Capitolo VII

1 0 0
                                    

Volevafare qualcosa per portare alla luce i motivi dei decessi nel suopaese.
Voleva smascherare l'assassino.
Il contenuto dellafialetta l'aveva convinto ancora di più che il killer spietato fossequalcosa mai vista prima. O qualcuno.
Prese la mappa del suopaese e cercò tutti i punti inesplorati e inabitati.
Segnò tuttii punti sulla mappa nei quali riteneva di poter iniziare la ricerca.
Dopo accurate ricerche, studi nella biblioteca ed esplorazioni,scelse il luogo più adatto.
La miniera abbandonata.
Preparòtutto e si mise a letto.
Domani gli aspettava una lunga giornata.

L'indomanimattina si alzò molto presto. Si preparò per bene per andare dentroalla vecchia miniera. Prese il giubbotto, perché faceva abbastanzafreddo là dentro. Ci era entrato qualche anno fa, per una battuta dicaccia, inseguendo un cinghiale che si era rifugiato là dentro. Laminiera infatti si trovava quasi in mezzo a una foresta, ed era riccadi carbone. Spesso molti animali entravano là dentro, ma morivanoinspiegabilmente e l'odore nauseante delle carcasse faceva desisterechiunque dall'avventurarsi là dentro.
John prese il suo zaino, eci mise dentro il necessario per stare là dentro circa mezzagiornata: corde, una torcia, cibo e acqua. Dopodiché prese il suoamato fucile, suo inseparabile compagno di avventure, e lemunizioni.
Uscì di casa e si apprestò ad andare verso la minieraabbandonata.
Dopo circa mezz'ora buona di marcia arrivòall'entrata della miniera. Era una piccola entrata scavata ai piedidi un piccolo monte che si trovava là vicino, in mezzo alla neve,che spesso entrava al suo interno. Quando nevicava molto, invece,l'entrata veniva quasi del tutto coperta dalla troppa neveaccumulata. Dopo qualche metro di distanza dall'entrata il tunnelminerario scendeva improvvisamente verso il basso, con una discesamolto ripida alla quale un tempo vi erano attaccate delle corde perpermettere ai minatori di scendere senza pericoli.
John siavvicinò all'entrata e mise un piede al suo interno. L'interno dellaminiera era molto umido, e il legno quasi sempre inzuppato d'acquacontinuava a cedere e crollare, ostacolando il passaggio. Certitronchi scendevano addirittura lungo la ripida discesa che portavanegli antri più oscuri della miniera.
La puzza delle carcassedegli animali morti là dentro si sentiva fin dall'entrata e riempivatotalmente l'intera miniera.
John prese uno straccio, lo inzuppòun poco e lo legò sul naso, in modo da non impregnare le vierespiratorie con quella puzza. Così cominciò ad avventurarsi lungoi tunnel. Percorsi i primi metri il buio cominciò già a farsitroppo scuro per vedere, ma John non si preoccupò e continuò acamminare senza problemi. Fino a quando non arrivò alla scarpata cheportava ai tunnel veri e propri.
John prese la torcia e illuminòil percorso, ma la discesa era troppo lunga per poterne vedere lafine.
John vide che le corde per scendere vi erano ancoraall'inizio di quell'interminabile discesa. Si mise la torcia in mezzoai denti e ne afferrò una. Si assicurò che fosse abbastanzaresistente e cominciò a scendere, ma appena mise più peso deldovuto la corda cominciò a cedere. Tornò subito al gancio al qualeera legata la corda e la slegò. Dopodiché prese il suo zaino, cercòuna corda di quelle che aveva preso a casa sua e la legò al gancio.Dopodiché cominciò a scendere, pregando che la corda fosseabbastanza lunga.
Dopo circa dieci minuti di discesa Johncominciò a chiedersi quanto ancora dovesse scendere, quando a uncerto punto la mano non trovò più la corda. In un primo momentoJohn entrò in panico, ma riprese subito la calma e salì di nuovoverso l'alto di un passo. Con una mano prese la torcia e illuminòverso il basso, e si meravigliò nello scoprire che la fine dellascarpata era a pochi passi da lui.
John mollò la corda e scivolòverso il basso, fino a toccare qualche secondo dopo il pavimentosolido che da un po' di tempo sperava di toccare.
Fu ora che Johnli vide.
Tre lunghi tunnel che portavano negli angoli più remotidella terra.
John non sapeva quale scegliere, non aveva nemmenouna mappa per capire dove lo avrebbero portato.
Scelse il primotunnel, quello a sinistra. Decise di addentrarsi per un po' làdentro, e di scegliere sempre la strada a sinistra qualora ci fosserostati dei bivi.
Prese la torcia e illuminò il tunnel, cercandoqualcosa che potesse dirgli dove si trovava e dove si stessedirigendo, ma senza trovare nulla.
Si incamminò lentamentein quell'antro buio e tenebroso, facendo attenzione a dove mettere ipiedi, in modo da non cadere e di non farsi male, il che avrebbequasi sicuramente compromesso la sua salita.
La torcia illuminavale travi di legno che sorreggevano la struttura mineraria, che se nonfosse per la poca umidità sarebbero già crollate da molto tempo.
John cercava di toccare meno cose possibili, così da evitare chequalcosa crollasse. L'intera struttura sarebbe potuta crollare da unmomento all'altro.
Sul pavimento roccioso della miniera sitrovavano ancora i vecchi picconi e i caschi di coloro che un tempolavoravano in quell'antro del paese.
John camminava da un bel po',e cominciò a preoccuparsi di come tornare. Camminava da un buonquartod'ora ormai.
Si voltò indietro e cercò di vedere l'iniziodel tunnel, ma ormai era troppo lontano.
Si fermò un attimo perragionare sul da farsi, in modo da non far preoccupare i suoi masoprattutto in modo da non mettersi in pericolo. Valutò velocementele conseguenze e decise di continuare fino al prossimo bivio,dopodichè sarebbe tornato indietro.
Si voltò di nuovo e continuòa camminare.
Più andava avanti più John si accorgeva che lapuzza diventava forte e insopportabile. John puntò la torcia versoterra e vide che il numero di carcasse aumentava notevolmente. Simise un lembo bagnato della sua maglietta sulla faccia in modo dacoprire bocca e naso e si chinò.
Cercò di esaminare il piùpossibile uno dei tanti animali morti che si trovavano a terra, inmodo da provare a capire la causa della morte.
Strappò un lembodella sua maglia e lo avvolse nelle mani in modo da non toccare lacarcassa a mani nude,e la mosse un poco. La carcassa era già in fasedi decomposizione,ed era impossibile capire di che animale fosse, madalle dimensionisembrava poter essere un grosso cinghiale, se nonpersino un orso.
Guardò attentamente il corpo dell'animale pertrovare altri segni, come dei morsi o anche proiettili nel caso fossestato sparato, ma non trovò nulla.
L'avanzato stato didecomposizione gli impediva di trovare qualsiasi traccia. Per trovaredei segni più chiari doveva tornare all'inizio del tunnel, dove lecarcasse erano più recenti.
Decise che quella decisione fossequella migliore da prendere, in quanto sarebbe dovuto anche tornareindietro il prima possibile.
Si voltò verso l'uscita del tunnel ecominciò a camminare a passo svelto.
Stava camminando ormai daqualche minuto speditamente quando la torcia cominciò a lampeggiare.In un primo momento lampeggiava leggermente, ma col passare del tempola torcia dava sempre meno segni di vita.
Dopo Johnrealizzò.
Aveva dimenticato le pile.
Entrò in panico per unmomento,fermandosi di colpo quando questa sarebbe dovuta esserel'ultima cosa che avrebbe dovuto fare.
Girò la torcia verso dilui e gli diede qualche colpetto, ma senza successo.
La torciastava per spegnersi.
Tornò subito in sè e si mise a correre piùveloce che poteva, ma dopo qualche decina di metri si fermò.
Nonpoteva correre. Avrebbe rischiato di cadere e farsi seriamente male.La struttura non era per niente sicura e avrebbe potuto romperequalcosa e compromettere tutto.
Cominciò di nuovo a camminare, mapassarono pochi minuti e la torcia si spense completamente.
Johnprovò a riaccenderla con qualche colpetto, ma senza successo.
Erasolo. Completamente al buio.
Non si vedeva assolutamente nulla, el'inizio del tunnel era ancora lontano.
Mise le mani avanti ecominciò a camminare a tentoni, poggiando a ogni passo le mani sullaparete rocciosa.
Poi qualcosa cambiò.
L'atmosferacambiò.
C'era qualcosa che non andava.
John sentì di nuovoquella sensazione.
Quella situazione di ansia estrema che avevaprovato quando aveva trovato quel liquido, il sangue di un qualcosache non era mai stato scoperto.
La stessa medesimasensazione.
John cominciava a sudare freddo. Sentiva le gocce disudore che scendevano sulla sua fronte.
Poggiò la schiena controil muro roccioso. La parete della miniera era molto fredda. Sentivail gelo sopra le sue vertebre nonostante i vari strati di vestiti cheaveva addosso .
Sentì qualcosa davanti a lui.
Qualcosa siavvicinava.
Il buio spettrale gli impediva di capire cosafosse.
Era ancora abbastanza lontano.
John si buttò a terra ea tastoni cercava qualcosa che gli sarebbe potuto tornare utile. Unbastone o meglio ancora una pietra.
Cercava in mezzo al buio pestomentre sentiva che quel qualcosa si avvicinava.
Poteva sentirlo.Non sapeva come, ma riusciva a sentirlo. Sentiva qualcosa strisciare.Non sentiva nessun tipo di passo, ma come se avesse un serpentedavanti a lui. Un serpente molto grosso.
John sapeva bene cometrattare i serpenti, ma al buio era tutta un altra cosa.
A untratto, di nuovo silenzio.
Quel leggero strisciare non si sentivapiù.
John trovò un sasso e lo strinse nellamano. Aveva tutti isensi all'erta. Non poteva sfuggirgli nulla.
Poi di nuovo.
Quelrumore si sentiva nuovamente.
Sempre più vicino.
Solo che oraandava ascatti.
"Ssssssssssssss".
Silenzio.
"Ssssssssssssss".
Silenzio.
"SSSSSSSSSS".
Oraera molto più forte. Fortissimo. Lo sentiva tutto attorno a se.
Johnsi tappò la bocca per non far sentire il proprio respiro, e lanciòla pietra il più lontano possibile.
Il rumore si fermò di colpo.Poi riprese, stavolta allontanandosi.
John cominciò acorrere. Più forte che poteva.
Sentiva fischiare le orecchie daquantocorreva veloce. Chiuse persino gli occhi, tanto il tunneleracompletamente diritto. Passò qualche minuto di corsa e Johnsentìuna salita sotto i piedi.
La scarpata.
Scivolò e cercoa tastoni la sua corda. Dopo averla trovata, la tirò verso di se pervedere se era ancora sicura, ma si strappò. Non era la suacorda.
Andò a tentativi finchè la trovò e cominciò a salirepiù veloce che poteva, mentre alle sue spalle il sibilio si sentivadi nuovo in lontananza.
John mise nelle sue gambe tutta l'energiache gli rimaneva, non curandosi dell'acido lattico e spronando piùche poteva per mettersi in salvo.
Finita la scarpata vide la lucein fondo al tunnel.
Si mise di nuovo a correre il più velocepossibile.
L'uscita era sempre più vicina. Era a un passo dalmettersi in salvo.
Appena raggiunta la luce rossastra del tramontosi lanciò fuori dal tunnel, finendo con la faccia sulla nevegelida.
Ansimante John si voltò e guardò verso laminiera.
Nell'oscurità si intravedevano due occhi azzurri, colorghiaccio, che lo fissavano.
Dopo qualche secondo quelle duefessure ghiacciate tornarono dentro il tunnel, inghiottitedall'oscurità.
John si alzò e maledisse tutto quello, dolorantecome non mai.


GhiaccioWhere stories live. Discover now