Helena aprì il diario e gli diede una lettura veloce, seduta sul letto della sorella, affiancata da Rom che si teneva una caviglia, probabilmente slogata.
Quando lo Stregone l'aveva affrontato, aveva preso una brutta storta e ora gli faceva un male tremendo.
<<Qui dice che "l'amore di una persona a te cara ripristinerà i tuoi sentimenti"...cosa significa?>> si chiese Helena rileggendo la frase più volte.
Era evidente che fosse successo qualcosa ad Electra. La ragazza sembrava più un blocco di marmo che una persona e, tornata a casa, non aveva fatto altro che guardare fuori dalla finestra del corridoio, senza dire nulla. Lo Stregone doveva averle risucchiato parte della sua anima, sennò non si spiegava questo suo comportamento. Per questo Helena aveva preso a leggere il suo diario, sperando di trovare il modo per aiutarla e farla tornare normale.
<<Secondo me ci siamo>> disse Rom deciso. <<Insomma, i sentimenti a quella ragazza mancano eccome...sono sicuro che solo tu possa salvarla>>
Helena lo guardò sorpresa.
<<Io? Ma...ma non so nemmeno come fare. Da dove dovrei partire? Dovrei farle una sorta di discorso motivazionale? Oppure darle una rigorosa pacca sulla spalla?>>
Rom ridò appena, sistemandosi meglio sul letto della ragazza.
<<Parlale, questo dovrebbe bastare>>.
Helena continuò a guardarlo indecisa. Non era sicura di essere lei la persona giusta; per anni aveva vissuto con le sembianze di una bambina e, benché Electra le parlasse continuamente, ricordava ben poco di quei lunghi dialoghi, delle idee e dei segreti che la gemella continuava a raccontarle. Sentiva di essersi allontanata troppo da lei.
Guardò un'ultima volta Rom e poi sospirò alzandosi dal letto.
<<E va bene>> disse infine chiudendo il diario che ancora teneva tra le mani. <<Ma non ti prometto nulla>>.
Poi uscì dalla stanza.
Le gambe erano molli, il cuore le batteva a mille, la mente cominciava a riempirsi di pensieri. Non sapeva da che parte cominciare e quando vide sua sorella davanti a lei intenta a guardare lontano, le si formò un nodo in gola. Continuò ad avvicinarsi lentamente, muovendo a fatica le gambe e stringendo le maniche della sua maglia.
<<Ele...>> quasi sussurrò cercando di richiamarla.
La sorella si girò nella sua direzione e la guardò con occhi vuoti.
<<Sì?>>
<<Ecco...v-volevo ringraziarti per...per avermi fatta tornare normale...so che in qualche modo sei stata tu a rompere l'incantesimo...>>
Fu la prima cosa che le venne in mente, non riuscì a pensare a un modo migliore per iniziare quella conversazione.
Electra la scrutò per un istante, poi riprese a guardare verso il giardino.
<<Di niente>> rispose asciutta.
Helena le si sedette a fianco. Il cuore le batteva ancora forte e non sapeva che altro dire. Guardò il profilo della sorella, morbido e delicato, accentuato dai lunghi capelli corvini.
All'improvviso si ricordò dei giochi che facevano sempre da piccole, come quello dello specchio, quando si mettevano l'una dietro l'altra davanti allo specchio del bagno e quella che stava davanti faceva dei gesti che l'altra doveva copiare alla perfezione, cercando di non far capire allo specchio che in realtà non c'era solo una ragazzina davanti a lui.
Le venne in mente quando Electra, all'età di otto anni, voleva disperatamente tagliarsi i capelli corti perché diceva di somigliare troppo ad Helena e questa cosa la infastidiva.
Sorrise a quei ricordi, limpidi e chiari nella sua testa, ricordi che non avrebbe mai dimenticato.
<<Mi manchi>> sussurrò a capo chino.
Electra si girò di scatto a quelle parole, guardandola di sbieco, con una certa luce a illuminare quegli occhi vitrei.
<<Mi manchi da morire...mi manchi da quando sono tornata bambina, mi sei mancata ogni singolo giorno, ogni singola notte e vederti così mi fa stare ancora più...male...>>.
Gli occhi cominciavano a pizzicarle, il sorriso che prima si era acceso sul suo volto ora era sparito, lasciando solo un tremante labbro inferiore intriso di dolore e nostalgia.
<<Ti prego Electra, torna da me, torna ad essere mia sorella>>.
Era da quando era tornata bambina che non ricordava niente degli anni trascorsi in quel modo. Ricordava appena quello che le persone le dicevano, e ancora meno quello che faceva sua sorella. Aveva perso gli anni migliori della sua vita ed Electra era cresciuta da sola cercando giorno dopo giorno di trovare il modo di rompere l'incantesimo senza ferire in alcun modo Helena. Aveva passato anni a preoccuparsi per lei e non per sé stessa, a portarsi un vuoto dentro che era stata Helena a causarle. E per questo si sentiva tremendamente mortificata.
Le lacrime iniziarono a inondare i suoi occhi e, per nasconderle, Helena posò la fronte sulla spalla della sorella che ancora la guardava.
Era tutto un via vai di emozioni contrastanti che Helena non riusciva a capire. Le cose erano cambiate e lei se ne accorgeva solo in quel momento, ripercorrendo con la mente tutti i ricordi che Electra le aveva lasciato della loro infanzia e, in parte, anche dell'adolescenza.
Avrebbe voluto rimanere lì, in quel corridoio silenzioso per sempre, lasciando che i mille problemi che l'assillavano svanissero. Voleva poter parlare senza difficoltà, dire qualsiasi cosa le venisse in mente, respirando il dolce e familiare profumo della sua adorata gemella.
Una lacrima scivolò sulla sua guancia, arrivando al mento e cadendo silenziosa sul palmo della mano di Electra, provocando una lieve luce bianca.
Helena notò quella luce e si alzò di scatto senza toglierle gli occhi di dosso, seguendola nel suo volteggio verso il viso di Electra, poggiarsi sul suo naso e cambiare colore, diventando di in rosa candido. Poi scomparve. Helena guardò la sorella speranzosa, asciugandosi le lacrime velocemente con il palmo della mano.
<<Helena...>> Electra, chiuse gli occhi e corrugò la fronte, come se l'avesse appena colpita un fastidioso mal di testa.
<<Sono qui, Ele>> le rispose la sorella, prendendole le mani e stringendole forte.
Quando Electra riaprì gli occhi, fu come se si fosse risvegliata da un brutto sogno. Guardò la sorella e dopo poco sorrise, così tanto da far tremare le guance.
<<Helena>> ripeté dolcemente senza smettere di sorridere, avvolgendo la sorella in un forte abbraccio. <<La mia Helena>>.
La ragazza ricambiò la stretta sciogliendo la tensione in un disperato pianto che la liberò da un peso atroce.
<<Electra...sei tornata...>>.
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~Magic Life~
FantasyMagoh è un regno particolare, dove i parassiti di tutti i giorni sono demoni e le persone non sono poi tanto normali come sembrano. È diviso a sua volta in regni più piccoli, ognuno governato da qualcuno che ha avuto a che fare con Metis, potente so...