Capitolo 4 - Ritorno alla vita reale

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Ad una ad una le notti, tra le nostre città separate, s'aggiungono alla notte che ci unisce.

(Pablo Neruda)


Alfio, 24 dicembre.

Dove ero rimasto? I due piccioncini sono rimasti chiusi in una stanza di albergo a 5 stelle e oltre per due giorni, senza mai staccarsi uno dall'altra. Non una gran scoperta, calcolando la passione che sprigionavano anche a distanza e dopo tutto quello che avevano passato, non credete? Ebbene il lunedì Alessandro è dovuto rientrare a Bergamo e ha inoltrato la domanda di trasferimento. Mentre Agatha è rimasta a Venezia per la conclusione del festival. La cosa positiva? La città lagunare dista solo 227 km dalla città orobica. Per cinque notti i due ragazzi si sono trovati a metà strada quando Agatha poteva scappare dal red carpet e non aveva altre interviste da fare,  trascorrendo la notte in hotel o piccoli bed & breakfast del Veronese, da novelli Romeo e Giulietta. D'altro canto, quando gli impegni di lei non lo permettevano, Alessandro si faceva quasi 500 km, per rubarle anche solo qualche ora. Ovviamente questo è potuto succedere finché entrambi si trovavano nella stessa zona dell'Italia. Ma quando Agatha è tornata a Roma le cose si sono piuttosto complicate.



Agatha, metà settembre

Sono 9 giorni che non vedo Alessandro e mi sembra già d'impazzire. Lo scorso weekend non ci siamo potuti incontrare, ho avuto un paio di anteprime tra Londra e Madrid e al mio rientro ho dovuto smaltire tutto il lavoro arretrato. Interviste fatte in laguna di cui dovevo ancora stendere la bozza, il montaggio di altre fatte per il blog e altre cose che avevo rimandato ma che ora sono urgenti. Insomma non ho avuto un attimo libero. Alessandro è sempre carino e premuroso, ci sentiamo spesso al telefono, anche se non è la stessa cosa. Mi sembra così lontano il periodo in cui avevamo deciso di smettere di frequentarci, e ancora più assurdo il tempo in cui ci odiavamo. Ad allentare un po' la tensione dovuto alla sua mancanza è caduta a fagiolo la visita di Marta. Aveva un sacco di ferie da smaltire, così è venuta a fare la turista nella capitale. La mia casa è stata la sua base per tutta la settimana, ma stasera sarebbe in partenza. Dico sarebbe perché ha aspettato proprio l'ultima sera, giorno in cui finalmente Alessandro mi raggiunge, per farsi venire una crisi d'identità.

«Non so più chi sono, da quando frequento Umberto sono cambiata. Non dò più importanza a ciò che prima per me era essenziale. Sono trascurata, non faccio shopping da una vita, e sono pure diventata monogama! Ma ti rendi conto? Niente scopate extra! Se penso che starò con lui sessualmente tutta la vita, mi viene voglia di urlare!» Se non fosse che non voglio assolutamente che perda il treno, perché voglio la casa libera in tempo zero, mi scapperebbe anche una risata. Ha passato anni tra un ragazzo e l'altro, e ora che è felice ha paura della monogamia.

«Marta, non essere paranoica! Tu ami Umberto, siete fantastici insieme e lui stravede per te!» cerco di enfatizzare aggiungendoci una pacca sulle spalle da amica empatica.

«Appunto, stravede per me come un cagnolino. E quando si accorgerà che non ho più le ciglia finte, la tinta e vesto da barbona mi pianterà! Assicurato!» inizia a singhiozzare. Questa cosa non l'avevo prevista. Nel frattempo, ho apparecchiato e ho messo sul fornello l'acqua per la pasta. In una padella sto preparando un sughetto niente male, almeno per me che al massimo so svuotare un vasetto pronto.

«Dai Marta, ti preoccupi troppo. Se tu a queste cose ci tieni, e per un attimo le hai lasciate perdere perché eri presa da altro, torna alle tue vecchie abitudini. Lui di certo capirà. Hai bisogno di mantenere la tua identità.» Inizio a sospettare che queste ferie improvvisate della mia amica stacanovista siano dovute a una crisi iniziata ben prima di oggi.

«Hai ragione! Non voglio di certo diventare come te che indossi intimo dozzinale e addirittura cucini! Io al massimo ordino con Just eat!» e così dicendo le torna il sorriso. Non devo trascurare il fatto che mi trova patetica. Comunque ha ragione, di certo non ho conquistato Alessandro grazie alle mie mutandine di cotone con Hallo Kitty disegnato sopra o alle mie doti culinarie. Provvidenzialmente suona il citofono e io corro ad aprire il portone d'ingresso.

«Ahhhhhhh! è arrivato! Come sto?» le chiedo sistemandomi il vestito e i capelli. Non indosso niente di trascendentale ma spero che Alessandro lo trovi carino, una sorta di minidress acquistato su Zalando, stretto in vita e svasato mano a mano che scende fino a fermarsi una spanna sopra il ginocchio. Marta scuote la testa.

«Vai, sei perfetta! Apri al tuo controller! Lo curo io il tuo sughetto...» dice armeggiando con poca disinvoltura ai fornelli. Se me lo brucia la strozzo! Alle nostre spalle bussano già alla porta. Deve aver fatto i gradini due a due.

Apro al volo e me lo trovo di fronte, come fa ad essere sempre più bello?  Ha la fronte imperlata di sudore, tiene un trolley in una mano e uno zaino nell'altra. Ma è più forte di me. Gli salto in braccio e lo coinvolgo in un bacio che credo dimenticheremo difficilmente. Lo sento mollare tutto e stringermi i glutei, mi morde il labbro e mi lascio sfuggire un piccolo gemito. Mi appoggia al muro, accanto alla porta, dà un calcio alle valigie in modo tale che non siano d'intralcio e chiude la porta. Lo sento armeggiare con la cintura e sono pronta a interrompere questo scambio di liquidi organici, quando Marta ci blocca con la sua solita grazia.

«Per quanto non veda un porno da un sacco di tempo, preferirei non scoprire quali sono le zone erogene della mia migliore amica!» e con nonchalance continua a roteare il mestolo nella casseruola. Alessandro sobbalza e si gira nella sua direzione sempre con me avvinghiata al suo corpo.

«Dimmi che non è reale e siamo soli!» afferma ironico fissando la mia amica come se la volesse eliminare dal pianeta Terra.

«È solo un ologramma. Non badarci, la vera Marta tra quaranta minuti prende un treno per Bergamo.» così dicendo afferro la sua mandibola e lo convinco a concentrarsi su qualcosa di più interessante. Contemporaneamente faccio segno alla bionda di smammare. La sento sbuffare e prendere armi e bagagli in direzione dell'uscio di casa.

«Ragazzi usate precauzioni! Mi raccomando!» dichiara uscendo di scena sbattendo la porta. Ma quanto mi manca sta matta!

«Bentornato!» affermo riprendendo il discorso da dove l'avevamo interrotto.

«Non sono mai andato via...» risponde lui portandomi direttamente in camera da letto. Ho la vaga impressione che stasera il sugo non se lo mangerà nessuno.

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