CAPITOLO 3

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Mezz'ora dopo aver lasciato la scuola, arrivo a casa, pronto a gustarmi quell'ottima bistecca alla milanese che mi aveva promesso mia mamma appena arrivato a casa.

Solo che la bistecca non c'è. E nemmeno mia madre, mio padre o mia sorella. In casa non c'è nessuno. Faccio mente locale per capire se mi ero perso qualche evento importante.

Mentre rifletto, peró, noto un biglietto attaccato al frigo che recita queste parole:

Ciao Ethan! Ho avuto un impegno al lavoro, non ho avuto il tempo di fare la spesa. Tua sorella é da un'amica. In frigo c'è una confezione di hamburger e una ciotola di pomodori! Stammi bene tesoro!

Mamma

Sbuffo alzando gli occhi al cielo: aspettavo quella maledetta bistecca da un mese, e come minimo avrei dovuto aspettare parecchio. Per forza: con una madre smemorata come la mia, ed un padre che lavora praticamente sempre, credo che sia arrivato il momento di imparare a cucinare da me.

Mentre mi preparo da mangiare, ripenso alla mia famiglia. In questi ultimi tempi, ci siamo allontanati sempre di piú. Mio padre adesso fa doppi turni come impiegato per un'azienda edile, e mia madre si é messa in testa, oltre a fare la babysitter, di scrivere e pubblicare un libro di fiabe per bambini. Mia sorella, inoltre, ha cominciato ad avere un gruppo di amiche stretto, da quando ha finito le medie. Prima era davvero molto sola. E non vedo mio fratello da due anni, ovvero da quando partì per la leva militare.

Ma chi voglio prendere in giro? So benissimo per quale motivo non siamo più come prima. Non parlo piú con loro da un anno e otto mesi, cioé da quando...

I miei pensieri vengono interrotti dallo sfriglolare della carne sulla padella, segno che ormai l'hamburger é cotto a puntino. Impiatto l'hamburger e comincio a mangiare voracemente come al solito. Non ho paura di mettere su peso: ho un metabolismo veloce, cosa che mi permette di non preoccuparmi piú di tanto per la prova costume.

La mia é una famiglia di pazzi. Mio nonno (buonanima), una volta rimasto vedovo, adottó mio padre, chiamandolo Charles, in onore di uno dei suoi libri preferiti, Madame Bovary. Sono sempre piú convinto che mio padre abbia sposato mia madre solo per il fatto che lei si chiami Emma.
L'unica cosa che spero, a questo punto, é che la loro storia non finisca come quella del libro, anche se come possibilità la trovo molto remota.

Ad ogni buon conto, l'idea di dare nomi dei protagonisti di certe storie a noi figli ha contagiato sia mio padre che mia madre. Solo che, invece di prendere spunto dai libri, i miei hanno puntato su fumetti e film di spionaggio.

Il mio nome é stato scelto da mia madre; é quello del protagonista di un film di cui, a dire il vero, non ricordo manco il titolo.

Anche a mia sorella minore é andata bene: Eva, in onore della fidanzata di Diabolik, scelto da mio padre.

Purtroppo, nel caso di mio fratello maggiore é stato a dir poco spietato, dato che non sì é accontentato di un solo nome, ma ha voluto mettergli pure il secondo.

Il nome completo di mio fratello é Tex Kit Tavarella.

Quando l'ho sentito la prima volta sono morto dal ridere. E non solo io, anche tutti i suoi amici di allora. Comunque, ormai ha preso l'abitudine di farsi chiamare Doppia T. Lo chiamano tutti così, salvo mio padre: lui é orgoglioso del nome che gli ha rifilato, così tanto che continuerà a farlo "finché morte non mi colga nel letto".

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