🎆 1. Una notte da dimenticare

5K 157 71
                                    

⚠  QUESTO CAPITOLO E IL SEGUENTE (QUINDI 1 E 2) ERANO IN ORIGINE DUE ONE-SHOT INDIPENDENTI, OVVERO "UNA NOTTE DA DIMENTICARE" E "AUTOSTOP", PER QUESTO MOTIVO SOLO IL PRIMO CAPITOLO SARÀ IN PRIMA PERSONA. BUONA LETTURA!

🎆🎆🎆

"Gallia est omnis divisa in partes tres, quarum unam incolunt Belgae, aliam Aquitani, tertiam..."

Alessio Spinaci sta tenendo un'orazione nel mio salotto. In latino.

Indossa una corona d'alloro e una toga del tempo della Roma del primo secolo a.C., tuttavia questo è il minore dei mali, dato che per l'alloro ha pensato di servirsi del vaso di gerani sul tavolino d'entrata, mentre per la toga ha trovato una soluzione un tantino più estrema: le tende della cucina, che stanno ora avvolte al suo corpo (sto sperando con tutta me stessa che sotto abbia almeno tenuto i boxer). Prende un bicchiere di plastica e lo alza come se fosse un calice d'oro, poi, solenne, si porta una mano al ventre e proclama: "Ego sum Iulius, Iulius Caesar. Mors tua vita mea, quid pro quo, lupus in fabula, scripta manent verba volant, carpe diem, mens sana in corpore sano, errare humanum est, dulcis in fundo... Roma caput mundiiiiii!"

Stiamo degenerando.

Mi faccio largo tra la folla a gomitate e raggiungo il tavolino al centro della sala, sul quale Alessio sta appunto dando sfoggio delle sue conoscenze latine.

"Scendi, idiota!"

Come se non mi avesse sentito, continua a elargire proverbi ad alta voce.

Lo tiro per la 'toga' e gli faccio brutalmente raggiungere il pavimento, trascinandolo a forza fino alla cucina.

"Lasciami, fellone! Lasciami!" esclama mentre passiamo due ragazzi che pomiciano indisturbati lungo il corridoio: "Guardieee!"

"Alessio!" lo zittisco mettendogli le mani sulle spalle e facendo in modo che i miei occhi incontrino i suoi, l'espressione euforica da pazzo furioso.

"Siamo nel ventunesimo secolo, la parola 'fellone' è in disuso da decenni e Giulio Cesare è morto."

"Nooooooo!" si porta le mani ai capelli e cade con le ginocchia a terra, spalancando la bocca.

"Non smetterò mai di pensare che tu sia un vero idiota." commento, massaggiandomi le tempie.

"Mi stai dicendo che...?" continua a vaneggiare, smarrito.

Sospiro, prendendo le ultime scorte di birra dal congelatore e nascondendole dietro l'anta del cestino delle immondizie: "Fattene una ragione e, soprattutto, tieniti lontano dal tavolino del mio salotto. Se ti ci vedo ancora sopra con una sbronza del genere, ti uccido."

A queste parole balza in piedi e mi fissa di nuovo con il cipiglio di uno psicopatico: "Tu quoque, Brute, fili mii!"

"Ma vaffanculo."

"Ehi, chi si vede..." la voce altisonante da ragazzo lucido (più unico che raro in questo momento) irrompe nella stanza, accompagnando un corpo longilineo e atletico.

Giulio Pizzi fa la sua spettacolare entrata nella cucina, la solita aria strafottente e un allegro sorrisetto stampato in faccia: "Nicole, Alessio..." ci saluta dall'alto della sua montagna di autostima.

"Cesare!" s'illumina l'idiota.

"No, ma ci sei andato vicino." risponde l'altro, avvicinandosi al mobile senza riguardi e scovando con facilità le birre. In effetti, non sono mai stata un asso a nascondino.

Stappa la bottiglia e si appoggia con la schiena al frigo per bere. Deve fare il bello e impossibile anche di fronte a due comuni plebei come Alessio e me. Show man.

Invischiati per le festeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora