Giorno 1

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Sono le ore 11:00, partenza da Milano verso New York, la città che ho sempre desiderato di visitare. Sono con la mia fidanzata Alessia, alta 1.60, capelli neri, fisico curvoso e occhi marroni che in base al tempo diventano più chiari o più scuri.

Siamo seduti affianco al finestrino, così nel frattempo scattiamo qualche foto e ci godiamo il panorama. 

 Abbiamo circa 9/10 ore di viaggio, lei leggerà qualche libro d'amore, io invece guarderò qualche film.

È incredibile come in 8/9 ore si possa raggiungere un posto totalmente diverso al quale si è abituati. Finalmente è arrivato il cibo, dopo due ore di viaggio, pasta al pomodoro per entrambi, porterò l'italianità per tutto il viaggio, perché noi italiani ci dobbiamo sempre far riconoscere, ho notato che questo aereo, nonostante parti dal'italia è pieno di Americani.

Si sono fatte le 16:00 di pomeriggio, tra 4 ore arriviamo a New York, Alessia si è già addormentata. 

Sono le 18:00, Alessia si è svegliata, con la sbava sulla faccia, io non ho parole. 

 Siamo arrivati finalmente al JFK di New York, erano anni che aspettavamo questo momento, ce l'abbiamo fatta! Nel frattempo io ed Alessia siamo in fila per il controllo documenti, stavo pensando dove andare...ah si! 

Devo andare dal ragazzo della casa affittata, a Brooklyn, prenderemo un taxi, cavolo un taxi! Di quelli gialli, oddio...sembra di essere in un film. 

Finito il controllo usciamo con i nostri bagagli, Alessia si è fatta riconoscere subito, appena aperte le porte di uscita dell'aeroporto vedo lei che urla "TAAAXIIII!"

 L'autista la guarda, gli chiede "mi dica signorina, dove la porto?" rispondo io "Brooklyn, Plymouth Street" e l'autista "va bene signore."

Carichiamo le valigie in macchina e partiamo, dopo qualche chilometro mi accorgo del simbolo che aveva sulla maglietta l'autista, la trinacria, simbolo della Sicilia.

 A quel punto io gli chiedo (ovviamente in inglese), "Sorry sir, where are you from?" E lui mi risponde "I'm from Italy, but im working here at the moment."Allora io gli dico "Buongiorno allora" e l'autista scoppia a ridere. 

 Appena arrivati scendiamo dall'auto e ci lascia il suo numero di telefono.

Arrivati davanti al palazzo contatto il ragazzo della casa, viene, ci da le chiavi, ci mostra la casa e poi se ne va. 

 Andiamo sulla terrazza dell'ultimo piano, con vista New York, era sera, tutto illuminato, guardo Alessia e la bacio, e gli dico "questo posto è tutto per te, per la mia principessa". 

Lei in lacrime mi abbraccia e mi stringe forte, io ero emozionato, perché finalmente avevo raggiunto uno dei miei obbiettivi.

Torniamo di nuovo in casa, ci laviamo e ci mettiamo nel letto, non abbiamo nemmeno cenato.

UNA SETTIMANA PAZZA A NEW YORKDove le storie prendono vita. Scoprilo ora