L'amara verità

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~ Capitolo 3 ~

Esistono diversi aspetti positivi del dolore. Quando arrivi a provarne tanto in così poco tempo, alla fine riesci a raggiungere uno stato comatoso, di atarassia e imperturbabilità, che ti rende impenetrabile. Dopo aver provato tanto dolore, dopo aver sentito il cuore uscire via dal petto, lacerandolo, dopo aver vissuto quell'atroce sensazione di sentirsi strappare via l'anima, c'è un momento in cui pensi che niente più potrà ferirti, e questo, se ci pensate è un aspetto positivo. L'altro aspetto positivo del dolore è che non hai più aspettative. Non ti preoccupa sapere che cosa succederà l'indomani. Non ti interessa sapere che giorno è, e in quale stagione ti trovi. Il tempo non scorre più e resti intrappolata in un momento etereo in cui nulla cambia e nulla ti tocca. Ecco, Chloe Decker, dopo aver vissuto quella tragica notte, in cui Lucifer aveva deciso di lasciarla e tornare all'inferno, si trovava in quello stato di "non morte". Così lo aveva definito lei mentalmente, mentre era sdraiata sul divano, a casa di Linda, con gli occhi rivolti al soffitto, che non guardava realmente. Certo, avrebbe potuto definire la condizione in cui viveva in quel momento, come uno stato di "non vita", dal momento che quello che stava facendo, e cioè giacere sul divano in attesa della decomposizione, di certo non poteva essere chiamato "vivere", eppure la detective era sempre stata una che vedeva il bicchiere mezzo pieno e quindi, anche in questo caso, il suo ottimismo non l'abbandonò del tutto. Quanto tempo era passato da quando tutto era successo? 12 ore? 48? Un mese? Non aveva più la percezione di ciò che stava succedendo intorno a lei. Sia chiaro, quello che stava vivendo Chloe non erano i postumi di una rottura adolescenziale, uno di quei periodi in cui ti chiudi in casa con un pigiama orribile, mangiando chili di gelato e rimuginando sulla relazione appena conclusa. Non si trattava di dover digerire la consapevolezza di non essere più amata o di essere stata tradita. Quello sarebbe stato comunque un punto di partenza, ma Chloe non aveva nemmeno quello a cui aggrapparsi. La verità è che a lei e a Lucifer non era stata nemmeno concessa la possibilità di viversi e poi eventualmente di lasciarsi. Avevano trascorso così tanto tempo insieme, avevano cercato così a lungo di reprimere i loro sentimenti, che quando gli si era presentata l'occasione per rivelarseli a vicenda e cominciare ad amarsi sul serio, il destino aveva giocato la sua mossa, impedendogli di scoprire cosa sarebbe successo se i Deckerstar, come Lucifer definiva la loro strana coppia, non fossero stati più semplici "partner", ma qualcosa in più. E non era nemmeno il rimpianto a soffocare Chloe. Lei, che non era affatto un tipo orgoglioso, che amava andare a fondo alle cose, giocandosi anche l'ultimo brandello di cuore se ne fosse valsa la pena, anche in caso di un'ipotetica rottura, avrebbe cercato un punto d'incontro, ne avrebbe discusso fino allo sfinimento. Era già successo con Dan. Quando decisero di separarsi, per lei fu difficile digerire il fallimento, dal momento che era ancora innamorata di lui, ma ciò nonostante, grazie alla buona volontà di entrambi e grazie alla determinazione di lei, erano riusciti a trovare un equilibrio. Anche nei momenti in cui sembrava che non avessero mai vissuto insieme, tanto erano distanti, Chloe aveva la consapevolezza che, calmatesi le acque, avrebbe potuto chiarire con Dan. Ma in questo caso, come avrebbe potuto fare? Lucifer era andato via per sempre e a lei non restava altro se non il ricordo amaro di ciò che sarebbe potuto essere, ma che, visto l'epilogo di tutta quella storia, non sarebbe mai più diventato. Che cosa avrebbe fatto ora? Ritornare a lavoro era impensabile. Non avrebbe mai potuto mettere le mani su un caso, senza provare l'angoscia di lavorare senza Lucifer, senza le sue battute inopportune, senza il suo tempismo pessimo, senza di lui. C'era un aspetto della sua vita che non era stato devastato dalla presenza di quell'uomo? Chiaramente no. Che cosa l'avrebbe spinta a ritornare a vivere? Passarono pochi secondi e l'immagine di una bambina con i codini, gli occhi vispi e con in mano dei coltelli giocattolo dai manici colorati, attraversò la mente di Chloe, e il suo cuore fece un balzo.
<<Trixie>> disse Chloe, dopo che chissà per quanto tempo era rimasta in silenzio.
<<Amenadiel>> replicò Linda che era seduta su una poltrona accanto al divano dove si trovava Chloe. <<Amenadiel, vieni, ha detto qualcosa>>.
<<Chloe, mi senti?>> chiese la dottoressa alla detective, sollevata che non fosse impazzita del tutto.
Certo che poteva sentirla, pensò Chloe. Le voci riusciva ad udirle, era tutto il resto che non avvertiva più.
Voltò appena lo sguardo e si trovò accanto l'angelo che le rivolgeva il più caldo dei sorrisi.
<<Come stai?>> le chiese premuroso Amenadiel.
<<Dov'è Trixie?>> domandò invece la detective. Non era in grado di rispondere alla domanda dell'angelo.Non lo sapeva come stava. Non sapeva nemmeno se era ancora qualcosa e non voleva preoccuparsene.
<<È a casa con Dan, stai tranquilla. Stanno bene entrambi>> affermò l'angelo per tranquillizzarla. Ma Chloe non era tranquilla affatto. Aveva lasciato la sua bambina, senza preoccuparsi di capire dove si trovava, con chi avrebbe trascorso la notte. Che razza di madre era? Si sollevò, facendosi forza sulle braccia, ma dovette farlo lentamente, perché la testa le girava e faceva fatica a rialzarsi. Una volta seduta, si rivolse ai due amici che la guardavano terrorizzati, come se potesse spaccarsi da un momento all'altro e disse: <<Devo tornare a casa, saranno preoccupati>>.
<<Li abbiamo avvertiti noi, Chloe. Sanno che sei qui e che stai b-bene>> asserì Linda poco convinta che la detective stesse davvero bene. La psicologa fece un respiro profondo e assumendo l'espressione più professionale di cui era capace, chiese a Chloe :<<Ti va di raccontarci cosa è successo? Perché sei sconvolta e soprattutto, perché cercavi Maze?>>. Ovviamente Linda aveva già la risposta a queste domande. Aveva parlato con Amenadiel che le aveva spiegato cosa era accaduto, ma in quel momento alla psicologa interessava sapere che cosa stesse provando Chloe in quel momento, cos'è che l'aveva sconvolta così tanto, perché solo indirizzando la detective verso la consapevolezza prima e l'accettazione poi di quello che provava, avrebbe potuto aiutarla.
Chloe si schiarì la voce e raccontò:<<Mmh i demoni...pensavamo di averli sconfitti ma Lucifer era convinto che non sarebbero rimasti tranquilli all'inferno se non ci fosse stato qualcuno a sorvegliarli e quindi ha deciso di ritornare lì, credo per un po' di tempo>>.
<<Ok>> replicò paziente Linda <<e questo come ti fa sentire?>>.
<<Beh, lui è stato costretto. Se non avesse preso quella decisione, ci saremmo dovuti aspettare rivolte di demoni che avrebbero minacciato l'umanità. Lui non voleva andare via>>.
<<Non ho detto che Lucifer fosse contento di ritornare all'inferno>> rispose calma la dottoressa, <<ho chiesto solo come questo ti facesse sentire>>.
<<Come vuoi che mi faccia sentire Linda? Male. Non ho avuto la possibilità di fermarlo. Gli avevo appena detto che lo amavo e lui ha fatto lo stesso, dicendo che la profezia era vera, ma che noi l'avevamo interpretata male. Non era Eve, il suo primo amore sulla terra, ma...io>>.
A quel punto Chloe scoppiò di nuovo in lacrime e i singhiozzi coprivano le parole, rendendole dei suoni incomprensibili.
<<Non è giusto>> continuò la detective con la voce rotta dal pianto <<Avrei voluto dirgli che insieme avremmo trovato una soluzione, ma lui non mi ha dato tempo. Mi ha lasciata da sola, in preda al panico. Ha spiegato le ali e se n'é andato dicendomi semplicemente 'addio'. Ancora una volta ha agito senza tener conto di ciò che volevo io. E ora, mentre lui è seduto sul suo trono a dirigere l'inferno, io mi ritrovo qui a fare i conti con la sua assenza>>. Chloe ormai era un fiume in piena e Linda lasciò che lei sfogasse la sua frustrazione e angoscia, fino all'ultima goccia.
<<Complimenti, Lucifer Morningstar>> urlò ad un certo punto Chloe, <<ce l'hai fatta a rovinarmi la vita>>.
Amenadiel fece segno di voler intervenire, ma uno sguardo di Linda gli fece cambiare idea. Era fondamentale che Chloe arrivasse da sola alla conclusione e alla reale percezione di ciò che era accaduto.
<<Non mi hai dato scelta. Hai deciso tu per entrambi>> e dopo aver pronunciato questa frase, la consapevolezza colpì Chloe in pieno viso, svegliandola da quel torpore in cui viveva da due giorni.
<<Voleva andare via>> affermò lentamente Chloe, come a voler imprimere bene quella rivelazione nella sua mente. Guardò Linda, in cerca di una conferma, ma lo sguardo della dottoressa non cambiò, si ammorbidì soltanto e questo le bastò per capire di aver fatto centro.
Chloe sapeva bene che Lucifer era egoista. Certo, quando le aveva detto di dover tornare all'inferno, non mentiva. Lui non lo faceva mai. La possibilità che una rivolta demoniaca mettesse a rischio la salvezza dell'umanità era reale e lo preoccupava, ma c'era dell'altro. In un'altra occasione, Lucifer avrebbe cercato la soluzione al problema nel suo attico lussuoso, da ubriaco probabilmente. Avrebbe chiesto aiuto ad Amenadiel, a Maze, ma non si sarebbe mai degnato di ritornare di persona nel posto da cui era fuggito, e questo non perché, se fosse sceso negli inferi, avrebbe finalmente ubbidito alla volontà del padre, cosa che lo inorridiva più di tutto, ma perché era spaventato. Lucifer, più di tutti, era tormentato e terrorizzato dal ricordo del suo tempo all'inferno. Lo aveva fatto capire in più occasioni. Lo faceva intendere quando sottolineava che non era stato lui a dar vita a quel luogo e quando affermava con sicurezza che non era lui a scegliere le punizioni per i dannati, ma erano questi ultimi a torturarsi da soli. Negli ultimi tempi, poi, era terrorizzato dal fatto che i tratti diabolici potessero essere permanenti e non andar più via dal suo corpo. Non aveva senso, quindi, che avesse scelto di ritornare in quel posto. A meno che, sulla terra non ci fosse qualcosa che gli facesse ancora più paura. Chloe annuì e finalmente comprese. Lucifer era andato via perché aveva paura di cosa sarebbe potuto succedere tra loro due. Era spaventato dalla piega che avrebbero preso le cose, dalle responsabilità che si sarebbe dovuto assumere. Questa volta, dopo che entrambi si erano dichiarati, avevano raggiunto un punto di non ritorno. Lucifer, il giorno dopo, non avrebbe potuto far finta che non era successo niente, arrivando in ufficio con il suo solito modo di fare irriverente, con il suo caffè corretto (o dovremmo dire con il suo liquore corretto al caffè) e salutarla dicendole "Ehilà, Detective". Il signore degli inferi, il demonio in persona, il principe delle tenebre, Belzebù, era terrorizzato di iniziare una relazione seria con un'umana e non avendo modo di fare dietrofront, non dopo averle detto che l'amava e che era il suo primo grande amore, piuttosto che rischiare di assumersi le sue responsabilità, correre il rischio ed eventualmente fallire, aveva preferito assolvere al suo ruolo di portatore di luce, salvando così l'umanità, nel modo che più gli conveniva. Fuggendo. Era questo che faceva da un'eternità. Era fuggito da paradiso, poi dall'inferno e ora da lei.
<<Ha scelto lui di andare via. Aveva paura di me, di noi>> concluse Chloe con la stessa sicurezza che aveva quando accusava un assassino di omicidio. Per un po' i tre restarono in silenzio, poi Linda si schiarì la voce e chiese a Chloe: <<Quindi pensi che ti abbia mentito? Dicendoti che ti amava e che era costretto a ritornare all'inferno?>>
<<No, Linda>> affermò la detective con una punta di sarcasmo, <<sappiamo bene che Lucifer non mente. Lui bluffa. Era sincero quando mi ha detto che era necessario che andasse via, ma ha omesso una parte, forse la più importante, della verità. Si è dimenticato di dirmi che per quanto mi amasse, non se la sentiva di prendersi le sue responsabilità, di starmi accanto>> continuò.
<<Non ci credeva abbastanza e questo non è amore. O meglio, non è il genere di amore che fa per me>> sentenziò Chloe, che nel frattempo sentiva montarsi una rabbia dentro, che non aveva mai provato fino a quel momento. Doveva andare via. Ora che sapeva la verità, non era più il dolore a guidarla, ma l'ira, contro tutti: contro i demoni, che li avevano condotti in quella situazione, contro Linda, che cercava di psicanalizzarla e la fissava con aria compassionevole, contro Maze, cagnolino fedele, che aveva seguito il padrone senza battere ciglio, senza darsi pena di salutarla, senza lasciare traccia. In fondo, che problema c'era? Si sarebbero riviste tra un secolo o due, no? Era furiosa con sé stessa, per aver creduto che quella specie di demonio in smoking, avrebbe potuto amarla come desiderava lei, ma soprattutto, avvertiva un fastidio indescrivibile per Amenadiel, che restava lì immobile senza far nulla. Che problemi aveva? Non era forse la balia di suo fratello? Perché non era già volato giù all'inferno per dirgli che era un idiota? Un attimo...
<<Amenadiel>> e quel nome le venne fuori come una supplica.
L'angelo comprese immediatamente cosa volesse dirgli Chloe e prima che lei potesse terminare la frase, le disse: <<Non posso>> e aggiunse: <<Non posso andare all'inferno e non posso portarci nemmeno te. Non posso e non voglio. Anche perché, sappiamo entrambi che per poter raggiungere l'inferno, dovresti morire, ma questo sarebbe comunque insufficiente>>.
Chloe lo guardava impassibile, ma ribolliva ancora di rabbia. Vedendo che la detective non replicava alle sue parole, Amenadiel continuò:<<Vedi Chloe, se tu in questo momento morissi, la prima cosa che vedresti non è il portone dell'inferno, ma ti imbatteresti in mio padre, pronto ad accoglierti in Paradiso>>.
Ah già, il grande capo, come lo definiva Ella. Certo, ci mancava solo il discorsetto con Dio.A proposito, lui dov'era in quel momento? A godersi lo spettacolo che lui stesso aveva messo in scena? Oh signore, ora ragionava come Lucifer. Chloe scrollò il capo e si concentrò sulle parole di Amenadiel. L'angelo, infatti, le disse:<<Per andare all'inferno, dovresti commettere un peccato grave, atroce, e non te lo perdoneresti mai>> concluse. Aveva ragione. Non sarebbe mai potuta arrivare a tanto, non per farsi un giretto negli inferi con il solo scopo di prendere a calci nel culo il suo ex fidanzato. Era finita dunque. <<D'accordo>> replicò stizzita Chloe e rivolgendosi a Linda disse: <<Grazie, per essermi stata vicina>> e il suo tono era più morbido e pieno di gratitudine.
<<Ora però devo andare>> continuò Chloe,
<<Trixie mi starà aspettando>> e salutando entrambi con la mano, si chiuse la porta alle spalle, per evitare che i due potessero dirle qualcos'altro. La detective montò in macchina, diretta verso casa e pensò a come si sarebbe comportata d'ora in avanti e nel farlo si domandò "Era questo che volevi, Lucifer? Che continuassi a vivere senza di te? Che vivessi la mia vita come se non fossi mai esistito? Bene, Ai tuoi ordini, signor Morningstar".

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