Capitolo I: When I grow up I want to become like you

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Las Vegas, Nevada, 2011

Le birre che gli aveva offerto quel ragazzino erano proprio l'ideale, dopo essersi gustato quella deliziosa spogliarellista.
Ma al momento Jerry aveva tutto un altro genere di appetito.
Ecco perché salì sul suo pick-up , diretto in un determinato posto.

Parcheggiò e si addentrò indisturbato nel caotico, colorato e affollatissimo Hard Rock Cafè, dove all'entrata troneggiava una locandina gigante del suo pupillo.
Quanta strada aveva fatto, con ma anche senza il suo aiuto!
Nessuno badò a lui, che riuscì a infilarsi in una determinata sala, senza che nessuno lo bloccasse.
Sapeva che era lì che si svolgevano le prove e voleva godersi lo spettacolo, ben nascosto nell'ombra.

Del resto , il salone era buio e l'attenzione di tutto lo staff presente era concentrata sopra il palco.
Nell'unico punto illuminato Jerry poteva vedere un letto e sopra tre cosidette 'vampire' che adescavano una quarta donna, distesa al centro.
E poi con un gran fragore e una fiammata, ecco comparire Peter, con gli abiti di scena di quello che era il suo personaggio: un esperto dell'occulto, un abile illusionista, un rinomato cacciatore di vampiri.

Jerry se lo ricordava ancora quando, anni e anni prima, Peter gli aveva illustrato quel suo strampalato progetto. Dapprima lo aveva deriso, ma ben presto aveva dovuto ricredersi.
Quell'idea sembrava funzionare allo scopo ed era una copertura assolutamente perfetta.
Inoltre, Jerry doveva ammetterlo, Peter era particolarmente sexy quando maneggiava paletti, arme di ogni tipo o arti magiche fittizie.

Da sopra il palco, Peter si accorse del piacevole spettatore che era venuto a trovarlo e con una scusa qualsiasi stoppò la scena.

"Okay, gente, basta prove per oggi, ci sono ancora cose da migliorare ma ci penseremo domani, andate tutti a riposare. Specie tu, Ginger, che sei stata un disastro!" disse, rivolto alla ragazza al centro del letto, bellissima, dai lunghi capelli neri e dalle forme prorompenti, che in risposta gli alzò il terzo dito, accettando comunque il consiglio.

Nel giro di qualche minuto, Peter fu l'unico nella stanza. Certo, a eccezione di qualcun altro che era rimasto lì nascosto, in attesa di uscire allo scoperto.

"Che effetti speciali patetici che ha il tuo show!" esordì Jerry, facendolo ridere. "Forse ti dovrei prestare qualcuna delle mie amichette per renderlo più veritiero!"
"Se tu lo facessi, poi forse io potrei anche finire per usare un paletto vero e... oops, mirarla al cuore!" replicò Peter, con finto fare rammaricato.

Jerry rise divertito.

"Oh, piccolo mio, quando lo capirai che per me loro sono soltanto uno snack?" disse, salendo sul palco con un agile salto. "E poi, scusa, che dovrei dire io? Tu vai a letto con chiunque!" lo accusò, con un ringhio di protesta.
"Io ho scelto di essere pubblicamente e ufficialmente stronzo, è diverso!" si difese Peter, avvicinandosi a lui con incedere spavaldo, reso più sontuoso dal lungo giaccone di pelle nero che gli accarezzava i fianchi. "Mentre tu vivi o meglio non-vivi nell'ombra, quindi mi potresti essere segretamente fedele!" gli rinfacciò.

Jerry ricorse al suo sguardo languido e quel tono di voce che rendeva Peter come argilla nelle sue mani.

"Lo sai che non ho occhi che per te," mormorò, baciandolo famelico.

Nel mentre, gli passò una mano fra i lunghi capelli neri e lisci, ma quella era solo una parrucca e lui voleva le sue vere, indomite ciocche.
"Via questa!" gli strappò via la parrucca con uno strattone deciso che un po' si impigliò nei suoi veri capelli castano/biondi.

"Oouch, vacci piano, tigre!" si lamentò Peter, massaggiandosi la testa dolorante.
"Come se a te non piacesse un po' di dolore!" ridacchiò Jerry, strappandogli anche i finti baffi e pizzetto, il finto piercing sul sopracciglio sinistro e tutte le collane esoteriche, in modo tutt'altro che delicato, per avvalorare la sua tesi.

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