La pioggia batteva incessantemente sulle finestre, e se non fosse stato sotto le coperte probabilmente ne sarebbe stato infastidito; Camden aveva deciso che avrebbe passato tutto il giorno sotto il suo caldo piumone. Erano passati quattro giorni da quando aveva baciato Noel a casa sua, e aveva detto al suo regista che era malato, cosa effettivamente vera, e che non voleva rischiare di ammalare tutti. Harry ci aveva creduto, dandogli un'ulteriore scusa per evitare di affrontare la realtà, ed era andato avanti con le riprese, evitando di provare le scene che chiedevano la presenza dell'attore, ma gli aveva dato tempo due giorni, perché poi si sarebbero dovuti spostare e non lo avrebbero mai lasciato indietro. Si sentiva uno stupido, non aveva mai mancato un solo appuntamento nella sua carriera (tranne quando si era ammalata sua nonna), e adesso si stava comportando da codardo. Liam si trovava a casa sua, munito di mascherina per evitare di ammalare a sua volta sua figlia, e si stava prendendo cura di lui: oltre che il miglior manager poteva assolutamente dire che era il migliore amico migliore del mondo.
«Ecco, ti ho portato una zuppa di pesce» esordì l'amico, entrando nella sua camera da letto. Camden fece uscire la testa e sorrise al suo amico, mettendosi seduto e accettando la zuppa che gli porgeva.
«Grazie Liam, non so come farei senza di te» ammise, soffiando un po' sul cucchiaio affinché si raffreddasse.
Liam rise. «Si, lo so» disse, per poi tornare serio. «Adesso mi dici perché sei chiuso qui dentro da giorni?» domandò guardandolo attentamente.
Camden inarcò un sopracciglio. «Perché sono malato» rispose come se fosse ovvio, cioè era lì, lo vedeva no? Stava male.
«Cam» iniziò e Camden poteva avvertire il tono di rimprovero da quelle semplici tre lettere. «Lo vedo che stai male, ma so anche che c'è qualcosa che non mi stai dicendo e per questo ti comporti in modo strano» si sedette ai piedi del letto e l'osservò mangiare la zuppa.
«La finisci? Sei inquietante, cazzo» sbottò, ma l'amico non smise e alla fine dovette cedere. Guardò all'interno della coppa, osservando il modo in cui la zuppa si muovesse, e poi tornò a guardare l'amico.
«HobaciatoNoel» disse tutto d'un fiato. Beh, pensava peggio, ma era andata bene, nessuna catastrofe nucleare come aveva immaginato nella sua testa e dopo averlo detto gli sembrava essersi tolto un peso dal cuore.
«Cosa?» domandò non avendoci capito nulla di quello che aveva detto l'amico, il quale alzò gli occhi al cielo.
«Ho baciato Noel!» scandì bene questa volta, e capì che Liam aveva compreso le sue parole quando lo vide spalancare gli occhi. Camden annuì, continuando a mangiare la sua zuppa, che si era un po' raffreddata e cercò di ignorare lo sguardo del suo manager.
«Mi chiedevo quanto ci avresti messo per farlo» disse con calma, spiazzandolo.
«Ma che stai dicendo?» aveva baciato Noel, gli era piaciuto e probabilmente lo avrebbe rifatto; era quella la parte che più lo spaventava. Non si sentiva coinvolto da una persona da tempo ormai, probabilmente non era mai successo, almeno non in quel modo.
«Onestante Cam, cosa credevi? Che la tua pagliacciata sull'odiarlo avrebbe funzionato? Si vedeva lontano un miglio che in realtà lo desiderassi» continuò imperterrito.
Camden sbuffò. «Sei un pessimo amico» sbottò.
«Solo perché ti dico ciò che non vuoi sentirti dire non significa che sono contro di te, Cam. In realtà vorrei farti capire che non c'è niente di male a lasciarsi andare e—»
«Smettila» lo bloccò all'istante. «Questa conversazione è finita» disse, sentendosi braccato e senza via d'uscita. Liam, apparentemente sconsolato, non potè far altro che annuire. Camden continuò a mangiare la sua zuppa, in silenzio.
Quando si svegliò la seconda volta, era buio, ma la pioggia continuava a scendere incessantemente. Sbatté più volte gli occhi, cercando di mettere a fuoco la stanza intorno a lui, e sulla sua poltrona rossa preferita era seduto qualcuno che guardava verso di lui; emise un verso incomprensibile e coprì il volto con il piumone per poi scoprirlo di nuovo. La persona era ancora lì.
«Ora ho anche le allucinazioni» borbottò verso di lui, continuando a sbirciarlo con un occhio.
«Non sono un'allucinazione, sono davvero qui» disse anche se non era necessario.
«Lo so, ma per un attimo ci speravo» non pensava che l'altro avrebbe trovato divertente la sua frase, e questo lo fece borbottare ancora di più.
«Perché sei qui?» biascicò scoprendo sempre di più il viso ma restando sotto le coperte, magari se ne sarebbe andato.
«Mi ha chiamato Liam. Cioè, ha chiamato il mio manager che ha chiamato me, e sono subito corso qui» spiegò avvicinandosi al letto.
«Perché ha chiamato te?» chiese indignato ma anche arrabbiato con il suo stupido manager; lo avrebbe licenziato! Anzi avrebbe fatto di più: lo avrebbe licenziato anche come amico, ecco.
«Perché forse sono l'unica persona che conosci qui?» disse ironico, inginocchiandosi per arrivare al livello del suo viso. Camden sbuffò, non facendo caso alla frase dell'altro, non aveva tempo per stare a pensare alla sua solitudine.
«Poteva chiamare mia nonna» disse senza senso.
«Smettila. Perché semplicemente non lasci che mi prenda cura di te?»lo spiazzò con quelle parole. «So che non sei abituato, ma—» sospirò e gli passò una mano tra i capelli. «Fammelo fare, se poi ti infastidisco davvero, me ne andrò»
Camden non potè far altro che annuire, per poi scostare il piumone, e guardò il ragazzo. Noel alzò entrambe le sopracciglia, non sicuro di aver capito che intenzioni avesse il più grande. Gli fece cenno con la testa e Noel si sfilò subito le scarpe, per poi infilarsi nel letto con lui; non gli importava se si sarebbe ammalato, non voleva sprecare quel piccolo slancio che aveva avuto l'attore. Camden coprì entrambi con il caldo piumone, e in poco tempo presero sonno, non prima che il proprietario di casa lasciasse un bacio sui capelli dell'altro, il quale potè addormentarsi con il sorriso tra le labbra.
La sera prima di partire, Camden ne approfittò per andare a cena da Liam e Ronnie, per salutarli. Appena entrò in casa fu accolto dall'entusiasmo di Candace, e dall'abbaiare del loro cane, Frankie.
«Zio Cammy» urlò aggrappandosi al suo collo.
«Ehi Candy Candy» le schioccò un bacio sulla guancia, per poi porgerle una bustina colorata davanti agli occhi, i quali si illuminarono alla vista del regalo.
«Per me?» domandò con un sorriso smagliante, Camden annuì e lei scese per poter aprire il regalo. Era un bracciale con varie perle colorate, e appesa c'era l'iniziale del suo nome. Corse subito a far vedere il regalo alla madre, mentre Liam raggiungeva l'ospite per salutarlo.
«Come stai?» fu la prima cosa che gli chiese. Camden borbottò. «Sto bene, ma sappi che sono ancora arrabbiato con te» gli punto il dito contro, per poi raggiungere le due donne.
«Ti piace?» chiese contento di vederla sorridente. La bambina annuì e poi corse nella sua stanza per giocare per conto suo. Fu a quel punto che Ronnie si avvicinò per salutarlo, e lasciargli l'impronta del rossetto sulla guancia.
«Mi ha detto Liam che sei stato male» introdusse il discorso mentre preparava la cena e gli altri due apparecchiavano la tavola.
«Già, una breve influenza, nulla di che. I medicinali hanno aiutato molto» rispose mentre sistemava i bicchieri e le posate.
«Solo i medicinali?» chiese con un pizzico di malizia. Camden sbuffò, e puntò lo sguardo dritto verso Liam, il quale fece finta di nulla.
«Siete due pettegoli» li rimproverò, sedendosi al suo solito posto.
«È che ci preoccupiamo per te, è la prima volta che sembra piacerti qualcuno» sembrò pensarci, e poi disse. «No, la seconda» chiarì. Camden sospirò.
«Questa storia non porterà da nessuna parte, quindi è inutile parlarne» rispose dopo un po'. Alla fine la coppia decise di non insistere troppo e la cena andò super bene, il cibo di Ronnie era ottimo come sempre, e le risate non mancarono quella sera. Decisero di consumare il dolce, preparato da Candace in onore di zio Cam, nel grande soggiorno; la bambina era entusiasta del suo lavoro, soprattutto perché l'aveva aiutata sua mamma.
«Dobbiamo dirti una cosa» iniziò Ronnie, mentre si prendeva il terzo pezzo di dolce, sotto gli occhi dolci del marito, quelli allegri di Candace e quelli ironici di Camden.
«Non sarai mica incinta?» scherzò, ma il silenzio che seguì gli fece strabuzzare gli occhi.
«Oh mio Dio» urlò, portandosi una mano sulla bocca, dopo aver lasciato la tazza di caffè per non rischiare di romperla.
«Giurate!» disse verso di loro, prima di lanciarsi e abbracciare i due amici. Quando si staccò, Ronnie si accorse che aveva gli occhi lucidi.
«Ma che fai? Piangi?» chiese ma anche lei era quasi in lacrime, diede la colpa agli ormoni.
«È che... ho visto nascere e crescere Candace, e farò lo stesso con questo qui» tirò sul con il naso.
«Zio Cammy, perché piangi?» domandò la bimba, avvicinandosi e salendo in braccio a lui. Camden guardò i due amici, e quando annuirono, potè rispondere alla bimba.
«Mamma e papà ti regaleranno un fratellino o una sorellina» ripose entusiasmo baciandola su tutto il viso facendola ridere, facendo ridere anche i due per come l'aveva detto.
«Che bello! Che bello» batté le mani, contenta.
«Non vedo l'ora che arrivi la fine dei nove mesi, non vedo l'ora di vederlo» disse Liam, poggiando una mano sul ventre ancora piatto della moglie, la quale gli fece una dolce carezza.
«Liam parla già di lui al maschile perché vuole essere in vantaggio, insieme a Frankie; ma non ha capito chi comanda qui» accennò un sorriso malizioso, e dopo essersi scambiati un bacio, si staccarono sentendo dei versi di disgusto in sottofondo. Camden e Candace stavano facendo i gesti come se stessero vomitando, facendo ridere la giovane coppia; placati gli animi, Ronnie spostò la conversazione sul viaggio che avrebbe dovuto fare Camden mentre Candace si coccolava ancora di più a lui e piano piano si addormentava.
«A che ora partirai?» domandò sistemandosi meglio sul divano. Mentre Liam portava in cucina i piattini e le tazza del caffè, per toglierle di mezzo.
«Io alle 9 dovrei prendere l'aereo, ma ognuno di noi ha voli in orari diversi. L'appuntamento è in hotel, è lo stesso per tutti» rispose coprendo Candace con la copertina messa lì vicino. Ronnie annuì.
«Liam mi ha detto che ha dovuto chiamare Noel per stare con te, è andata bene o avete litigato perché tu sei uno scemo testardo e antipatico?» chiese con tono di rimprovero.
Camden rise, e poi sganciò la bomba. «Abbiamo dormito insieme» disse proprio mentre Liam entrava nel soggiorno e rimase sorpreso nel sentire quelle parole.
«Voi cosa?» per poco non urlò, ma poi si rese conto che Candace stava dormendo.
Camden sbuffò. «Dormito nel vero senso del termine, pervertiti che non siete altro» rispose un po' scocciato. «Non potevo mica farlo tornare a casa con quella pioggia, ho solo un letto» spiegò, ma tutti e tre sapevano che non era necessario dare spiegazioni, e allora loro avrebbero aspettato che si sentisse più a suo agio nel parlarne senza sentirsi obbligato a dare una motivazione per ogni sua azione. Camden si trattenne un altro po', ma dopo aver portato Candace nella sua stanza, tornò dai suoi amici per comunicare loro che sarebbe andato via così da poter riposare meglio, e svegliarsi presto il giorno dopo.
«Fai buon viaggio» gli stava dicendo Ronnie mentre si infilava il cappotto e la sciarpa. Camden annuì e le schioccò un bacio sulla guancia, dopo averlo stretto. Sembrava come se stesse partendo per la guerra...
I due amici rimasero soli, e Liam potè parlare con lui, con più calma.
«Sei sicuro che non c'è bisogno che venga con te?» si accertò, guardando l'amico.
«No, Liam. Stai tranquillo, se dovessi aver bisogno ti chiamo, ok?» lo tranquillizzò, e dopo essersi abbracciati, l'attore lasciò l'abitazione. Quando entrò nel suo appartamento, sospirò. Casa sua era così grande eppure così vuota, spoglia; e lui era stanco di tornare a casa e non trovarci nessuno ad aspettarlo, o tornare a casa con qualcuno. Forse poteva comprarsi un cane, o un gatto, per compensare alla solitudine di quel momento... ci avrebbe pensato.
Quando si mise a letto, non potè far a meno di pensare a quanto fosse grande solo per lui, ma si chiese come mai non ci aveva fatto anche prima; forse la presenza di Noel in una sola notte aveva cambiato tutto quanto.

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Secret love
RomanceCamden Benson è un attore di fama mondiale, i più grandi registi lo vogliono nei loro film, i giornali parlano sempre di lui, e le interviste sono all'ordine del giorno. Ma, un giorno tutto questo gli sarà portato via da qualcuno che in realtà lo co...