<<Il lago ti piacerà, è un posto stupendo>>.
Wilma e Romila ancora passeggiavano per il bosco, dirette verso il lago di Pietra, chiamato così per via di una leggenda che raccontava di una sirena dal nome Pietra che viveva in quelle acque da millenni.
Le due camminarono continuando a parlare, fino a quando Romila non intravvide il ragazzo della sera precedente, Folin, quello che ballava come un idiota sui tavoli della locanda insieme a Rom ed Ashi, e decise di raggiungerlo.
<<Vuoi unirti a noi?>> gli chiese senza salutare, mentre Wilma che la seguiva guardò nella direzione della principessa.
Folin si avvicinò alle due silenzioso, alzando le spalle in risposta alla domanda di Romila.
<<Lo dovrei prendere come un sì?>> alzò un sopracciglio lei, ricevendo un'altra alzata di spalle in risposta. <<Okay, io lo prendo come un sì>>.
Così Romila, seguita da Wilma e Folin, si diresse verso il lago.
Gli alberi ancora oscuravano il paesaggio, ma si poteva respirare l'ebbrezza dell'acqua trasportata da un leggero venticello, che scompigliava i capelli dei ragazzi rendendo la loro passeggiata ancora più calma e pacata.
Quando arrivarono, il lago sembrava un dipinto vivente: c'erano immensi salici dalle chiome verdi brillanti, vari alberi nel pieno della loro bellezza e splendidi fiori che sfumavano dal bianco al blu oltremare.
E poi c'era il lago.
L'acqua era così limpida e chiara da rispecchiare il cielo sulla sua superficie e, affacciandosi appena, si vedevano chiaramente pesci dai mille colori nuotarci dentro. Era quasi impossibile pensare che quello fosse uno dei tanti passaggi per il Regno Marino.
Wilma si guardò intorno meravigliata, soffermandosi soprattutto sui fiori.
<<Wow...>> fu l'unica cosa che riuscì a dire.
<<È magnifico, non è vero?>> le chiese Romila sorridendo compiaciuta.
Anche Folin guardò il panorama meravigliato, ma senza darlo troppo a vedere. Wilma lo guardò e sbuffò quasi infastidita.
Quel ragazzo non sapeva fare altro che alzare le spalle e starsene in disparte. Lo aveva appena incontrato, ma non gli piaceva poi granché. Ma in fondo un po' lo capiva, d'altronde lei era una ragazza molto timida e parlare con qualcuno a volte le risultava difficile.
Romila si sedette sull'erba, la schiena poggiata al tronco di un albero e le gambe incrociate. Anche Wilma e Folin fecero lo stesso, sistemandosi poco distanti da lei. Poi Wilma aprì la tasca anteriore del suo borsone, pronta a prendere uno dei suoi soliti libroni illustranti leggende antichissime e imprese coraggiose.
Romila la guardò con la coda dell'occhio e sorrise.
<<Ti piace leggere?>>.
La ragazza la guardò per un istante, poi si coprì la bocca con il libro imbarazzata.
<<Beh, ecco, sì, mi piace molto leggere...ma anche suonare il violino, recitare, ballare e disegnare e...e cose così>>.
Le parole le uscirono di getto, facendola arrossire non poco.
Non sapeva perché si era messa a parlare così, le era venuto spontaneo, come se conoscesse Romila da tanto tempo.
Dal canto suo, la principessa continuò a sorriderle.
<<Anche io amo la lettura! Come strumenti, però, preferisco il pianoforte. Riguardo la recitazione, siamo sulla stessa barca>>.
Mentre le due parlavano animatamente, Folin prese a giocherellare con dei fili d'erba. Non aveva nulla in comune con quelle ragazze, delicate e leggiadre come i petali dei fiori.
A lui piaceva cacciare, sporcarsi le mani con il sangue delle sue prede, riempirsi il cuore dell'adrenalina che un inseguimento ti può dare.
Non la musica, né la lettura, né tantomeno la recitazione.
D'un tratto si chiese per quale motivo si trovasse lì con loro, invece che essere alla locanda a mangiare e ubriacarsi. Così si alzò e, quatto quatto, se ne andò scomparendo fra gli alberi.
Romila e Wilma non lo notarono nemmeno, troppo intente a parlare e a ridere insieme.Il portale fece arrivare Helena e Rom in una dimensione alquanto cupa e calda, dove rocce rosse formavano una sorta di covo per anime oscure e l'aria era densa e pesante.
Gli inferi, il luogo più basso e infido di tutte le dimensioni mai raggiunte.
Una volta che il portale scomparve, Helena guardò il suo compare.
<<Qui gli umani che non sono passati per mano della Morte non sono graditi, quindi stai attento, okay?>>.
Rom guardò seriamente Helena e annuì, anche se iniziò a chiedersi quando e come la ragazza avesse mai dovuto passare per quel posto infernale.
<<Rimani dietro di me e non allontanarti troppo. Ora andiamo, riesco a percepire Electra, deve essere qui nei paraggi>>.
I due cominciarono a camminare su quel rovente terreno, salendo poi una lunga e infinita scalinata. Il sudore imperlava le loro fronti e ogni passo che si andava a compiere risultava faticoso e insostenibile. Helena sembrava reggere di più l'atmosfera soffocante rispetto a Rom, forse perché la Morte aveva già cercato di prendere la vita della ragazza in passato. Rom non né conosceva il motivo, parlare con la piccola Helena era quasi impossibile ed Electra non rispondeva mai a domande di quel genere. Ora che ripensava all'amica, il ragazzo si rendeva conto di come, negli ultimi tempi, fosse diventata cupa e schiva, a volte burbera o addirittura aggressiva. Se la ricordava sfinita, forse era anche dimagrita, e le loro conversazioni erano prive di sostanza, limitandosi solo a un saluto e a qualche domanda sulla giornata che avevano appena trascorso.
<<Perché Electra dovrebbe trovarsi qui? Insomma, perso di aver capito tutta la storia dello Stregone e del diario, più a meno, ma perché si trova proprio qui negli inferi?>>
La domanda di Rom giunse quasi inaspettata. Helena non rispose e continuò a camminare voltandogli le spalle, assorta in chissà quali pensieri.
<<Hele?>>
Ancora nessuna risposta.
<<Helena, mi stai...>>
<<Siamo arrivati>> lo interruppe bruscamente.
Davanti a loro si ergeva un enorme portone incastrato tra la roccia, fermo e intimidatorio.
Helena ci poggiò la mano sopra e spinse in avanti. Quando quest'ultimo si aprì, si poterono notare subito due figure, quasi dei puntini in fondo all'immensa sala scolpita nella pietra rossa.
<<Non è un problema se decidi di rimanere qui>> disse improvvisamente la ragazza, capendo che forse stava spingendo Rom a risolvere problemi che in realtà erano solo suoi. <<Anzi, ti ringrazio per avermi accompagnata per tutto il tempo, ma non voglio forzarti a fare una cosa del genere>>
Guardò davanti a sé.
<<Non è una di quelle missioni così pericolose da rischiare la vita, ma sarà comunque impegnativo e...>>
Rom la bloccò quasi subito.
<<In caso non ti fosse ancora chiaro, Electra è una mia grande amica e non ti lascerò fare questa cosa da sola, anche se ho un mucchio di domande a cui spero tu mi darai una risposta>>
Sorrise.
Helena addolcì lo sguardo, rendendosi conto della persona meravigliosa che Rom era diventato col tempo. Poi fece un profondo respiro e cominciò a correre verso le due figure, urlando a gran voce il nome della sorella. Rom le stava dietro. Lo Stregone, fidato compagno della Morte, si voltò di scatto, guardando i due ragazzi con fare irritato senza mollare il braccio di Electra, in piedi davanti a lui.
<<Andate via!>> urlò lei a gran voce, ma i due non si fermarono.
Helena prese una delle spille attaccate alla sua cintura di cuoio, la scosse leggermente e questa, in meno di un secondo, prese le sembianze di una spada. Fece uno scatto e balzò verso lo Stregone pronta ad attaccare, ma questo fu più veloce e prese la spada della ragazza con la mano libera.
<<Sapevo che sareste venuti, prima o poi, non pensiate sia così stupido>> sibilò a denti stretti l'ombrosa creatura. <<Di certo non sprecherò un marchio a causa di due insetti come voi, quindi vedete di levarvi dai piedi!>>.
Con uno scatto d'ira, sbriciolò la lama della spada di Helena, che rimase a guardarlo paralizzata. Un secondo dopo venne scaraventata lontano e picchiò violentemente la schiena contro il duro pavimento del salone. Non poteva permettere che quel viscido schiavo della Morte imprimesse il marchio del suo padrone su sua sorella.
Rom li raggiunse il prima possibile.
Si fermò poco distante dallo stregone vestito di nero e lo guardò minaccioso.
<<Lasciala andare>> disse solenne puntando un dito verso Electra.
<<Che vorresti fare, misero ragazzino?>>.
L'uomo, infastidito, lasciò il braccio della sua preda, che cadde a terra in ginocchio priva di forze, e si avvicinò pericolosamente al ragazzo.
Helena ne approfittò per dirigersi verso la sorella, gattonando ancora dolorante a causa della botta ricevuta.
<<Va tutto bene?>> chiese preoccupata alla gemella.
Electra la guardò di sbieco, gli occhi spenti e il viso sciupato, come se non fosse in lei.
<<Sì>> disse piano. <<Devo prendere il mio diario>> e indicò debolmente lo Stregone.
Helena annuì prendendo un'altra spilla attaccata alla cintura. Nè aveva molte con sé perché sapeva che quelle spade non erano resistenti e tendevano a infrangersi dopo poco, ma le usava quando doveva passare per vari portali dimensionali perché erano comode.
Estratta l'ennesima spada, si avvicinò alle spalle dello Stregone che aveva bloccato Rom a terra, le mani strette al suo collo. Un veloce movimento del braccio e il loro nemico si ritrovò una spada conficcata nel petto, che gli fece mollare la presa con cui stava soffocando il ragazzo sotto di lui. Prima di cadere a terra, si voltò verso la sua assalitrice e con un ghigno stampato sul volto sibilò: <<Avrete anche sconfitto me, ma la storia non finisce qui>> Poi un botto lo fece tramutare in polvere.
Helena guardò la scena con il fiatone, stringendo ancora la sua spada tra le mani.
La raggiunse faticando Electra che si chinò a recuperare il suo diario dalle ceneri Delvecchio Stregone. Helena si riscosse dal suo stato di trans e insieme le due sorelle porsero le loro mani a Rom, ancora disteso a terra dolorante.
<<Stai bene?>> chiesero all'unisono guardandolo.
Il ragazzo le guardò un attimo interdetto, poi sorrise.
<<Sto bene ragazze. Piuttosto andiamocene da qui prima che arrivi qualche altra presenza indesiderata>>.
Le due annuirono e, mentre Helena aiutò Rom a mettersi in piedi, Electra aprì il portale che li avrebbe riportati tutti a casa.
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~Magic Life~
FantasiMagoh è un regno particolare, dove i parassiti di tutti i giorni sono demoni e le persone non sono poi tanto normali come sembrano. È diviso a sua volta in regni più piccoli, ognuno governato da qualcuno che ha avuto a che fare con Metis, potente so...