Capitolo 2 - Venezia, il mio cristallo di ghiaccio

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"Se dovessi cercare una parola che sostituisce 'musica' potrei pensare soltanto a Venezia" Friedrich Nietzsche.


Agatha, Festival di Venezia

La perfezione. Se dovessi trovare un sostantivo ideale per descrivere il momento appena vissuto direi proprio la perfezione. Venezia, Il mio cristallo di ghiaccio. Scappati dal Red Carpet è successo tutto così velocemente. Alessandro mi ha trascinato via senza neppure chiedermi dove alloggiassi. Non mi ha dato il tempo di recuperare nulla dal mio albergo. Aveva già pensato a tutto. Un po' troppo sicuro di sé il ragazzo. E se non l'avessi perdonato? Abbiamo corso i trecento metri della via frontale al Palazzo del cinema in una frazione di secondo. Non l'ho visto fare neppure a Usain Bolt al suo massimo splendore. Immaginatemi fasciata nel mio abito da sera, tacco vertiginoso, correre stile t-rex in mezzo ad una folla di curiosi che scattano selfie e girano dirette Instagram, e avrete un quadro chiaro della follia.

Un taxi d'acqua ci aspettava all'Hotel Excelsior. Mi sono sentita una star. Tanti anni a veder arrivare e partire attori e attrici internazionali. Ma la parte più bella doveva ancora arrivare. L'imbarcazione si è fermata di fronte all'hotel Cipriani. Avete presente? Piscina enorme, camere sfarzose, vista sul Canal Grande... Ho guardato Alessandro con aria interrogativa. E ho blaterato qualcosa del tipo "è impossibile..." e lui mi ha mostrato il suo solito sorriso sbilenco levamutande. Alessandro durante il tragitto è stato tutt'altro che loquace. Diciamo che entrambi dobbiamo recuperare mesi di astinenza che prevedono l'utilizzo della lingua per scopi più ludici rispetto ai nostri soliti battibecchi, anche se di lui mi sono mancati pure quelli. Il tutto per l'imbarazzo del tassista. Abbiamo tirato la tendina che separava la zona interna dell'imbarcazione per avere un po' di privacy, ma arrivati a destinazione nessuno dei due si è reso conto che il signore si stava schiarendo la voce cercando di attirare la nostra attenzione. La situazione sarebbe potuta anche sembrare comica vista dall'esterno. Io sopra Alessandro, con le sue mani dappertutto, con il tizio che dai colpi di tosse sempre più accentuati quasi si strozza. Alla fine, prendendo coraggio, ha palesemente bussato sul telaio dell'imbarcazione facendoci sobbalzare e ritornare a sederci come due educande in collegio. Non diventavo così rossa da quando ho beccato mia nonna la prima volta a fare sesso. Blah! Ancora non mi sono ripresa.

Mentre saliamo in ascensore ci guardiamo imbarazzati. I ricordi riaffiorano pericolosi, rammentando tutta la sofferenza che c'è stata per giunger fino a qui. Alessandro, come sempre, mi legge meglio di chiunque. Mi afferra per la vita, appoggia le tempie alle mie e sussurra una frase dolcissima.

«Sono qui per restare.» e appoggia la mano sul mio cuore. Batte come un forsennato.  Non è facile tenere a bada tutte le emozioni che ho provato nell'ultima ora.

«Come faremo a gestire tutto Ale?» quando questa bolla di felicità scoppierà, cosa faremo al nostro ritorno alla vita reale?

«Ora non ci pensare, resto con te fino a lunedì. Poi ci vedremo tutte le volte che sarà possibile, verrò da te o tu verrai da me...»

E tutto ciò potrà bastarmi? Non voglio mettergli fretta e non posso rovinare questo momento. Lo bacio con dolcezza e al ding siamo già pronti per correre alla porta della camera. Non gli dò il tempo di aprire. Lo giro nella mia direzione appoggiandomi a lui con tutto il peso. La passione ci travolge e in qualche modo Alessandro introduce la tessera magnetica, facendoci precipitare nell'ingresso di quella che non è una camera, ma la reggia di Versailles. Salottino con divanetto dai ricami dorati, scrittoio con carta da lettere personalizzata, vasi imperiali e fiori freschi. E questo è solo l'inizio, quello che riesco a vedere dal pavimento della suite. Alessandro si merita un ringraziamento per questa sorpresa. Lo tiro in piedi con uno strattone e lo faccio accomodare sulla poltrona. È un incanto, capello spettinato, occhi profondi fissi sui miei, camicia stropicciata leggermente aperta. Mi avvicino a lui e , con una lentezza estenuante, faccio scivolare l'abito ai piedi. Scorgo un lampo di lussuria accendersi sul suo volto. Mi avvicino e salgo a cavalcioni su di lui. La sua mano mi accarezza il corpo lasciando una scia a bruciare sulla pelle. Slaccia il reggiseno e resta per un istante lunghissimo ad osservarmi. Questa volta sono io a intravedere in lui un timore. Credo stia pensando all'ultima volta che abbiamo fatto l'amore. Quando eravamo consapevoli di dirci addio. Ma questa volta sarà diverso, e sono io a doverglielo far capire. Lo sfioro lungo la guancia , poi il petto, gli occhi incatenati ai suoi.

«Ti amo Alessandro, grazie di essere tornato per me, per noi. Mi sei mancato come l'aria!» Lo bacio come non ho mai baciato nessun altro, nessun altro oltre lui.


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