~Capitolo sesto~

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La quiete precede sempre il caos.
Il mondo immobile sotto i nostri occhi, il silenzio che urla nel petto, solo il flebile rumore del proprio respiro a spezzare quella calma glaciale che porterà a qualcosa di orribile, doloroso.
Il ticchettio dell'orologio che scandisce i minuti, i secondi, interminabili attimi della propria esistenza che svaniscono in un battito di ciglia, come se non fossero mai esistiti. Il cuore che batte nel petto, pompa il sangue in tutto il corpo, da' vita a ciò che siamo, ci permette di vivere per vedere il futuro, ciò che ne sarà di noi.
Succede tutto in un secondo, non ti accorgi nemmeno quando inizia il disastro, non senti nulla, non vedi e non ti preoccupi di niente e a quel punto la fuga è impossibile.
Un caldo improvviso, all'inizio un leggero torpore, lontano, a malapena percettibile, che divampa ogni attimo che passa, inabissandosi nell'anima, mischiandosi con l'aria.
Bloccati nel proprio mondo, nella propria quotidianità che sta per diventare un inferno, ancora inconsapevoli di cosa succederà.
All'improvviso il silenzio viene definitivamente rotto, spezzato, frantumato da un colpo di tosse, due, tre, l'aria diventa torbida, gli occhi cominciano a lacrimare, il mondo si fa sfocato, la terra sotto ai piedi svanisce e ci si ritrova inghiottiti dal nulla.
Il panico prende il sopravvento, la tosse aumenta, le mani cercano la gola, la stringono come per poterla liberare da catene invisibili, gli occhi disperati vagano in giro sperando di trovare uno spiraglio di luce, una salvezza, ma non trovano niente, e la preoccupazione sale sempre di più.
Ed è qui che il corpo si accascia, le gambe tremano, il petto si alza e si abbassa in modo frenetico, i capelli si fondono con le ciglia, irrompono sulla pelle insieme a calde e amare lacrime, la vista si annebbia e il buio diventa padrone assoluto.
Un secondo e tutto va perso, nulla ha più senso, la vita scorre davanti agli occhi in modo struggente, ti lascia un messaggio, prima della fine.
Il buio si sovrappone a sagome sfocate, una finestra, una luce, che divampa alle proprie spalle insieme ad un calore insopportabile che logora la pelle, i vestiti, arriva nei meandri più inesplorati, e allora sì che il buio divora ogni cosa.
I suoni si fanno ovattati, l'orologio finisce di scandire il tempo, perché di tempo non ce n'è più.
Una mano si allunga disperata cercando di afferrare la salvezza, ma cade nel vuoto prima ancora di schiudere le dita, sbatte contro il rovente pavimento, si brucia, ma non sembra fare male.
Gli occhi si fondono con l'oscurità, le labbra si schiudono, i muscoli si rilassano, il corpo e l'animo si rassegnano a un destino crudele che non doveva avverarsi, non in quel momento, non lì.
Gli ultimi pensieri si figurano sulle persone care, su coloro che non vedrai mai più, sulle parole che non sono mai state dette e che rimarranno sigillate.
La fine arriva, il dolore sparisce, il mondo si sgretola, la morte ti accoglie a braccia aperte, pronta a portarti via con sé...

-

Zoila sorrise, guardando Rom con gli occhi socchiusi. Era sempre lo stesso, i lineamenti non erano cambiati di una virgola, quindi dedusse di essere stata incosciente per non così tanto tempo.
Il ragazzo, che non la vedeva dall'incidente, quasi si mise a piangere dalla gioia saltandole al collo.
<<NON STO SOGNANDO, TI SEI DAVVERO SVEGLIATA!>>.
Zoila fece una smorfia di dolore; sentiva tutti i muscoli atrofizzati, ma la presenza di Rom la faceva sentire meglio. Ricambiò l'abbraccio debolmente, si sentiva un bastoncino che potevi spezzare con sole due dita.
Non sarebbe mai stata abbastanza grata nell'aver conosciuto Rom, una persona unica e un amico fantastico che sperava di non perdere mai.
Dopo poco Rom si staccò da quell'abbraccio e guardò l'amica dritto negli occhi.
<<Non fare mai più una cosa del genere>> le disse serio.
A Zoila scappò una lacrima.
<<Te lo prometto, non succederà mai più>> quasi sussurrò cercando di non scoppiare a piangere, tornando al caldo e accogliente abbraccio di prima.
Un incendio era scoppiato a casa di Zoila un paio di mesi prima. Più che un incidente era stato un atto di vendetta. La ragazza aveva avuto molti problemi e, per un motivo o l'altro, non era riuscita a pagare il proprietario della sua casa. L'uomo, che non era stato felice della cosa, aveva appiccato un incendio nella casa della ragazza senza che nessuno venisse a scoprirlo. Zoila non era riuscita a salvarsi in tempo ed era rimasta intrappolata tra le fiamme. Da lì era seguito un lungo periodo di coma dove erano pochi a far visita all'alchimista. Le speranze che si riprendesse erano ormai quasi svanite. Se non fosse stato per Abigail, grande amica di Zoila, probabilmente sarebbe morta nel suo letto giorno dopo giorno.
All'improvviso l'alchimista venne circondata da tanti piccoli spiritelli, suoi cari amici, che erano in pensiero per lei e le erano stati vicino per tutto il periodo di incoscienza.
La ragazza li vedeva come fantasmi, ma agli occhi delle altre persone apparivano come delle piccole lucciole.
Rom sorrise.
<<Erano preoccupati anche loro per te, non smettevano di gironzolare per la casa. Sei riuscita a far dannare dei fantasmi, ritieniti orgogliosa di te stessa>> poi scoppiò a ridere.
Zoila lo guardò esterrefatta, diventando ancora più bianca di quello che già non era.
<<T-tu sai...sai delle lucciole?>> chiese in un soffio ancora incredula.
Solo chi aveva a che fare con il mondo degli spiriti come lei sapeva le forme che i fantasmi prendono per scappare all'occhio umano. Inoltre non aveva detto a nessuno di quel suo piccolo segreto, neanche ad Abigail, perché erano stati gli spiriti stessi a chiederglielo.
<<Tranquilla, non dirò niente a nessuno>> le fece l'occhiolino il ragazzo dai folti capelli rossi.
Zoila tirò un sospiro di sollievo e gli sorrise.
<<Grazie Rom, questa cosa è molto importante per me. Non so come tu abbia fatto a scoprirlo ma non voglio che nessun altro lo sappia. Ne va della sicurezza del mio popolo>> disse ricordandosi dell'incontro con la regina del regno degli spiriti. Se voleva diventare veramente sua erede, forse doveva iniziare a riprendere piccole regole che l'avrebbero aiutata in questa sua impresa.
<<Sai di poterti fidare di me, non uscirà nulla dalla mia bocca>> la rassicurò Rom, formando una croce con le dita e posandola sulle sue labbra. <<Piuttosto, so che Abigail è riuscita a salvare buona parte della tua casa. A sistemare il resto ci ha pensato Electra, una mia amica, quindi non devi preoccuparti di nulla, pensa solo a riposare>>.
Zoila sorrise sdraiandosi nuovamente sul letto. Non sapeva come avrebbe ringraziato tutti quanti, ma l'avrebbe fatto in qualche modo. Avrebbe voluto chiudere gli occhi in quel momento, ma un pensiero improvviso la fece sobbalzare.
<<Abigail sa tutto? Dell'incidente, del coma...? Sta bene?>> chiese preoccupata.
Abigail era una sua grande amica e il solo pensiero di averla fatta penare per tutto quel tempo le spezzava il cuore. Aveva lavorato per molto tempo come apprendista al palazzo di Lashiba, anni prima, e lei e la principessa avevano instaurato un bellissimo legame.
Rom le mise una mano sulla spalla.
<<Abigail sa tutto, è stata lei a trovarti, e ti ho già detto che ha pensato lei a salvare buona parte della casa, ma sinceramente non so come stia, non vado a chiedere certe cose ad una principessa che conosco appena. Ma potrai parlarle appena ti sarai ripresa, tanto non si muove mai dal suo castello, da quello che ho capito>>.
A quelle parole la ragazza fece per alzarsi dal letto, ma il rosso la bloccò subito.
<<Che fai?! Dove vuoi andare Zoila?!>>
<<Da Abigail, mi pare ovvio. L'ho fatta preoccupare abbastanza, voglio vederla adesso, voglio dirle che va tutto bene e che mi dispiace...>> gli occhi cominciarono a pizzicarle e Zoila ci mise tutta sé stessa per non scoppiare a piangere.
Si sentiva addosso, tutto d'un tratto, un peso indescrivibile, voleva vedere Abigail, sentirla vicina.
<<MA SEI IMPAZZITA PER CASO?! Che ti salta in mente?! Vuoi davvero andare nella zona oscura adesso? Zoila, diamine, non fare cazzate! Ti sei appena svegliata e sai bene che non puoi metterti a camminare per tutto il regno in queste condizioni. Una ragazza appena uscita dal come che vuole intraprendere un viaggio di una settimana, questa è bella! Vedi di sdraiarti e cerca di riposare>>.
Zoila voleva opporre resistenza, poteva farcela, ce l'avrebbe fatta, ma si sentiva troppo debole per controbattere e si abbandonò ad un sonno irrequieto.
Rom lasciò la sua casa che era sera inoltrata, con le foglie che cadevano dagli alberi e la luna che già si faceva strada nel cielo.

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