Capitolo II, L'Addestramento dell'Esercito Reale

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Terminata l'assemblea nella sala del Re, Aenghrist si trovava ancora tormentato da un vortice di pensieri.
Completamente assente si diresse vicino al fiume, in un luogo dove era solito andare a pensare. Si sedette su di un piccolo ponticello di legno abbandonato e ormai in disuso.
Osservare il lento e ritmico movimento dell'acqua lo rilassava. Era immerso nella natura ed i soli rumori che udiva erano quelli del ruscello, del vento e degli uccelli.
Trascorreva spesso del tempo lì, soprattutto quando doveva riflettere su qualcosa che lo preoccupava molto.
Seduto con le gambe sporgenti verso la superficie dell'acqua e con la testa china, si mise a canticchiare i versetti di una canzone che lui stesso aveva composto. Di tanto in tanto, amava spendere del tempo nell'invenzione di poesie. Alternava alle parole un triste fischiettare, mentre con le dita giochicchiava con i petali di un fiore.
Si slacciò l'armatura, depose la spada e dopo essersi spogliato si tuffò nel fiume, mettendosi a nuotare. Prima alternando delle bracciate, poi si distese di schiena e galleggiò sul pelo dell'acqua.
Fu un bagno ristoratore, perché oltre a rinfrescarlo, lo aiutò a scacciare i pensieri per un po'.

S'incamminò verso casa e appena svoltato l'angolo che dava sulla via della sua dimora sbatté contro suo fratello.

«Ti diverti a farmi attendere? È la seconda volta che sei in ritardo oggi, ti stavo venendo a cercare. Nostra madre è al campo di guarigione oggi, ho dovuto preparare io il pasto, sai bene che sono preciso sugli orari. È tutto servito sulla tavola, manchi solo tu. Muoviamoci o perderò la pazienza!» gli sbottò.

Senza dire una parola Aenghrist si fece strattonare fin davanti alla casa. Roryn aprì la porta e lo spinse dentro velocemente, calciandolo con il piede.
La tavola era imbandita di squisite pietanze. C'era zuppa di legumi, pane, carne di pollo, alcune varietà di frutta e verdura, acqua e birra.

«Dove sei stato? Non sei mai puntuale. Mai una volta! Ah! Se ci fosse ancora nostro padre... Lui sì che te le suonava come si deve» esclamò accomodandosi al suo posto.

Torvas, era morto non appena il figlio minore ebbe compiuto otto anni durante una cruenta guerra a Càn, per tentare di sedare le loro rivolte intestine. Era un punto di riferimento per Aenghrist, una delle persone che più stimava e rispettava.

«Devi dare un taglio alle tue scappatelle! E sii più rispettoso degli orari, sono stata chiaro?».

«Sì. Ti chiedo scusa» borbottò.

«Bene. Ora, dimmi. Hai delle novità?».

«Marduc ha sputato in terra davanti a me, in segno di affronto».

«Marduc? Pft! Uno dei più stupidi membri del vecchio partito che ci sia, secondo solo a Feonor lo Spietato. Non mi stupisce. Che altro?».

«Hai intenzione di trattarmi bene solamente quando ti faccio da spia per permetterti di abbonarti il Re e il suo seguito?».

«Sai benissimo che se hai ricevuto dei privilegi là dentro è solo grazie a me. Inoltre, dovresti aiutarmi a scalare la gerarchia, ne gioveresti».

«Lo so, lo so. Me lo dici sempre. È tutto grazie a te. E comunque ogni volta che sono venuto a conoscenza di qualche fatto riguardante la caserma te l'ho sempre riferito...» rispose mentre addentava un cosciotto di pollo. «Aspetta... Ora che mi ci fai pensare, qualcosa c'è».

«Sputa il rospo!» gli intimò mentre trangugiava un grosso pezzo di pane, puntandogli contro una posata.

«Che cosa ci guadagno?» chiese furbamente.

«Ci guadagni due calci se non me lo dici, subito».

«Sono sicuro che qualsiasi altro lacchè del Re mi pagherebbe bene per questa notizia».

I Racconti di Hira. Il Destino di un Uomo, Libro I (Il Viaggio)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora