Capitolo 3 - Il mio diavolo della Tasmania

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Hai da sempre compreso la mia nostalgia
Dei giorni ormai persi ed ormai andati via
Questo tempo trascorso non ne è mai abbastanza
Te che dei miei occhi ne sei la sostanza
Comunque poi adesso che ti ho davanti
Prometto di restarti accanto per sempre

Piccola stella (Ultimo)



Alessandro, Hotel Cipriani

Ho perso la testa per una ragazza, non lo credevo possibile. Non fraintendetemi. Lei è fantastica, ma così distante da me. Mi ha attratto e mi ha sconvolto. Un tornado emotivo devastante e debordante, il mio diavolo della Tasmania.

Sono qui, lei tra le braccia, e non posso fare a meno che guardarla dormire incantato. Si è addormentata poco dopo aver fatto sesso. È stato grandioso, in realtà è sempre stato sopra la media. Ma aleggiava sempre nell'aria la sensazione dell'imminente disastro dietro l'angolo o la consapevolezza che tutto sarebbe finito presto. Invece questa volta è stato liberatorio. Ci siamo come sbloccati e finalmente capaci di viverci appieno. Lei si è tolta l'incertezza di dosso, e io mi sono aperto del tutto. Non stavo solo svolgendo un atto puramente fisico, ma la stavo amando con tutto me stesso. Quando sono venuto, mi ha guardato negli occhi e si è stretta a me, come se temesse che scappassi via, ma dove vuole che vada? Sono del tutto perso senza di lei. Un attimo dopo è piombata in un sonno profondo, come se non dormisse da secoli. Invece io sono rimasto qui come uno stupido a fissarla al buio, è una sensazione nuova e così inebriante. Se penso che fino a qualche giorno fa credevo di averla persa per sempre. Avevo un buco nello stomaco, ho capito sulla mia pelle cosa vuole dire stare male per una donna, non mangiare e trascinarmi come un cazzo di zombie. Ogni volta che stropiccia il viso o muove un dito, trattengo il fiato. Non voglio svegliarla, credete che sia diventato pazzo? Alla fine credo che i miei pensieri abbiano disturbato il suo sonno quieto.

«Ciao bella addormentata!» le sussurro. Adoro prenderla in giro, so quanto odia le principesse  bisognose di aiuto del principe azzurro. Lei è più una tipa che si salva da sola, al limite le posso fare da spalla.

«Mmmm, ciao...» mugugna lei. Un leggero rossore le imporpora il viso. Mi piace che un po' di timidezza le sia rimasta, ho sempre ammirato questo suo lato. A tratti scorgo in lei i tratti di una ragazza d'altri tempi.

«Sei rimasto sveglio tutto il tempo? Tutto bene?» Agatha si mette subito in allerta, tirandosi in piedi e coprendosi il seno con il lenzuolo in modo fallimentare.

«Troppa eccitazione mia cara...» le dico sogghignando e scoprendola per ammirarla al meglio. Il suo volto si rasserena e quella piccola ruga che le traccia la fronte quando è preoccupata o pensierosa scompare. Sono felice di farle questo effetto.

«Già che sei sveglia, vorrei dirti una cosa importante...» ecco che la sua fronte si increspa di nuovo. «Nei giorni scorsi, mentre progettavo la mia comparsata al festival di Venezia per rapirti, ho chiesto in azienda se fosse possibile richiedere un trasferimento in una delle altre unità locali.» mi fermo per dare pathos e vedere come la prende. Per il momento tace e mi fa segno con il dito di continuare. Sta trattenendo il fiato. «Più precisamente ho chiesto di potermi trasferire a Roma. E mi hanno risposto che non c'è nessun problema, anche se ci vorranno dai tre ai sei mesi... Come la vedi?» per la prima volta dopo la proposta sul carpet sono di nuovo in ansia. Prima che possa rispondere rincaro la dose.

«So che è del tutto affrettato e folle, ma abbiamo riconcorso questa felicità per troppo tempo e non voglio viverti a spizzichi. Tu a Roma fai tappa continua, inoltre lì si svolgono quasi tutte le anteprime nazionali, e così non dovresti fare su e giù da Bergamo come una trottola.» ho vomitato tutto d'un fiato per paura di sembrare un pazzo sentimentale e appiccicoso. Non c'è bisogno di aspettare una sua risposta. Mi salta al collo con una forza tale da farmi rotolare sul letto con lei, tanto che Agatha si trova sotto il mio peso e mi bacia con tanta intensità da farmi girare la testa.

«Questa è la cosa più romantica che qualcuno abbia fatto per me, al pari di presentarti in mondovisione sul red carpet si intende...» sorride tra un bacio e l'altro. «Certo che voglio che tu ti trasferisca a Roma!» la felicità nei suoi occhi mi ripaga di tutti i dubbi, le incertezze, le incazzature e le depressioni degli ultimi mesi.

«Ti amo Agatha Serassi.» le dico senza mai perdere il contatto con il suo sguardo. Mi stancherò mai di dirlo? Le strattono via del tutto questo lenzuolo fastidioso. Agatha si apre sotto di me e mi allaccia le gambe lunghe attorno la vita. Questa ragazza è una continua contraddizione e scoperta, adora i preliminari quanto io farla impazzire di piacere, ma nello stesso tempo sa azzerarli quando mi percepisce totalmente senza controllo e perso dalla voglia di averla, come ora. Non ho bisogno di altro per essere felice. Io, lei, un letto e il mondo fuori.

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