V. Passion fruit

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Avviso: La storia parte con una scena di sesso, per cui se preferiste evitarla potete passare direttamente alla conclusione. Riconoscerete il punto esatto perché è diviso dal resto con uno spazio maggiore.
Buona lettura.



"Oh I got a bottle full of liquor with a cocaine.
Kicker and I'm feeling like I'm thirty feet tall."

«Gesù» impreca John. Più che un bacio è risultato uno scontro tra denti. E anche il naso di Sherlock sembra averne risentito visto come se lo massaggia. Watson vorrebbe ridere di gusto, ma si trattiene dal farlo per non offendere l'uomo che ha di fronte. «Ehi» sussurra piano per richiamare a sé l'attenzione dell'altro. Si guardano.

«Perdonami!» comincia il moro «Non per questo. Si, forse anche per questo» dice riferendosi al bacio. «Devi scusarmi, lo so che già te l'ho detto, ma voglio che tu sappia che non ho intenzione di andare via. Di lasciarti, mai più» conclude sincero.

La tristezza, i dubbi, il risentimento, tutti spazzati via da un'unica azione d'impeto di Holmes. Sempre lui il migliore fra i due, pensa il dottore; il primo che sia riuscito a cogliere a piene mani la forza dall'anima e affrontare questo passo decisivo. E l'uomo vuole assolutamente ricambiare.

John accorcia nuovamente le distanze tra loro. Gli porta una mano dietro la nuca per accompagnare le labbra di Sherlock sulle sue.

Morbidezza è la prima sensazione che registra la sua mente. Calore è la seconda. Amore è la terza.

Nulla a che fare con l'incidente precedente. Questo è un bacio lento, quasi le coppie di labbra sono immobili, a godere unicamente di quella vicinanza inaspettata. Watson si scosta appena, riapre gli occhi e ritrova quelli sfarfallanti del coinquilino già puntati nei suoi. Gli sorride.

«Ciao splendore» gli dice John a un pelo dalla sua bocca ancora così vicina. E forse ora l'altro penserà che ha perduto il senno, ma a John sembra quasi di avere di fronte una persona nuova. Eppure non è così, lo riconosce immediatamente, è sempre il solito Sherlock. Un uomo dalle mille facce: chimico, consulente investigativo, coinquilino, sposato col suo lavoro, sociopatico ad alta funzionalità, amico, padre e... amante? È indubbiamente lui, quel turchese lo riconoscerebbe tra un milione.

Cavolo quel colore, è come acqua di sorgente e John vuole abbeverarsi a quella fonte. Lo bacia, ancora. E si tengono stretti. Le dita avvolte alle spalle di Holmes, e le mani di quello ad avvicinare il viso dell'altro. Questa volta non si trattengono dall'assaggiarsi. È un incontro di lingue che si rincorrono vorticose e di sapori nuovi. Che sapore ha Sherlock? Non è simile a niente che abbia mai provato in precedenza. Sa di buono e di gioia.

Si staccano per riprendere fiato, ma anche quei pochi centimetri, ora che si sono trovati, sembrano troppi. Quella bocca è una droga, John ne vorrebbe ancora. Non deve neppure chiedere che Sherlock riprende a baciargli le labbra, le succhia e le morde, come fa anche l'altro di rimando. E con foga lo spinge all'indietro fino a farlo impattare contro il tavolo della cucina, noncurante del materiale scientifico che vi è sopra.

Il medico non può fare altro che pensare a che razza di sogno stia vivendo. È come aver messo in moto una vecchia auto ferma da troppo tempo, perché in realtà, non può più nasconderlo, lo ama da anni. Forse lo ama da sempre. E spera che Sherlock possa essere in grado di dedurlo, dai suoi occhi velati dall'emozione e dai battiti del cuore accelerati; dai baci con i quali gli sta riempiendo la mandibola, lasciando una scia umida fino ad arrivare finalmente al collo e dalle mani che gli percorrono la schiena in calde carezze.

Un trillo fastidioso li riporta sul pianeta terra. John ci mette un attimo di più a catalogare quel suono come lo squillo del cellulare di Sherlock.

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