Prologo.

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" Cristo , si può sapere che hai in quella testa ?"

Vidi le vene di mio fratello Matisse farsi intense , quasi fuoriuscendo dal collo , e quel rossore sul viso per la rabbia improvvisamente si confuse con il color biondo platinato dei suoi capelli leggermente corti ma non molto tirati appena all'indietro.

Io sospirai più volte scuotendo il capo passandomi la mia piccola mano dalle nocche violastre , ancora dolenti , sul mio viso stanco e tracciato da delle occhiaie violastre sempre più evidenziate.

" Quello che avrei voluto fare da molto tempo." Risposi quasi schifata sollevando gli occhi rossastri sulla figura muscolosa di mio fratello che intanto ringhiava da sotto le labbra carnose , portando i suoi occhi grandi di quel colore ambrato , uguali ai miei , in quello eravamo identici , stesso taglio , stesso colore , e stesso dolore ogni volta che li guardavi.

" Si ma nostra madre non avrebbe voluto questo lo capisci ? Avremo potuto .." Disse lui agonizzante , come se stesse cercando di trattenere le lacrime .

" Cosa eh ? Magari avremo potuto scegliere di non vivere una vita di merda ? No nessuno ci ha chiesto il permesso per tutto questo ." Alzai il tono di voce facendo sobbalzare mio fratello che tirando su col naso , osservava la pozza di sangue che sfiorava i miei piedi al centro di quella camera , di quelle quattro mura malandante in cui io ero stata costretta a vivere fin dai miei undici anni e Matisse dai suoi quattordici anni.

" Lui .. meritava tutto questo . E tu lo sai ."

Ammisi socchiudendo gli occhi e riempiendo d'aria i polmoni , lasciando le mie dita tremanti portar una ciocca dei miei capelli dietro l'orecchio.

Vidi mio fratello degludire più volte , inginocchiarsi lentamente , e afferrare quella pistola tra le sue dita , quasi strappandola dalle mie mani ancora ricoperte di sangue .

" Cosa.. cosa stai facendo Mat?" Gli chiesi con la voce tremante, i nostri occhi si incontrarono. Ed io rimasi seduta sul bordo di quel letto.

Matisse mi sorrise , e avvicinandosi a me porse le sue labbra leggermente umide sulla mia fronte . Mi lasció un bacio come faceva da sempre .

" Ora tu andrai via da qui , stanotte stessa. Andrai via lontano.. sono sicuro che Lena , ti potrà tenere con te ." Pronuncio quelle parole così velocemente che io feci fatica a capire , anzi ad accettare .

Lena , era l'amica affidata di nostra madre , di infanzia che aveva trovato fortuna a Los Angeles , che ebbe il coraggio a sedici anni di scappare e non tornare più , a differenza di mia madre lei era debole lo era sempre stata .

" No.. cosa .. che cazzo stai dicendo? Io.. io non ti lascio." Ammisi , scuotendo il capo più volte sentendo il panico avvolgermi , e afferrando il suo viso lo avvicinai al mio . Costringendolo ad ascoltarmi , a guardarmi.

" Quello che giusto che sia fatto. Ve lo devo , a te e a nostra madre . Ora sono io che devo pagare . Per non essermi ..accorto , per non aver fatto nulla."

Disse con il cuore rotto e le mani che pulsavano di rabbia stringendo quella pistola con addosso il segreto , il nostro.

Mi costrinse ad alzarmi quasi di forza .

" Dei miei amici ti porteranno a Los Angeles , chiama questo numero , troverai Lena."

Mi diede sul palmo della mano un bigliettino stroppicciato con un indirizzo ed un numero di telefono sopra .

" NON PUOI FARLO!" Urlai , mentre sentivo che mi trascinava fuori da quelle mure , in lontananza sentivo le sirene della polizia farsi sempre più vicine .

Los Angeles .

Odiavo quella sveglia .
Odiavo svegliarmi la mattina. Odiavo quella vita che ancora non riuscivo ad accettare o semplicemente non ero abituata ad appartenere .
Sbuffai non appena apri gli occhi ancora impastati dal sonno , e sollevandomi appena con la schiena , mi guardai di nuovo intorno , quella camera, così accogliente , calda , e ordinata , la tipica camera di una ragazzina di diciassette anni , una normale, ma io non lo ero .
In realtà non sapevo chi ero .

lascia che io ti ami.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora