CAPITOLO I

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Uscii di casa sbattendo la porta. Avevo litigato con Amanda per l'ennesima volta. Era abitudine ormai: s'incazzava col mondo intero e a farci la pelle ero sempre io. Ormai avevo rinunciato a chiederle perchè s'infuriasse tanto con me, lo accettavo. Accettavo il suo odio. Mi aveva cresciuta sotto il suo stesso tetto per 16 anni, nessun maniaco pervertito/pericolo qualsiasi mi aveva mai sfiorata. Ma come i delinquenti, anche il suo affetto si teneva a distanza di sicurezza dal mio cuore. Le sue mani avevano sfiorato il mio viso si e no quattro volte, due delle quali per controllare che non avessi graffi o ferite visibili.

Sapete quando si concede l'ultimo desiderio ad una persona prima che spiri? Amanda aveva fatto questo con mia madre.

-Prenditi cura di mia figlia- le aveva sussurrato. Tutto questo, ovviamente, secondo la versione di Amanda. L'unica versione visto che mia madre non poteva contestare in alcun modo ormai.

Sentii mia zia urlare dall'uscio frasi del tipo -Se scardini la porta ci ficco te al suo posto- e -Ti conviene tornare o ti sguinzaglio dietro due bulldog-.
Arrivata a scuola l'ansia prese il controllo del mio corpo. Da giorni non facevo un passo senza cadere o inciampare nei miei stessi piedi.

Per fortuna avevo loro: Helena e Roxana, le mie migliori amiche. Le uniche, a dire il vero. Le conoscevo fin dai tempi dell'asilo e con il passare degli anni la nostra amicizia si era solo rafforzata.

-Hey, Mia! Hai un aspetto orribile, come al solito-

-Hel, la tua dolcezza è un toccasana per la mia autostima- ribattei sarcastica.

-Tesoro, a questo servono le amiche sexy- si infilò una ciocca ribelle dietro l'orecchio e sorrise fiera.

Dopo aver fatto da bersaglio al senso critico di Hel sul mio abbigliamento giornaliero, finalmente si tappò la bocca e si incamminò al mio fianco fino alla classe di psicologia.

-Mia Caster, quale onore averti in classe oggi- la voce odiosa di Cathlynn Cohen perrcorse il mio intero sistema nervoso fino a soffermarsi sull'emisfero dedicato all'odio.

-Cohen, fortunatamente non posso dire lo stesso di te-

Quel ghigno evidenziato da un rossetto rosso da rana-dalla-bocca-larga style si dissolse dopo la mia risposta. Quello era il mio classico modo di iniziare la giornata. La mattinata passò veloce fra occhiatine e battute squallide da Cathlynn e il trio delle foche ammaestrate agli ultimi banchi, spiegazioni in lingue morte e sepolte e lezioni varie. Finalmente potevo andare a casa, fiondarmi sul mio scculento pranzo e dormire.

-Alle 15:00 a lago, ci stai?- Matt era il classico tipo che preferiva passare il pomeriggio a guardare documentari sulla fauna americana piuttosto che su un qualunque libro di letteratura . Lui li definiva "un albero in meno per l'ecosistema" e ogni anno prendeva parte a movimenti ambientalisti che avevano come unico risultato un Matt infuriato e costretto a letto con una scorta infinita di fazzolettini per il naso.

-E se declinassi gentilmente il tuo invito?- cercai di sviare. Il lago mi annoiava.

-Saresti sbattuta fuori dal mio sleepover club, a calci nel sedere!- mimò una X con le dita.

-Matthew Christopher Logan questa è malvagità- mi finsi offesa e incrociai le braccia al petto.

Il mio migliiore amico rise e io mi lasciai trasportare da quel suono piacevole.

-Verrai vero?- tornò serio implorandomi con lo sguardo.

-D'accordo, ma niente ribellioni in stile Greenpeace o taglio la corda!-

-Promesso- mi abbracciò con uno strano luccichio negli occhi.

Mi incamminai pensierosa verso il valetto che conduceva a casa mia quando, qualcosa che correva a una velocità incontrollata, si scontrò contro la mia spalla e mi fece finire carponi sull'asfalto umido.

L'amore ha un paio d'aliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora