quell'orrore e sarebbe impazzita.
Sollevato appena il capo riuscì a incrociare lo sguardo del capitano Amon. Il suo volto era teso, la rabbia che lo infiammava superava di gran lunga la paura: i sentimenti del guerriero erano forti e il suo cuore nobile. Eleanor si aggrappò a quel contatto con la forza disperata di un naufrago che si tiene ad un asse di legno per non affogare nel mare in tempesta.
Il capitano percepì lo sguardo della giovane principessa su di lui. Il tentativo di questa di abbattere le sue difese e penetrare nella sua mente lo stupì per il grande potere che dimostrava di possedere.
Prima della loro partenza dalla capitale di Ashra, era stato messo in guardia dal ciambellano reale sulla possibilità che la giovane principessa di Fastur potesse possedere il dono dell'antica stirpe di entrare nella mente e nel cuore degli uomini riuscendo a vederne la vera natura e ravvisarne gli intenti e, all'inizio, non vi aveva dato grande credito.
Eleanor era di nobile lignaggio, ma non apparteneva al popolo di Ashra, non era possibile che avesse sviluppato il dono e che questi si manifestasse con tanto vigore da essere notato quando persino tra i membri più nobili e puri dell'antica stirpe della sua terra stava scomparendo. Tuttavia aveva deciso di indagare.
Durante il viaggio l'aveva messa alla prova più volte e la principessa si era difesa come poteva e aveva dimostrato pure un certo controllo. Tuttavia un maestro di prima classe come lui non poteva essere ingannato facilmente nemmeno da un suo pari figuriamoci da una ragazzina priva di alcuna istruzione sull'antica magia.
E se mai avesse avuto ancora dei dubbi, la richiesta dispera di Eleanor di permettergli l'accesso hai suoi pensieri era la prova che confermava tutti i suoi sospetti: la principessa possedeva il dono e non era in grado di gestirne il potere al punto da starne venendo schiacciata.
Era proibito cercare di invadere la mente altrui con una tale violenza, ma lei non aveva alcun controllo della situazione e stava solo cercando aiuto. Il problema era che se lui poteva accoglierla mantenendo una barriera che difendesse i suoi più intimi pensieri, lei non sarebbe stata in grado di farlo, proiettando in lui tutta se stessa. Era un contatto troppo intimo ed era proibito se non consapevole e consensuale, ma non c'era altro modo in cui poteva proteggerla. Ricambiò e incatenò il suo sguardo e, abbassata ogni sua difesa, la accolse nella sua mente.
Per un po' la cosa parve funzionare il capitano si frappose tra lei e quanto la circondava. Ora tutto ciò che Eleanor poteva sentire erano i sentimenti e i ricordi del capitano Amon. All'improvviso però la calda coperta che aveva fatto da scudo alla principessa si trasmutò in un grido di rabbia e orrore che la ridestò dall'isolamento in cui si era rifugiata mentre rude mani la strattonavano lontano dalle sue compagne.
Eleanor non fece in tempo a capire cosa accadeva che mani brutali le si serrarono sul corpo costringendola ad alzarsi, mentre una barba sporca e irsuta le graffiava la morbida guancia mentre una voce roca e crudele le sussurrava all'orecchio: ««uesta è la mia notte fortunata! E tu lo sei altrettanto! Per Garu sei troppo acerba, ma io saprò apprezzarti a dovere: ti farò gridare per tutta la notte!»
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Il Risveglio
FantasyIn un periodo in cui i venti di guerra sembrano tornare a soffiare minacciosi, una secolare alleanza rischia di infrangersi e portare caos e distruzione. L'antica stirpe dei discendenti del dio del fuoco Ashura, a capo dell'alleanza, credono che so...