Capitolo 10

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Le persone sedute all'enorme tavolo si guardavano negli occhi, c'era chi era confuso, chi preoccupato, chi era ben conscio del perché si trovava lì, chi non ne aveva la ben che minima idea. Camden e Noel facevano parte di quella categoria; i due erano stati chiamati con urgenza da New York, ed erano corsi immediatamente seguiti dal regista, e alcuni sceneggiatori. Liam e Lewis li avevano raggiunti appena saputo la notizia, la quale aveva scombussolato quasi tutti. L'addetto stampa guardò tutti per poi fermarsi verso Noel, il quale stava sudando freddo nonostante sapesse di non aver fatto nulla.
«Vi ho convocato qui con urgenza perché è arrivata una specie di soffiata anonima, con aggiunta una richiesta di riscatto» iniziò l'addetto stampa. Subito si alzò un mormorio, e i due attori erano increduli— cosa poteva essere successo di così grave da coinvolgere tutta quella gente? La risposta arrivò in modo immediato, quando sul grande schermo apparirono delle foto che fecero sgranare gli occhi a tutti i presenti.
«Sono arrivate queste con allegato un minaccia con scritto di pagare o avrebbero pubblicato queste foto su un giornale scandalistico» disse, sospirando. «Ci hanno dato due giorni di tempo per decidere, poi agiranno a modo loro»
Harry si voltò di scatto verso Camden, negli occhi aveva il fuoco, sbatté le mani sul tavolo facendo sobbalzare tutti. «Che cazzo, Camden! Ti avevo chiesto se ci fosse qualcosa tra te e il ragazzino e mi hai detto no!» urlò, arrabbiato.
«Ascolta Harry, non potevo dirtelo— non lo sapeva nessuno, nemmeno i nostri manager, solo dopo averne parlato tra di noi lo abbiamo detto ai nostri amici e parenti ma volevamo tenere questa cosa per noi ancora per un po'» ammise, cercando lo sguardo di Noel che non trovò, poiché il ragazzo stava guardando in basso, pensieroso.
«Avresti dovuto dirmelo! Sicuro oggi non saremmo in questa situazione, e potevate essere più attenti! Manco foste due bambini» sbottò cercando di calmarsi.
«Ascoltare, calmiamoci tutti. La soluzione c'è: pagare e farci dare tutte le copie possibili in loro possesso, sicuro non ci fregheranno perché rischierebbero un multa molto salata che con il prezzo che hanno chiesto non riuscirebbero a pagare» spiegò l'addetto.
«No, scusate, io non sono d'accordo. Credo che sia arrivato il momento di dire a tutti che noi—»
«No» lo interruppe Noel, parlando per la prima volta da quando erano entrati nell grande stanza. Tutti guardarono verso di lui, Camden compreso.
«Cosa vuoi dire»
«Voglio dire che io non ho fatto coming out, quindi non credo sia giusto venire fuori così, all'improvviso» decretò il giovane. «E poi non credo faccia bene alla mia immagine»
Camden era incredulo.
«Noel, ma che dici? Essere gay non farebbe bene alla tua immagine? Grazie mille» rispose ironico.
«Non intendevo dire questo, Cam, scusami»
sospirò tristemente, rendendosi conto di aver offeso l'altro senza nemmeno accorgersene.
«Lascia stare» mormorò.
«Adesso l'unica cosa da fare è pagare, prendere le copie e agire in modo che nessuno possa anche solo sospettare una cosa del genere»
«In che senso?» domandò Camden.
Liam sospirò, avendo già capito cosa intendessero fare e perché già provvedeva la reazione dell'amico, gli posò una mano sulla gamba, cercando di infondergli il suo appoggio ricevendo uno sguardo confuso.
«Dovete stare il più lontano possibile, l'uno dall'altro. Evitare contatti visivi o qualsiasi altra cosa quando siete in presenza di terzi, dovete evitare di vedervi al di fuori delle riprese, evitate messaggi o rischierete di cedere» cominciò ad elencare.
«Cioè praticamente ci stai dicendo di lasciarci» asserì ironico.
"È l'unica soluzione, Camden. Non abbiamo scelta" rispose quasi annoiato, l'addetto stampa.
"Ma cosa c'è di male? Insomma, siamo nel 21esimo secolo e —"
«Per me va bene» spiazzò tutti Noel, dicendo quelle parole.
«Come, scusa?» domandò Camden, quando ritrovò l'uso della parola.
Finalmente Noel lo guardò. «È quello che faremo» disse solo, i due non si parlarono più per il resto della riunione. Quando Camden se ne andò, Noel lo rincorse, ora che erano soli potevano parlare liberamente.
«Lasciami stare, Noel» borbottava mentre cercava in tutti i modi di raggiungere l'uscita, Lim già lo aspettava fuori.
«Dobbiamo parlare» si piazzò davanti a lui, per impedirgli il passaggio. Lo sguardo di Camden non aveva nulla di amichevole, alternava il furioso al triste.
«So che sei arrabbiato ma—»
«Arrabbiato?!» chiese ironicamente.
«Ma— cerca di capire il mio punto di vista. Non posso rinunciare alla mia carriera per... per questa storia. Tu avresti fatto lo stesso» gli puntò il dito contro.
«Si, l'avrei fatto. Ma invece no, ho scelto te. Io, che ho sempre negato questa relazione, che ho sempre negato i miei sentimenti per te, adesso ne sono pieno e non so che farmene perché tu hai scelto la via più facile per affrontare quello che c'è tra noi» sbottò .
«Nessuno te l'hai chiesto» mormorò.
«No, è vero. Ma forse pensavo che dopo aver insistito così tanto, saresti stato dalla mia parte e invece mi hai lasciato a lottare lì dentro da solo... per niente»disse sorpassandolo. Si voltò verso di lui.
«Ah, e grazie per aver tradito la mia fiducia. Ti ho confessato una cosa che non ho detto praticamente a nessuno e tu non hai perso tempo a spifferarla al tuo manager, che ovviamente non se l'è tenuta per se. Aveva ragione Harry, sei solo un ragazzino" e senza voltarsi, raggiunse l'uscita ed entrò subito in macchina.
«Come è andata?» chiese l'amico, iniziando a guidare. Camden sospirò.
«È andata. Non sono nemmeno tanto arrabbiato quanto deluso» ammise.
«E in realtà, lo capisco... anche io avrei rinunciato a tutto per la mia carriera, speravo solo che lui non lo facesse. Che non rinunciasse a me»
«Cam, vedrai che le cose si sistemeranno» gli disse fiducioso l'amico.

Due giorni dopo ricevette una chiamata da parte di Noel. Dopo due giorni in cui non si erano rivolti la parola durante le riprese, non si guardavano in faccia, e non si mandavano messaggi. Due giorni che non si baciavano, che non si toccavano e Camden si sentiva impazzire. Non credeva che un giorno avrebbe potuto provare un sentimento del genere per qualcuno, per questo accettò di vederlo, anche se probabilmente se ne sarebbe pentito ma gli mancava, Liam lo sapeva, Ronnie lo sapeva e anche sua nonna. Si erano incontrati a casa di Noel, in modo da non destare sospetti a nessuno e soprattutto non essere beccati nuovamente. Noel poggiò il caffè sul basso tavolino del soggiorno, e prese la propria tazza sedendosi sulla poltrona, il più lontano possibile da lui; Camden lo notò ma fece finta di nulla.
«Sono sorpreso che tu mi abbia scritto» introdusse il discorso, Camden, visto che l'altro non sembrava voler parlare.
«Volevo sapere come stessi» disse.
«Normale» rispose, per niente convinto. Lo sentiva così terribilmente lontano, e non sapeva come comportarsi o cosa fare per far tornare le cose come prima. Quella situazione lo stava mandando fuori di testa, e dubitava che Noel potesse capire come si sentisse in quel momento. «Tu?» domandò giusto per essere cortese, non voleva sapere che lui, a differenza sua, stava bene.
«Io bene» fece una pausa, poi sospirò. «Ti ho messo in uno scatolone i tuoi vestiti, ci sono alcuni tuoi giornali che hai lasciato qui e—» si bloccò quando vide Camden scuotere la testa.
«Mi hai chiamato per questo, non per sapere come stessi. Sono passati solo due giorni e ti stai già liberando delle mie cose, ti danno così tanto fastidio?»
«No! Solo che... non è bello vederle in giro per casa, e tu che non ci sei» ammise.
«Perché mi prendi per il culo? Tu hai scelto così! Io avrei continuato, anche in segreto, di nascosto! Pur di averti, e invece tu, senza nemmeno parlarne con me hai deciso di mandare tutto a puttane» sbottò.
«Che relazione sarebbe stata, eh?» alzò la voce anche lui, stanco che l'altro gli desse addosso così senza capirlo realmente. «In segreto, come se fossimo due amanti clandestini? Io voglio una relazione libera, felice, senza rimpianti, senza lacrime... se avessimo continuato questo sarebbe successo, e tu lo sai»
«No, non posso saperlo. E nemmeno tu, io ci avrei provato, avrei lottato per te, per noi. Tu hai rinunciato subito, mi hai cacciato dalla tua vita dopo essere entrato nella mia prepotentemente, mi hai fatto innamorare di te, e adesso cosa mi è rimasto?» domandò amaramente.
«Mi dispiace, Cam» riuscì a dire solo, cercando di non guardarlo per evitare di vedere la sua faccia ferita e triste.
«Io potevo renderti felice» mormorò esausto. Si alzò dal divano, posò la tazza sul tavolino e prese lo scatolone vicino alla porta, non ci aveva fatto caso prima. L'ultima cosa che vide fu lo sguardo triste di Noel, seduto sulla poltrona di casa, nella casa in cui non ci avrebbe mai messo piede. Raggiunse casa di Liam, e appena l'amico aprì la porta di casa, capì subito dal suo sguardo che qualcosa non andava, lo fece entrare in casa e lo strinse in un abbraccio; incrociò lo sguardo di Ronnie e annuì impercettibilmente. Camden aveva bisogno di loro ora, l'ultima volta che lo avevano visto così fu quando scoprì che il bambino non era il suo, e loro non lo avrebbero mai lasciato solo.

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