Capitolo 18

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Il temporale divampava, i tuoni si fecero sempre più pesanti e possenti e la luce lentamente iniziava a sparire per dare posto alle nubi di color grigio scuro. Fuori pioveva, e la pioggia non sembrava dare cenni di cedimento. Era il periodo delle piogge e, il villaggio, spesso era protagonista di violenti temporali che impiegavano giorni a dare tregua ai villeggianti.
La luce soffusa che riempiva la camera continuava a creare un'atmosfera incredibile. Tutta la casa era buia, come se fuori ci fosse l'apocalisse. Le gocce d'acqua battevano forte sul tetto e si poteva sentire tutto il trambusto che quel maltempo stava creando.
Noah e Gabriel erano lì che si tenevano per mano. Noah osservava le loro mani e ne misurava la grandezza con lo sguardo. Gabriel era tanto più abbronzato di Noah e la cosa lo faceva impazzire. Iniziò ad osservarne tutti i particolari: la differenza del colore, la cura delle mani, i segni, le piccole ferite e persino le pellicine. Noah era affascinato da tutto ciò che riguardava Gabriel e lì, bloccati dal temporale, non potevano far altro che godere l'uno dell'altro. Tra un tuono e l'altro Noah sorrideva, amava i temporali. Gabriel si limitò, in quel lasso di tempo, a stringere Noah e a non fare nient'altro. Era molto taciturno, spesso lo diventava all'improvviso. Noah non voleva infierire, non l'ha mai voluto, sapeva che tipo di ragazzo era Gabriel e, se c'era una cosa sicura, era che nella sua testa in quel momento c'era solo confusione e, alimentarne altra, non era sicuramente il caso. Noah si limitava a tenergli la mano o a baciarlo sul collo, tutto qui. Spesso gli sorrideva, spesso invece faceva il tenerone ma, ogni volta, Gabriel sorrideva come si sorride ad un cucciolo e poi tornava in quell'atrio di dolore che era la sua testa.

<<Chissà cosa staranno facendo gli altri.>> Sussurrò Gabriel come se qualcuno potesse sentirli in quel trambusto.

<<Saranno bloccati anche loro a casa vostra.>>

Se c'era un'altra cosa che Noah amava di quel posto era proprio il villaggio nel periodo delle piogge. Il temporale non permetteva a nessuno di uscire quindi due erano le opzioni: rifugiarsi tutti al bar o godersi quello spettacolo davanti ad una cioccolata calda e un buon libro.

<<Hai freddo?>> Domandò Gabriel notando la pelle d'oca alle gambe di Noah accarezzandole.

<<Un po'.>>

<<Perché non vai a cambiarti? La casa si sta raffreddando e stare con un pantaloncino non è il caso.>>

<<D'accordo.>> Disse Noah sorridendogli per poi andare in camera da letto a cambiarsi.

Gabriel si alzò dal letto e si sedette. Aprì la finestra e guardò il temporale fare il suo corso. Guardò a terra, sospirò. Senza accorgersene le lacrime iniziarono a scendere, una malinconia improvvisa lo colpì nel cuore di quel momento. Non singhiozzò, non voleva farsi sentire da Noah, ma come si può fermare un fiume in piena? Come si può dire al mare di stare fermo? Non si può, ecco tutto.
Gabriel usò la sua maglietta bianca per asciugarsi le lacrime non appena sentì i passi di Noah farsi sempre più vicini. Non appena Noah entrò nella camera notò il ragazzo che era lì con lui con la testa abbassata.
Noah rimase fermo a fissarlo, sapeva cosa stava succedendo ma, come sempre, non voleva infierire. Si avvicinò a lui, si inginocchiò e lo guardò dritto negli occhi. Gabriel non seppe contenersi, aveva gli occhi lucidi e un'aria sofferente. Non appena sentì la mano di Noah sulla sua guancia crollò, come se stesse conservando quelle lacrime da anni, come se per la prima volta nella sua vita piangere non fosse una debolezza, come se stare male andava bene e non era poi così sbagliato.
Noah abbracciò Gabriel che sembrava non cessare il pianto. Iniziarono i singhiozzi. In quella bufera di acqua non si sentì nulla. Gabriel ne approfittò per sfogarsi appieno e, un singhiozzo dopo l'altro, iniziò ad ammiccare qualche parola inizialmente incomprensibile.

<<Che succede?>> Domandò Noah con il suo solito tono dolce.

<<Che cosa penserà mia madre?>> Disse singhiozzando. <<Che cosa penserà mio padre...>> Quando Gabriel pronunciò la parola "padre" crollò nuovamente in un pianto profondo. Era un pianto silenzioso, ma pieno di dolore e sofferenza. I singhiozzi si fecero pesanti e fu lì che Noah capì che la situazione era più complicata di quanto avesse pensato. <<Che dirà di me mio fratello?>>

Come un tuono all'improvvisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora