Perchè?

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Hinata, quel giorno, tornò a casa da scuola leggermente più tardi del solito: la madre gli aveva chiesto di fare la spesa dato che lei avrebbe dovuto restare più tempo a lavoro e sarebbe tornata a casa a tarda sera.
Aprì la porta e un'odore di fumo gli riempì le narici.
Storse il naso alla puzza, a cui dopo tanto tempo ancora non si era abituato,sapendo già da dove e da chi proveniva.
Appoggiò lo zaino a terra e si diresse verso la cucina per poggiare le borse della spesa.
Poi si diresse verso il salotto per salutare suo padre, l'odore delle sostanze usata dall'uomo si fece ancora più pungente.
Una volta nella sala, vide suo padre che, mentre guardava una partita di calcio, che alternava interminabili sorsi di birra a tiri di sigaretta.

-Ciao papà-

Salutò il ragazzo.
L'uomo voltò la testa verso di lui e lo squadrò da capo a piedi.
Faceva sempre così quando erano da soli.
Hinata si sentì a disagio, come ogni volta che faceva quello strano sguardo.

-Ciao, Shouyo...-

Rispose al saluto con un tono perverso, il solito tono perverso che utilizzava quando non c'era la mamma, quello che spaventava incredibilmente Hinata.
Si alzò dal divano barcollando, avvicinandosi al figlio, che indietreggiava sempre di più.
Si ritrovò con le spalle contro il muro: "Oh,no! Sono in trappola!"
Sentiva che l'ansia cresceva dentro il suo petto risucchiandoglielo.
Il rumore di uno schiaffo riecheggiò per la stanza lasciando un segno rosso sulla guancia di Hinata.
Hinata non capiva il perché di quel gesto ma avendo paura di riceverne un altro stette in silenzio.

-Quante volte te l'ho detto?! Non devi tornare a casa in ritardo!-

Urlò furibondo suo padre, ecco spiegato il motivo di quello schiaffo.

-Ma... la mamma...-

-Non mi interessa ciò che ti dice quella lurida donna devi ubbidire solo a me, chiaro?!-

Un'altro segno rosso si formò sulla guancia di Hinata.
Continuò a picchiarlo finché Hinata non cadde a terra stremato.
Poi lo guardò maliziosamente.

-Ti dovrò punire...-

Lo prese per il colletto della divisa e lo spinse sul divano dove iniziò a spogliarlo.
Prima lo Yukata, poi la camicia sbottonandola lentamente bottone per bottone.
Hinata era come paralizzato:
"No, non di nuovo... basta..."
Infine gli tolse i pantaloni.
Gli baciò il collo iniziando a toccarlo su tutto il corpo fin quando non arrivò ad un capezzolo iniziando a giocarci con le dita per poi staccare le labbra dal suo collo e iniziare a leccarlo e succhiarlo.
Poi fece scendere le sue luride mani sul sedere di Hinata che emesse un grido soffocato.
Pian piano il padre sfilò i boxer e i pantaloni della divisa al figlio.
Lo fece girare a pancia in giù e inizio a giocare con la sua entrata.
Hinata piangeva ma non aveva la forza per scappare o anche solo ribellarsi.
L'uomo iniziò a leccare persistentemente l'entrata di Hinata.
Poi un dito dell'uomo entrò in Hinata, che gridò di dolore.

-Bravo, grida, fammi sentire quanto soffri!-

Un altro dito.
Urla e grida si sentirono rimbombare nella stanza.
Un terzo dito scivolò in Hinata che stremato non gridava più, si limitava a subire silenziosamente.

-Ti piace vero?? Pregami di infilare un altro dito!-

Hinata pregò il padre di smettere ma esso fece tutt'altro che smettere di torturarlo.

-Allore ti piace?? Eh, puttanella??!-

Ormai tutto ciò che Hinata riusciva a fare era piangere copiosamente ... fin quando le dita di suo padre uscirono di colpo da lui, ma purtroppo qualcosa di ancora più ingombrante e feroce ne prese il posto, il membro eretto e pulsante del padre.
Esso per farlo soffrire sadicamente di più si mosse subito velocemente e ferocemente usando molta forza, arrivando poco dopo al suo culmine e venendo abbondantemente dentro Hinata.
Finalmente quella tortura stava per raggiungere la sua fine, dopo un tempo che, a Hinata, era sembrato più che infinito.
Finita l'agonia inflitta da suo padre, esso si addormentò sul divano lasciando Hinata con le lacrime agli occhi a tremare come una foglia vicino a lui.
Hinata approfittò del sonno del padre per scappare rifugiandosi  in camera sua a piangere silenziosamente.
Sua mamma e la sua sorellina rientrarono a casa qualche minuto dopo.
Subito iniziarono a preparare la cena con la spesa che Hinata aveva fatto prima di tornare a casa.
La sua sorellina Natsu lo chiamò dicendogli che la cena era pronta ma
Hinata rispose che non aveva fame e se ne stette in camera sua a pensare a ciò che doveva subire per evitare che il padre torturasse sua madre e la sua sorellina.
La notte per Hinata passò lentamente tra lunghi pianti silenziosi e grida senza suono.

Ti amo perciò non lasciarmiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora