Abigail era seduta all'ombra di un albero, nel giardino di fronte al palazzo reale. Leggeva, come sempre, un libro di leggende, coccolata dal suo lungo mantello nero che ricadeva delicatamente sull'erba ancora verde.
Il freddo, ormai, si faceva sentire, ma per fortuna a lei i mantelli caldi non mancavano di certo.
Poco distante Blackwood, anche lui seduto ai piedi di un albero, guardava la principessa con fare annoiato, chiedendosi perché avessero mandato proprio lui a tenere d'occhio quella mocciosa.
<<Che seccatura>> sbuffò strappando qualche ciuffo d'erba dal terreno.Che seccatura, che seccatura! Hai ragione, che seccatura! Stare qui a guardare quella sgualdrina quando potremmo assaggiare il suo sangue. Sai che delizia, il sangue di una reale! Dai dai, staccale la testa, voglio il suo sangue!
<< Finiscila, non posso staccare la testa alla figlia della mia regina. Cerca di contenerti>>.
Abigail scostò una ciocca di capelli dal suo viso continuando a leggere. Ma si sentiva strana, come se qualcuno la stesse osservando, e questo la mise subito a disagio. Alzò gli occhi dal libro e prese a guardarsi intorno trovando, senza difficoltà, una figura famigliare non poco lontana da lei.
E appena riconobbe Blackwood, quel pallone gonfiato, sbuffò. Le persone come lui la irritavano, il suo modo di fare da re del mondo le faceva ribollire il sangue e se ripensava al sigaro fumato in biblioteca, sentiva la frustrazione salirle in gola. Ma in ogni caso lei era una ragazza per bene e non avrebbe permesso a quel tipo di farla uscire di testa. Così, senza pensarci troppo, si alzò lentamente da terra, ripulendo una volta in piedi il suo lungo abito lilla dal terriccio, strinse il libro che stava leggendo tra le mani e si avvicinò alla guardia.
Blackwood, dal canto suo, non staccò mai gli occhi dalla esile figura che gli si avvicinava, cercando di reprimere la fastidiosa voce di Satan che continuava ad assillarlo.
<<Buongiorno>> disse Abigail, senza mostrare alcuna espressione particolare, come se stesse salutando solo per cortesia.
Il giovane sorrise beffardo, analizzando con le sue fessure gialle il corpo della principessa che si ergeva davanti a lui.
<<Non mi dite che vi siete stancata di leggere? Senza offesa, principessa, ma non ho la minima intenzione di seguirvi a zonzo chissà dove per tenervi d'occhio. Che ne dite di tornare dove eravate prima e fare le vostre...cose?>>.
Il suo tono da "so tutto io" mandò quasi immediatamente Abigail in bestia, i suoi ordini e la sua sprontatezza non facevano altro che renderlo più antipatico. Ma tutto ciò non l'avrebbe fatta esplodere, lei sapeva contenersi e non si sarebbe scomposta.
<<Non ho bisogno di una badante, mio caro Blackwood, e comunque sono libera di andare dove più mi aggrada. Sei sempre una guardia, non dovresti lamentarti ma semplicemente eseguire gli ordini>>.
Lui sorrise di nuovo facendo comparire due fossette sul suo viso e sistemando con la mano qualche ciuffo ribelle.
<<Che ci posso fare, non sono uno a cui piacciono le regole, principessa. Ma posso comprendere che una reale come voi si stizzi quando la plebe non fa quello che vuole, o forse mi sbaglio?>>.Sgozzale la gola! Falla urlare! Voglio vedere il sangue colarle sul viso e le lacrime uscirle impetuose dagli occhi!
<< Pensavo di avervene già parlato, ma a quanto pare non l'ho fatto. Vedete io sono dell'idea che bisogni avere rispetto a chi te ne porta, indipendentemente dal resto. Non tutti i reali sono uguali, come credete voi, e non siamo certo sulla base di un gioco da tavola>>
<<Ma come? Io pensavo stessimo giocando>>
A queste parole Abigail non poté più trattenersi; quella mancanza di rispetto, quello strafottismo, non poteva davvero essere una guardia reale.
<<Gente come voi mi dà sui nervi...ringraziate di essere la guardia provetto del vostro corso e santificato da mia madre, perché se fosse per me vi avrei già dato in pasto ai demoni della foresta>>.
Quelle parole, quella freddezza, quella crudeltà, Abigail odiava tutto questo, ciò che la spingeva ad essere proprio come sua madre. Cercava sempre il controllo, un sorriso, perché non voleva che le persone la vedessero come un'erede perfetta, uguale identica a chi l'aveva creata. Ma a volte tutte quelle maschere che si creava la mandavano fuori di testa, la facevano crollare, e allora non tutto risultava facile da mandare giù.
Ma ciò che non si sarebbe mai aspettata fu la reazione di Blackwood, tetra e inquietante.
Il giovane, infatti, scattò subito in piedi, ponendosi alto e minaccioso su di lei, gli occhi vuoti ma allo stesso tempo colmi di ira, i pugni stretti lungo i fianchi, l'aria di chi avrebbe ucciso qualcuno a morsi in quello stesso istante.
E la voce che usò non sembrava la sua, era bassa e fastidiosa, incuteva una paura indescrivibile.
<<TU!>> cominciò sovrastando la principessa <<RITIENITI FORTUNATA DI ESSERE RIUSCITA A PARLARE FINO AD ORA, PERCHÉ SE NON FOSSE PER QUESTO BAMBOCCIO CHE MI TIENE DENTRO DI SÉ, TI AVREI GIÀ SCUOIATA VIVA!>> e detto ciò si tappò immediatamente la bocca, come se avesse parlato spinto da qualcun altro.
Il libro di Abigail cadde al suolo e lei, gli occhi spalancati e la mani tremanti, con il poco coraggio che quella situazione poteva offrirle, fece scivolare le dita sul coltello appeso alla giarrettiera stretta alla sua gamba, esponendo appena la coscia al freddo della giornata. Prese poi a impugnare l'arma con entrambe le mani e la puntò al collo del ragazzo, senza dare a vedere la paura che la stava invadendo, mentre lui la guardò preoccupato, cercando le parole giuste da usare per iniziare un discorso tutt'altro che piacevole.
<<Principessa...>>
<<Non so cosa tu sia>> sibilò lei a denti stretti <<Ma spero tu abbia una spiegazione quantomeno decente per ciò che è appena successo>>
<<Andiamo principessa, posate quel coltello e parliamone con calma>>
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~Magic Life~
FantasyMagoh è un regno particolare, dove i parassiti di tutti i giorni sono demoni e le persone non sono poi tanto normali come sembrano. È diviso a sua volta in regni più piccoli, ognuno governato da qualcuno che ha avuto a che fare con Metis, potente so...