Capitolo XIV

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Ilpadre di John guardava verso l'alto con gli occhi strabuzzati ilcorpo del proprio figlio. Non pensava potesse succedere qualcosa disimile, ma ora aveva qualche certezza in più. Ciò che stavaseminando il panico nel paese non era umano. Nessuno avrebbe potutoessere capace di una simile crudeltà verso un piccolo indifeso.Continuava a guardare il soffitto immobile. La sua mente vagava senzavoler accettare ciò che i suoi occhi stavano vedendo.

Feceun passo in avanti ma le gambe gli si bloccarono all'istante. Nonaveva il coraggio di guardare, fugurarsi di toccare il bambino etirarlo giù. Gli mancava il fegato. La vista di quell'orrore glifaceva venire il voltastomaco.

Sicoprì gli occhi e si decise a uscire da lì il più in frettapossibile. Si sarebbe suicidato lui stesso se avesse continuato avedere quella scena.

Sivoltò dall'altra parte, mentre sentiva una lacrima scendergli sulviso. Poi due, tre, e così via, fino a quando l'intero volto fuinondato dal pianto. Cadde in ginocchio sul terreno polveroso,facendosi forza per rialzarsi, ma i suoi muscoli non glielopermettevano. Stava fermo lì, a piangere, nel buio più profondo.

Lentamentetastò con la mano il pavimento e continuò a camminare gattoni versol'uscita. Le lacrime continuavano a scendergli sul viso, mentre lentecadevano inesorabili sulla polvere e sulle sue mani ormai sporche.

Fecequalche metro gattonando, finchè senti un rumore. Era un suonostridulo, acuto e raschiato, e non riuscì a capire cosa potesseessere.

Cifece poco caso e andò avanti.

Ancoraqualche passo e il rumore si rifece più forte. Pensò che fossetutto nella sua testa. La sua mente cominciò a dilagare. Le suepalpebre si chiusero forte. Vide suo figlio. Correva felice verso dilui. Un secondo dopo, senza nessun intercalare, lo vide appeso alsoffitto.

Lanciòun urlo. Aprì gli occhi. Il sudore cominciava a scendere lungo lasua fronte.

Ancoraquel rumore.

Nonriusciva a spiegarlo in nessun modo.

Sialzò a fatica, e cercò l'accendino.

"Chiè là!", urlò, mentre la sua mano frugava nella tasca dellagiacca. Trovò l'accendino e lo accese.

Puntòla fonte di calore davanti a sè e cominciò a girare intorno.

Avevapaura.

Lasua mente passava in rassegna ogni ricordo. I ricordi più macabriaffioravano nella sua testa. Suo figlio. Le cicatrici.

Eraterrorizzato.

Sivoltava in continuazione, cercando di intravedere nell'oscuritàqualcosa, o qualcuno. Ma nulla.

L'unicacosa che vedeva era la luce arancio-rossa dell'accendino che tenevadavanti a sè. Ormai più che per illuminare il posto lo usava comeun portafortuna.

Camminavalento, il cuore che batteva a mille, non riusciva più a controllarela sudorazione.

Isuoi occhi brillavano di una luce strana, per lui misteriosa. Eranorossi, i vasi sanguigni si intravedevano rossi nelle sue cavitàoculari, e tremavano.

Erala luce della paura.

Cominciavaa sentire il terreno tremare sotto di lui, poi d'un tratto, il buio.La sua mente cominciò a sentire versi strani, graffiati e striduli,fino a divenire una voce roca.

"Oravedrai ciò che hanno visto loro".

Poila luce improvvisa. L'accendino a terra brillava, fioco, sulpavimento poco di fronte a lui. Davanti a lui il ghiaccio. Unacreatura bizzarra stava davanti a lui a fissarlo. Dopodichè con unbalzo felino, sparì.

Ilpadre di John fece per riprendere l'accendino da terra. Poi un dolorelancinante, e il buio, stavolta definitivo.

Lasua mente non sentì più nessuna voce.


GhiaccioWhere stories live. Discover now