CAPITOLO 5

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Questa settimana passa in maniera tranquilla, senza ulteriori problemi o sorprese. Il tizio vestito di nero non si è più fatto vedere in giro, e Noemi non è riuscita atrovare informazioni su di lui. Sono sempre più dell'idea che un giorno o l'altro cercherà di aggredirmi o qualcosa del genere, cosa che però non mi toglie minimamente il sonno.

I professori quest'anno sembrano arrabbiati con il mondo intero: in classe urlano per qualunque cosa tu faccia o dica che interrompa la loro spiegazione, cosa che ci costringe a rimanere in assoluto silenzio per cinque ore filate, senza fiatare nemmeno per chiedere una matita in prestito.

Oggi sono fuori con Asia, Rebecca, Kevin e Francesco, e stiamo parlando proprio di questo, seduti in uno dei tanti bar esterni alla piazza principale della città. <<Non vi sembra assurdo? I prof quest'anno non sembrano in loro. So che non siamo la classe migliore dell'istituto, ma trattarci così non lo trovo affatto giusto. è una cosa da... da...>>

<<Da marine americani, forse? Sì, l'ho notato pure io. Ma in fondo la cosa ha i suoi lati positivi.>> Davanti a questa affermazione, tutti noi volgiamo la nostra attenzione su Francesco, che ha l'aria di essere un passo avanti a noi su alcuni avvenimenti quasi comici. <<Eddai ragazzi, mi volete dire che non avete notato niente? É impossibile! Non avete minimamente prestato attenzione alle espressioni dei nostri compagni. Camilla, per esempio: ogni volta che un professore grida spalanca gli occhi come se fosse una specie di gufo!>>

Kevin lo rimbecca <<Guarda che non ha niente di speciale quell'espressione: è quella che fa ogni volta che qualcuno apre bocca e dice qualcosa di intelligente, dimostrandole che lei è come tutti noi.>>

<<Appunto! È assurdo!
"Oh, no! come farò adesso che quelle capre dei miei compagni hanno sminuito la mia intelligentissima e personalissima opinione?">>

A quel pumto scoppiamo tutti e cinque a ridere: la nostra classe, per quanto disunita e fuori dalla norma, ci dà sempre degli spunti cominci davvero interessanti.

<<A proposito di scuola... voi avete finito il tema di Giuliani?>>
Con una sola domanda, Asia spegne la mia voglia di ridere: mi sono completamente dimenticato di finire quel tema.

Kevin risponde con aria da superiore <<Non ho mai fatto un tema piú semplice. Onestamente non capisco perché ce lo abbia assegnato.>>
<<Magari ha capito in uno sguardo qual é il nostro livello di italiano e non vuole farci fare cose troppo difficili.>> ipotizza Asia.

Rebecca si unisce nel discorso <<Io invece credo che sia una di quelle cose che i professori fanno per conoscere meglio i propri allievi, non credete?>>
Per tutta risposta, Francesco inarca un sopracciglio con sufficienza <<Reb, tu hai mai incontrato un professore a cui importi veramente qualcosa dei propri studenti? La maggior parte dei nostri sa a malapena come ci chiamiamo, cosa vuoi che gli importi di sapere cosa facciamo dalla mattina alla sera?>>

Accortosi che sembro in un altro mondo, Cesco cerca il mio sguardo per avere la mia approvazione. Solo allora mi rendo conto di essere l'unico che non ha ancora aperto bocca sulla questione, e mi stanno fissando praticamente tutti.

In una frazione di secondo decido di dare la risposta piú vaga che mi venga in mente <<Beh, immagino che domani scopriremo tutto, non credete? É inutile fare dei pronostici ora.>>

I miei compagni annuiscono quasi all'unisono, convinti. Solo Francesco ha capito che nella mia risposta c'é qualcosa che non va: mi fissa con aria interrogativa, come se stesse cercando di leggermi la mente. Ma preventivamente non gli lascio il tempo di fare alcuna domanda <<Ora vi saluto, ragazzi. I miei stasera saranno fuori casa, e tocca a me badare a mia sorella.>>

Mi rendo conto, non appena finito di pronunciare questa frase, che nessuno ha creduto alla mia scusa. Anche se in effetti è vero che non ci saranno i miei a cena, é mia sorella la vera cuoca di casa, per cui non morirà certo di fame. E ovviamente sa badare benissimo a sé stessa. Ma prima che i miei amici possano dire o fare qualunque cosa, io giro i tacchi e mi allontano il più velocemente possibile.

Quel maledetto tema mi perseguiterà per un bel po' di tempo. Ho provato a continuarlo parecchie volte, cercando di aggirare il punto di aver deluso qualcuno. Ma ovviamente non ci sono riuscito. Perché le persone come me non riescono a convivere con i propri errori, gravi o meno, e si colpevolizzano per qualunque cosa.
Non ho la minima intenzione di parlarne con qualcuno. Se le persone si accorgessero di che razza di persona sono non mi rivolgerebbero la parola per un bel pezzo.

Non appena svolto l'angolo vengo colto da un moto di sorpresa, e mi blocco. Mi trovo davanti ad un negozio di vestiti, e una ragazza è appena uscita da lì. Una ragazza che conosco fin troppo bene.

Prima che i suoi occhi incrocino i miei, decido di nascondermi e di lasciarla passare. Ho paura di come reagirebbe se mi vedesse, anche se so perfettamente che mi odia. Ma non posso darle torto: sono stato io a spezzarle il cuore. A lei, l'unica persona, a parte Asia, di cui io mi sia mai innamorato.

Aurora.

~~~

Torno a casa incupito, pronto per cenare. Mia sorella è già a casa, e ha appena intavolato una bistecca.
<<Ciao fratellone! Siccome di questi tempi ti vedo un po' giù, ho deciso di prepararti uno dei tuoi piatti preferiti. Sei contento?>>
Dal canto mio, non riesco a fare nient'altro che sorridere e andare ad abbracciarla. Non mi aspettavo che mi preparasse questo per cercare di tirarmi su il morale. Credo che lei tenga più a me che a chiunque altro.

Nonostante questa sorpresa, però, la mia mente è invasa di pensieri: che ci faceva Aurora lì? Perché si trova nella mia città? Si è trasferita? Per quale motivo?
Con la mente invasa da questi pensieri, non riesco neanche a godermi la bistecca. E mia sorella se ne accorge.
<<Ethan, che cos'hai? La bistecca è poco cotta?>>
Faccio per risponderle di no, ma le parole mi muoiono in gola, e non riesco ad emettere alcun suono. Lei capisce, così si avvicina a me e mi porta via il piatto.
<<Ok fratellone, ho capito che non hai fame, anche se a dirla tutta è strano. Questa te la mangerai domani, ok?>>

Le mormoro un "grazie" sommessamente e mi precipito in camera, intenzionato a finire quel tema. Mi siedo sulla mia scrivania con la penna in mano, e nella testa mi ripeto: concentrati sul tema, concentrati sul tema, concentrati sul tema, concentrati sul tema, concentrati sul...

Per quanto provi a ripetermelo, non funziona. Vedere Aurora ha gettato all'aria ogni tentativo di concentrarmi su qualunque altra cosa. Un particolare ricordo riaffiora nella mia mente: rivedo lei, inginocchiata sul pavimento di casa, piangere disperata e urlarmi di andare via, perché non vuole più vedermi. Mi si forma in gola un grosso nodo, e senza che possa fermarle, un paio di lacrime cadono sul mio foglio.

È in quel momento, mentre piango silenziosamente per non far preoccupare mia sorella, che mi vengono in mente tutte le cose che, allora, non sono riuscito a dirle. Ma tre parole, in particolare, risuonano nella mia testa, andando a coprire tutti gli altri pensieri:

Mi dispiace, Aurora.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 14, 2020 ⏰

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