Capitolo 11

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«Camden Benson è stato avvistato recentemente in un pub circondato da bei ragazzi, e con uno di loro poi è uscito dirigendosi verso la propria auto. I due sembravano molto intimi e la serata si è poi conclusa a casa del nostro bell'attore» iniziò a leggere Noel, ad alta voce, così che anche sua madre potesse sentire. «Sarà forse arrivato il momento di innamorarsi, per il nostro dolce e tenebroso Camden? Per le prossime novità, seguita il nostro giornale così da non perdervi nemmeno una virgola della vita delle nostre star» finì di leggere e alzò lo sguardo su sua madre, la quale stava preparando l'impasto per biscotti al cioccolato: i suoi preferiti.
«Tesoro, non dovresti leggere quella robaccia, la maggior parte delle volte dicono solo falsità» esordì sua madre, continuando nel suo lavoro.
«Mamma, l'altro giorno ti ho beccata a leggere notizie su Brad Pitt e Angelina» la prese in giro, facendola voltare con il mattarello in mano.
«Infatti dicevano che i due si erano lasciati! Bugie su bugie» asserì dando di nuovo le spalle al figlio, il quale si piantò una mano sulla fronte.
«Mamma» la chiamò. «Si sono davvero lasciati» disse esasperato ma allo stesso tempo divertito. Claire fece gesti con la mano, come a dire: «Come vuoi»
«Comunque, non dovresti leggere. L'hai detto tu stesso che l'ultima volta che l'hai visto stava davvero male, non significherà niente quel ragazzo - ammesso che ci sia stato qualcosa -  quindi fossi in te sarei tranquillo» sorrise affabile. «Dovete parlare, tesoro. Lui sta male, tu anche. Non è così che dovrebbe andare»
«Al momento non posso parlargli, mi hanno organizzato una specie di appuntamento» sospirò.
«Devi risolvere questa situazione, poi potrai parlare con lui» Noel annuì, e Claire riprese a lavorare il suo impasto, così che il giovane potesse mangiare un po' dei suoi biscotti e smettere di pensare ai suoi problemi d'amore. «Mamma» la richiamò dopo un po'.
«Dimmi tesoro»
«Credi che valga la pena lottare? Anche se probabilmente è una causa persa?» domandò sconsolato. A quel punto Claire gli dedicò tutta la sua attenzione.
«Non importa se dovesse essere una causa persa, credi che ne valga la pena? Allora lotta! Vai a riprendertelo!» Noel annuì, poi guardò di nuovo le foto sul giornale sgranando gli occhi, aveva riconosciuto il giovane in compagnia di Camden: doveva fare qualcosa.
Lasciò casa sua, e in poche ore era di nuovo a New York, non fece nemmeno un salto a casa sua ma puntò dritto verso casa di Camden, doveva parlargli e subito! Iniziò a citofonare insistentemente, anche se Camden non voleva vederlo, prima o poi si sarebbe stancato e avrebbe risposto; ma poteva anche non essere in casa... a questo non ci aveva pensato, e se fosse da Liam? O magari stava dormendo, oppure era a casa di Archie! Tutte quelle idee gli stavano affollando il cervello, mandandolo in confusione, non sapeva cosa fare e soprattutto non sapeva come comportarsi quando avrebbe avuto davanti Camden. Si sedette sul gradino che portava al portone principale, e aspettò; se non era in casa, prima o poi sarebbe tornato, no? Poi ebbe un'idea: poteva chiamarlo, e così fece, aspettò il primo squillo, il secondo, poi segreteria; chiamò di nuovo e di nuovo la segreteria; alla fine ci rinunciò. Stava per raggiungere la sua auto quando il proprio telefono iniziò a suonare, lo prese subito e rispose senza nemmeno controllare chi fosse.
«Cam, finalmente. Ti sto aspettando sotto casa, ti prego tu—»
«Noel, sono Liam» lo stroncò subito la voce dall'altra parte del telefono.
«Liam» disse. «Ciao, scusami. Pensavo fosse Camden» anche se non era necessario specificarlo, Liam li aveva sicuramente capito.
Sentì l'altro sospirare pesantemente. «Noel, credo che sia meglio che tu venga in ospedale»
Il giovane si fermò in mezzo al vialetto. «Cosa è successo? Tu stai bene? Ronnie? Candace?» domandò furiosamente, poi si fermò quando capì che l'unico nome che non aveva avuto il coraggio di pronunciare era quello che forse, si trovava in ospedale.
«Ti mando l'indirizzo» disse l'altro, e mise giù. Noel non perse tempo, inserì subito l'indirizzo nel navigatore del telefono e partì immediatamente per arrivare il prima possibile. Stava facendo di tutto pur di non pensare a qualsiasi tipo di scenario, ma non era certo facile; l'unica persona che avevano in comune lui e Liam era Camden, che gli fosse successo qualcosa? Non poteva sopportarlo, non poteva perderlo senza nemmeno avergli detto quanto lo amasse, e che lasciarlo era stato un errore madornale. Appena arrivò nel parecchio dell'Hamilton Hospital, lasciò l'auto e corse immediatamente all'interno, non sapeva dove andare, in che reparto, ma corse fino a raggiungere la reception.
«Mi scusi, sto cercando—»
«Noel» si sentì chiamare, si voltò e vide Liam. Lo raggiunse e dalla sua faccia potè capire subito che la situazione non era una delle migliori.
«Cosa è successo?» fu la prima cosa che chiese.
«Charlie e Camden hanno avuto un incidente. Cam sta bene, più o meno; ma Charlie— lei è in coma» disse. Noel si portò una mano alla bocca.
«Lui dov'è? Voglio vederlo» probabilmente Camden non voleva vederlo, ma lui voleva solo accertarsi che stesse bene, poi poteva anche sparire dalla sua vita ma quel giorno doveva vederlo. Liam, capendo il suo bisogno, gli fece strada verso la stanza di Camden senza replicare, e lui non riuscì a dire niente se non un flebile grazie quando arrivarono davanti ad una porta bianca.
«Possiamo entrare uno alla volta. Entra pure» gli lasciò un sorriso affettuoso e si allontanò per sedersi su delle sedie bianche come i muri dell'ospedale. Aprì lentamente la porta, e si avvicinò al letto cercando di fare il meno rumore possibile notando che Camden aveva gli occhi chiusi, probabilmente stava dormendo. Si lasciò cadere sulla poltrona in pelle vicino al letto, e cercò di reprimere un singhiozzo; prese la mano di Camden nella sua, e vi lasciò un bacio delicato.
«Stai piangendo perché sono morto?» domandò con voce flebile. Noel alzò di scatto la testa, incrociando gli occhi verdi dell'altro, che lo guardavano confuso.
«No, no. Sei vivo» si asciugò una lacrime, e si fece più vicino.
«Allora cosa ci fai qui?» chiese allontanando la mano dalla sua; nonostante ci rimase male per quel gesto, non potè negare di esserselo meritato.
«Io ero a casa tua— Liam mi ha chiamato e sono corso qui»
«Cosa ci facevi a casa mia?» si accigliò e cercò di mettersi comodo, Noel provò ad aiutarlo ma lo sguardo di Camden lo bloccò subito.
«Volevo parlarti, ma non credo sia il momento ora» ammise, mettendosi seduto sulla poltrona. Era evidente che Camden non lo voleva lì.
«No, non è il momento ora! Non è il momento dopo, né più tardi! Non è più il momento, Noel» alzò la voce, iniziando a respirare a fatica.
«Cam, calmati...»
«Io sono calmo! Sei tu che sei venuto qui, per parlare, cazzo, non possiamo parlare, ok? Non voglio parlare con te, non devi venire più qui, non voglio vederti più!» urlò facendo spaventare Noel, non lo aveva mai visto così. La porta si aprì, e cominciarono ad entrare infermieri che si avvicinarono per cercare di fermare il giovane che stava continuando a sbraitare contro Noel, il quale indietreggiava spaventato, scontrandosi con Ronnie, il quale lo tirò fuori dalla stanza.
«Cosa diavolo ci fai qui?» gli inveì contro, come se non fossero bastate le urla di Camden nei suoi confronti.
«Mi ha chiamato Liam, sono corso subito qui—»
«Non dovevi venire! Non sei più il benvenuto tra noi» disse con un cipiglio per nulla amichevole; la ragazza dolce e gentile della cena non esisteva più, ma come biasimarla? Per colpa sua Camden aveva sofferto, e sempre per colpa sua, adesso stava male dopo un grave incidente.
«Ronnie, l'ho chiamato io» intervenì Liam, cercando di calmare gli animi.
«Con te facciamo i conti più tardi. Ma tu» puntò il dito verso Noel. «Devi andare via subito. Camden non merita di soffrire più di quanto abbia già fatto. Pensavamo fosse quella giusta, questa volta, non sai quanto faccia male sapere che ci siamo sbagliati ancora» disse con tristezza.
Noel non riuscì a ribattere, sapeva quanto Ronnie avesse ragione e l'unica cosa che poteva fare era andare via, ma non poteva promettere di non tornare. Non avrebbe lasciato Camden solo in un momento così, non se lo sarebbe perdonato.

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