Capitolo due.

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“Una festa.” Borbottai, scendendo dall’auto di Louis e guardandomi attorno.
Ero sconcertato, forse deluso o magari semplicemente incerto. Perché diavolo una festa sarebbe dovuto essere il luogo in cui attuare il suo famigerato e rabbrividente piano malvagio?

“Già, amico, ma non una festa qualsiasi.” Constatò, sorridendo soddisfatto. Mi guardai in giro. La casa in cui si stava consumando il divertimento era una piccola villetta fuori dal campus e nel giardino d’ingresso c’erano già dozzine di studenti ubriachi, intenti a bere, ballare o scambiarsi effusioni affrettate. Non feci troppe domande, al contrario mi limitai a seguire il mio amico mentre si faceva strada lungo il viottolo tra le varie persone sbronze, spingendone qualcuna per riuscire ad entrare nella grande casa.

Quando entrammo, constatammo che la situazione non era diversa dall’esterno. Ogni angolo della casa era ammobiliato da persone ubriache, tanti bicchierini di plastica rossa tra le mani e tavoli pieni di bottiglie di alcool quasi finite. La musica era più alta che all’esterno, per questo dovetti quasi urlare per farmi sentire dal mio amico.

“Mi sembra una normale festa universitaria.” Ammisi guardando verso il mio amico, il quale si stava invece girando su se stesso, per cercare qualcosa.

“Dopo tutti questi anni continui a sottovalutarmi così?” Disse con voce affabile. Si posò una mano sul petto, dalla parte del cuore. “Così mi ferisci.” Ridacchiò, prima di vedere qualcuno oltre l’ammasso di persone che ballavano e dirigendosi sicuro verso di esso.

“Dove diavolo stiamo–” Mi bloccai dal dire qualsiasi cosa stessi per dire quando vidi Jase Morgan rivolgermi uno sguardo di fuoco. Se ne stava seduto su di una poltrona di pelle scura e solo allora notai che sulle pareti alle sue spalle fossero appese delle foto di lui a tutte le età, con i genitori, alle partite di Lacrosse o al lago.

Quella era la casa di Jase Morgan. Eravamo finiti alla fottuta festa di quel coglione di Jase Morgan.

Lanciai a Louis uno sguardo irritato. Sapeva quanto io e Jase non ci sopportassimo. Lui a quanto pare non amava il fatto che la sua ragazza avesse  un migliore amico maschio, me, con cui andava tanto d’accordo ed io, beh, io semplicemente lo trovavo un coglione. Ecco.

Louis non rivolse il minimo sguardo al padrone di casa, piuttosto si diresse verso una figura snella che stava ballando qualche metro più in là. Ari.

Non ci credo.” Esclamò la ragazza, abbandonando Sienna sull’improvvisata pista da ballo prima di raggiungerci e rivolgere a Louis uno sguardo compiaciuto. “Come diavolo hai fatto a convincerlo?”

Louis sorrise soddisfatto, dandomi qualche pacca sulla spalla. “Cara Ari, lo sai che sono un uomo dalle mille risorse, quindi io ho semplicemente…”

“Non mi ha detto dove cazzo fossimo diretti.” Sbottai, precedendolo. Ari ridacchiò della scena e prima che io potessi riversare il mio nervosismo su Louis, lei mi abbracciò, facendomi calmare immediatamente.

“Sono felice che tu sia qui.” Ammise, stringendomi e sprofondando la testa nell’incavo del mio collo. Riuscii persino a sentire un profumo di pesca, che immaginai provenire dallo shampoo della ragazza, e mi diedi immediatamente del cretino quando mi resi conto di come uno stupido profumo lieve potesse piacermi così tanto se su di lei.

Dio, ero patetico.

Ci staccammo dall’abbraccio con malavoglia, quando un irritante voce roca attirò l’attenzione di entrambi.

“Arianna, vieni?” Disse la voce, ovviamente appartenente a Jase. Fottuto Jase.

“Ci vediamo dopo.” Ci disse Ari, salutandoci e lasciandomi da solo con quel coglione del mio migliore amico, il quale probabilmente aveva compreso di essere, ormai, già un uomo morto.

Just Friends [Zayn Malik au]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora