Capitolo XII

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Johne suo padre andarono a prendere più roba possibile. Sarebbe statauna caccia lunga e faticosa. Spesso si lanciavano certe occhiated'intesa, come a dirsi "Ci sono anche io ora, stai tranquillo".

Andavanoin giro per casa cercando qualsiasi cosa potesse tornare utile,facendo delle ricerche sugli avvenimenti della loro cittadina eraccogliendo più informazioni possibile. Oltre a una doseincredibile di coraggio.

"Qualè il tuo piano John?", chiese il padre.

MaJohn non lo sapeva. Non aveva la minima idea di come arrivare dalmostro, stanarlo e ucciderlo.

"Nonlo so papà, so solo di voler quella cosa morta".

Ilpadre non lo aveva mai visto così determinato, nemmeno durantequalche battuta di caccia.

"Siamosolo noi due?" chiese il padre, sperando in una risposta negativa.E così fu.

"No,per fortuna. Ho trovato altre due persone che ci potranno aiutare".

"Chisono?".

"Carle la sua segretaria, del laboratorio della città qua vicino. Ed èpure il momento che io vada da loro".

"EZoe?".

Johnfu completamente spiazzato da questa domanda, ma si ricompose subitocercando di stare il più tranquillo possibile.

"Nonvoglio venga con noi. Ho paura per lei, e non voglio le succedaqualcosa".

Main cuor suo John sapeva di aver bisogno di lei.

"Vadoda Carl", disse John, cambiando discorso. "Sarò di ritorno ilprima possibile. Tu intanto cerca gli ultimi attrezzi e preparatutto".

Siguardarono intensamente e annuirono entrambi. John andò alla stalla,sellò il cavallo, e si mise subito al galoppo.


Ilpadre restò in casa a prendere il materiale necessario. Prese lozaino, e ne constatò le dimensioni. Troppo piccolo. Si avviò versola stalla a cercarne un altro.

Sceselentamente le scale. Si prese tutto il tempo necessario, tanto avevatempo. John non sarebbe tornato prima di qualche ora. Osservò i suoipiedi attraversare i gradini di legno di quercia, la mano cheslittava sul liscio manico dello stesso materiale. Si sentiva dinuovo in grado di rendersi utile. Si sentiva di nuovo in grado difare. Dopo l'ultima tragedia, si sentiva di nuovo vivo.

Scesel'ultimo gradino e svoltò in un secondo verso il bagno. Entrò efece velocemente i suoi bisogni. Dopodichè si guardò allo specchio.Non si riconosceva quasi più. Le rughe che gli solcavano il visoerano sempre più profonde, la barba sempre più incolta scendevafino a metà del collo. I suoi peli cominciavano a sbiadirsi, creandoun miscuglio di colori tra il nero e il grigio. Avevano ragione, isuoi familiari. Sembrava più vecchio di quanto sarebbe dovutoessere.

Preseil rasoio e comminciò a passarlo sul proprio viso, facendo caderelievemente i peli. Li guardava scendere dal suo volto fino a terra,certi scuri, altri più chiari. I solchi che gli modificavano ilineamenti causavano qualche taglio qua e là, nulla che non sarebbeguarito in massimo quattro o cinque giorni. Ma man mano checontinuava le cicatrici venivano fuori inesorabili. Cicatrici fattetanto tempo fa, quando era ancora un ragazzo e non aveva ancora nullada perdere.

Finitodi rasarsi, si sentiva come nuovo. Di nuovo giovane.

Uscìdal bagno e si diresse di corsa verso la stalla. Andava a passosvelto, veloce, animato da una nuova forza.

Sifermò davanti al portone, prese un bel respiro, e lo aprì.

Buio.

Buiopesto. Nonostante fosse pieno pomeriggio la luce non riusciva apenetrare oltre il grosso portone di legno per più di qualche metro.Il pavimento in betulla sporco di terra e fieno si perdevanell'oscurità, creando paura e confusione. Tutte le finestre eranostate chiuse, ed era strano. Solitamente John non chiudeva mai leimposte, e nessuno era entrato dopo di lui. Ed era passata poco piùdi un'ora da quando suo figlio era uscito da lì.

Entrò,cercando l'accendino per creare una fonte luminosa. Ci mise un po'per trovarlo, e nel mentre avanzava quasi a tastoni nel buio delgrande capannone. Trovato l'accendino, subito lo accese, non senza unminimo di fatica.

Alloscatto della manovella, la fiamma esplose in un lampo giallognolo,illuminando l'interno dell'edificio.

Davantia lui si trovava una scala a pioli. Ancora qualche metro brancolandonel buio e ci sarebbe andato contro. Voltò lo sguardo alla suasinistra e alla sua destra, per scegliere da che parte andare. Nonaveva comunque tanta scelta. Verso destra la stalla si allungava perancora qualche metro prima di trovare la fine della parete. Versosinistra invece, dopo una decina di metri il capannone svoltava versodestra, in uno spiazzo largo circa cinque o sei metri dove venivanolasciati gli attrezzi per gli animali dopo il loro uso. In quellaparte la stalla si divideva in due piani, con un soppalco in legnodove venivano gettati gli oggetti più vecchi che non servivano più.

Sidiresse da quella parte, con cautela. L'accendino emetteva una picolaluce fioca, in grado di illuminare giusto per qualche metro davanti eintorno a lui.

Lasporcizia sul pavimento suonava soffice sotto i suoi passi, in unsuono che soffocava subito appena sollevato il piede. Continuava acamminare verso quella parte della stalla usata di rado, quando sullapolvere depositata a terra comparsero delle strisce. Linee spezzatenella polvere, come di artigli. Continuavano alternate fino al puntodove l'edificio svoltava. Erano a gruppi di tre, molto fini rispettoalle zanne di qualsiasi altro animale che conosceva.

Cominciònuovamente a camminare, mentre sentiva il sudore che lentamentecolava dai pori della sua pelle. L'ansia cominciava a insidiarsinelle sue vene.

Avanzavasempre più lentamente, l'accendino teso nella sua mano.

Arrivòal bivio.

Svoltòl'angolo. Un colpo di freddo improvviso e l'accendino si spense dicolpo.

Lottòcontro il buio, la mano che cercava la manovella. La trovò.

Uncolpo secco e l'accendino si accense nuovamente.

Guardòdavanti a lui, stralunato.

Unrastrello teneva appeso un corpicino per il collo, sospeso amezz'aria. Sotto di lui, il soppalco, con tutti gli attrezzisparpagliati per terra.

Siavvicinò un poco.

Ilcorpo penzolante era di suo figlio.


GhiaccioWhere stories live. Discover now