Al momento della partenza, mi salutò con un grande abbraccio e io con un nodo in gola. Avevo paura che al mio ritorno avrei avuto notizie negative da dargli. Appena arrivata a casa, i miei genitori mi tempestarono di domande sulla mia "nuova vita", come gli piaceva definirla. Siccome casa di Clara era molto vicina alla mia scuola e lei cercava una coinquilina per solitudine, gli avevo detto che sarebbe stato tutto più facile per me e qualche giorno dopo li chiamai per dirgli che con lei mi trovavo molto bene.
«Allora raccontaci, è una casa grande? Ti trovi bene? Sai che quando vorrai, potrai sempre tornare? La tua stanza è sempre lì, intatta come l'hai lasciata.»
Esclamò mia madre.
«Sì, mamma, tranquilla sto bene. È solo una questione di comodità, tornerò presto.»
Le risposi tranquillizzandola.
«Ho visto le foto della tua amica, ma è così magra...»
Disse mio padre, antipaticamente.
«Già»
Trattenni non so quante brutte parole per non rispondere male a mio padre.
«Non vorrei ti influenzasse.»
«Clara sta benissimo e anch'io, quindi non preoccuparti.»
«Io e tuo padre andiamo a prendere i genitori di Nathan, quindi starai un po' qui da sola.»
Mi disse mia madre e uscirono.
Mi diressi nella mia camera e appena entrai vidi ciò che non mi sarei mai aspettata.«Nathan ?»
Mi interrogai con un'espressione alquanto sbalordita.
«Ciao...»
Rispose imbarazzato e poi si avvicinò.
«Ehm, mi hanno convinto a farti questa sorpresa io immaginavo che tu non avresti apprezzato. Scusa...»
«No dai, tranquillo. Ehm... »
Risposi titubante.
«È imbarazzante. »
Disse lui.
«Già. Allora, come stai?»
Chiesi per iniziare una conversazione, nonostante non ne avessi voglia.
«Beh, sono successe davvero tante cose.»
«Già, anche a me.»
«Sei entusiasta per il viaggio?»
«In realtá non volevo venire.»
«Io non vedevo l'ora di tornare, è stato l'anno più brutto della mia vita.»
Abbassò la testa diventando triste, cosí mi avvicinai a lui, gli alzai il mento e lo guardai negli occhi.
«Ti va di raccontarmi cos'è successo davanti a una tazza di thè?»
«Si, certo.»
Andammo a sederci in cucina e mentre facevo il thè, iniziò a raccontarmi.
«Fin dal primo giorno non mi sono trovato bene nè con i professori, nè con i compagni. Erano tutti superficiali e alcuni erano letteralmente malati. Non era un granchè passarci 24h su 24h insieme. Quindi ho iniziato a isolarmi e a deprimermi un po' e mi mancavi tantissimo, ma non avevo il coraggio di chiamarti. Non volevo stessi male venendo a conoscenza di ciò che stavo passando...»
«Mh d'accordo. »
«Non hai altro da dire? Voglio che tu sia sincera con me, non trattenere le parole.»
«Beh vuoi che ti dica la verità? Mi sei sembrato davvero un coglione per come ti sei comportato e dopo queste spiegazioni lo sembri il doppio. Sono... ero la tua migliore amica, avrei potuto ascoltarti per ore mentre ti sfogavi su tutto, avrei cercato aiutarti in ogni modo, ma non chiamarmi più neanche per chiedermi come stessi io mi ha reso tutto molto chiaro. Se ti aspettavi un "oh no piccolo mi dispiace, ricominciamo da capo come se non fosse mai successo" sappi che non accadrà perchè tutto questo è successo.»
Dissi per niente incazzata, ma solo distaccata e sincera.
«Hai pienamente ragione ad incazzarti e mi dispiace che tu debba vivere con me una settimana intera, ma ciò che ti propongo è una tregua.»
Mi disse dolcemente e da ragazzo maturo che era, o meglio credevo fosse.
«Si okay. D'altronde siamo cresciuti insieme no?»
Risposi accettando. Non ero pronta a parlare ai miei e volevo preparare il terreno per quando avrei dovuto dirgli di Clara, quindi dirgli anche che io e Nathan non ci saremmo mai sposati, sarebbe stato un trauma per loro.
«Già.»
Si avvicino per abbracciarmi ma lo liquidai con un abbraccio velocissimo e abbastanza debole.
Rispose. Gli versai il thè e dopo poco arrivarono i nostri genitori.
«Grace come sei cresciuta, ormai sei una vera donna.»
Mi diede due baci sulle guance la mamma di Nathan, Adelaide. Una donna bellissima, con una chioma folta di capelli biondissimi, gli occhi azzurri, alta e magra e sempre vedtita in modo impeccabile. La sua famiglia era di stirpe nobiliare, ma si sa, le apparenze ingannano sempre. All'interno della persona in questione troviamo una donna debole e fragile, che da sempre si è dovuta sottomettere all'uomo che gli è stato promesso in matrimonio all'età di quindici anni, cercando di tenere pulito il suo nome e quello della sua famiglia dalle continue minacce di lui. Alfred, il padre di Nathan, che mi saluta semplicemente con un cenno del capo e un sorriso. Non siamo mai andati d'accordo.
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«Tu e Nathan avete i posti in fondo all'aereo, ci vediamo alla fine del viaggio.»
Disse mia madre.
«Trattami bene la bimba che ha da sempre paura di volare.»
«Certo signor Williams.»
Rispose Nathan.
Io non arrossii per l'imbarazzo e la dolcezza di Nathan come al solito, era tutto cambiato, non mi interessava più nulla.
Si sedette nel posto con il finestrino, che io detestavo e io mi sedetti accanto a lui nel posto centrale. Il viaggio sarebbe durato diverse ore, quindi eravamo attrezzati con computer e cuffie.
«Ti ho portato un regalo dall'America.»
Disse lui estraendo un pacchetto dallo zaino.
«Te l'ho dato solo ora perchè mi sembra il momento più adatto.»
Aggiunse.
«Grazie mille.»
Scartai la carta che ricopriva un meraviglioso libro tutto rosso senza titolo. Lo aprii e dalla prima pagina caddero dei fogli piegati e intravidi anche una dedica alla prima pagina del libro.
Lo guardai un secondo negli occhi, sorrisi e poi lessi la dedica.
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La donna della mia vita.
أدب المراهقين[In correzione] Londra, il filo del destino di Clara si lega a quello di Grace grazie a un piccolo incidente col caffè. 🌹