Ero felice che con Clara fosse tutto chiarito, tranne per quello che era successo a lei quella sera. Volevo conoscere i dettagli e soprattutto il nome e il cognome del ragazzo che aveva osato toccarla, volevo andarci a parlare, dirgliene quattro, magari anche prenderlo a botte. Anche se obbiettivamente sarei stata troppo debole in confronto a lui.
Non sapevo come far aprire Clara su questo argomento e non sapevo nemmeno se fosse il caso di provare a toccarla per farci l'amore.
«Muoio dalla voglia di averti.»
Le dissi mentre era stesa su di me.
Non rispose, sorrise e chiuse gli occhi.
«Hai sonno piccola?»
Le chiesi, vedendo che alle mie coccole si rilassava sempre di più.
«Sì, posso dormire così?»
«Certo, mi piace averti addosso.»
Si addormentò dopo pochi minuti.
Era dolcissima, rimasi sveglia per riempirla di coccole tutto il tempo e quando si svegliò mi disse di averlo notato.
«La tua dolcezza la sento anche stando in un'altra dimensione.»
Mi disse.
«Amore, darti dolcezza mi rende felice, vieni qui.»
Dissi prendendola per i fianchi e dandole un bacio passionale sulle labbra.
Lei ricambiò ma mi sembrava quasi come senza energie, come se stesse male.
«Hey, tutto bene?»
Le chiesi guardandola.
«Non mi sento molto bene.»
«Che hai?»
La avvicinai al letto e la feci sedere piano, poi le poggiai una mano sulla fronte che era bollente.
«Sei caldissima, dove hai un termometro?»
«Mi sento senza forze, non serve il termometro, avrò sicuramente un po' di febbre. Fa nulla. Domani devo andare a disegnare le ultime cose, nel fine settimana c'è il concorso, è importante. Non posso stare male.»
«Tranquilla dolcezza, ti riprenderai, vado in farmacia a prenderti le medicine. Resta qui ad aspettarmi.»
Le dissi cercando di calmarla.
«D'accordo, grazie.»
«Sei la mia dolcezza.»
Le diedi un bacino sul naso e poi dopo aver messo il cappotto uscii di casa, rigorosamente con la tuta. Dovevo fare in fretta, farla stare meglio era più importante di uscire di casa pettinata o vestiva decentemente. Arrivai in farmacia e presi il necessario, poi mentre tornavo a casa incontrai un ragazzo molto strano. Capelli neri, alto, magro, occhi scuri e sguardo quasi minaccioso.
Fece un bel pezzo di strada quasi accanto a me, quando rallentavo, mi imitava.
Era inquietante così decisi di entrare in un negozio per evitarlo. Ovviamente non fu casuale la scelta del negozio: vestiti da donna.
«Hey, ciao, scusami potresti darmi un aiutino? Devo fare un regalo ad una ragazza e non so che vestito prenderle.»
«Ehm, non conosco la tua ragazza quindi scusa.»
Cercai di rifiutarlo ma insistette.
«Ti prego, sono disperato, te la descrivo se vuoi...»
Avevo una bruttissima sensazione, mi trasmetteva cattive vibrazioni.
«Ehm, d'accordo, se proprio ci tieni.»
Risposi titubante.
«È molto magra...»
«Mh potresti provare con un vestito del genere allora. Ma se è magra le sta bene tutto.»
Gli feci vedere un vestito in modo molto freddo, volevo solo andarmene, avevo fretta di vedere Clara.
«È bionda, che colore mi consigli?»
Rimasi un attimo pietrificata da quell'affermazione. Pensando subito a Clara e ai suoi bellissimi capelli biondi. Poi mi convinsi non fosse lei, e risposi.
«Ehm, il dorato. È un bel colore per risaltare i capelli biondi.»
Non sapevo nemmeno cosa stessi dicendo, volevo solo andarmene, gli passai un vestito d'oro , semplicissimo, lungo fin sopra al ginocchio.
«Grazie mille per l'aiuto, sei molto gentile. Spero se ne rendano conto anche le persone che hai accanto.»
Stava diventando inquietante così cercai di essere veloce, guardai l'orologio.
«Oh merda, è tardissimo devo scappare.»
Uscii dal negozio e mi diressi a casa quasi correndo.
«Scusa amore se ci ho messo tanto, ho incontrato un tipo strano che non si scollava.»
Andai in camera subito dopo eseermi tolta la giacca ma Clara non c'era.
Subito corsi in bagno, gridando il suo nome. Ero preoccupatissima, avevo davvero un brutto presentimento. Tornai in cucina e mi poggiai con le braccia al tavolo. Dove poteva mai essere?
Improvvisamente sentii la sua voce arrivare da dietro.
«Amore, sei tornata.»
«Dove cazzo eri?»
La guardai male.
«Fuori in giardino, annaffiavo le piante, perchè?»
«Ti ho cercata ovunque, non ti trovavo, mi sono preoccupata.»
«Sono qui adesso, calmati.»
Mi disse mentre prendevo un bicchiere d'acqua spacentata.
«Come ti è venuto in mente di uscire fuori, non devi prendere freddo.»
«Non capisco perchè sei cosí agitata.»
Mi venne vicino e mi mise una mano sulla spalla che spinsi via.
Poi la guardai negli occhi.
«Scusa, è che ho incontrato un ragazzo davvero inquietante ed ero già turbata. Mi dispiace tanto...»
La abbracciai.
«Tranquilla.»
«Ti ho preso le medicine piccola, ora te le faccio anche prendere»
Sorrise.
«Come una dottoressa e una bimba?»
Mi chiese con una vocina da bimba.
«Sì, dolcezza.»
Risposi e ci baciammo dopo che lei prese la medicina.
STAI LEGGENDO
La donna della mia vita.
Ficção Adolescente[In correzione] Londra, il filo del destino di Clara si lega a quello di Grace grazie a un piccolo incidente col caffè. 🌹